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La sibilla di Deban

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STAR TREK
LA SIBILLA DI DEBAN


Capitolo Due

"Dottor McCoy, da quanto tempo non esegue un back up completo del suo computer?"
"Come dice signor Spock?" rispose distrattamente il medico mentre infilava l’ultima provetta nell’apposito contenitore.
"Le stavo chiedendo se avesse effettuato le periodiche manutenzioni dell’unità, da quello che vedo sembra che i files siano stati salvati in ordine sparso e senza alcuna sequenza logica." commentò il Vulcaniano alzando perplesso un sopracciglio.
McCoy si avvicinò e guardò con attenzione il monitor, poi indicando i files segnati in rosso aprì le braccia.
"A me sembra tutto a posto, il computer funziona alla perfezione, e se non trova i dati da lei ricercati probabilmente ciò è dovuto al fatto che non ha abbastanza dimestichezza con questa specifica strumentazione."
Spock sospirò ed iniziò febbrilmente a spostare i blocchi nelle corrette cartelle di destinazione commentando ad alta voce.
"Dottore, il semplice fatto che, a suo esclusivo parere, questa unità funzioni non significa necessariamente che essa sia efficiente come gli altri terminali dell’Enterprise. Gliel’ho ripetuto decine di volte, deve aver maggior cura del suo computer, ed effettuare i salvataggi indicati nella tabella che, in teoria, dovrebbe trovarsi affissa su quella parete. Ma ovviamente lei non presta attenzione alle mie parole, costringendomi a perdere del tempo prezioso per riordinarle la macchina."
Stizzito McCoy mise le mani sui fianchi, poi con urgenza aprì il cassetto della scrivania, raccolse un taccuino e lo avvicinò ondeggiandolo davanti al volto dello scienziato.
"Lo vede questo, signor Spock? Si chiama ricettario medico, e vale mille volte più delle sue dannate macchine. Non saranno certamente i computer a dirigere la mia vita all’interno di questa infermeria, quindi se non desidera riorganizzare la sua preziosa "creatura", mi faccia almeno il piacere di spegnerla e di lasciarmi lavorare in pace."
Il Vulcaniano si preparò a ribattere a tono quando le porte d’ingresso si aprirono ed il capitano Kirk entrò con una certa foga.
"Ah, signor Spock, finalmente l’ho trovata, ho forse interrotto qualcosa?"
"Non direi, semplici divergenze d’opinioni…di cosa aveva bisogno, capitano?" domandò il Primo Ufficiale spegnendo quello scempio informatico.
"Beh, vede signor Spock, avrei bisogno di un favore da lei." iniziò Kirk improvvisando sul momento.
"Si? Mi dica, per caso ha dei problemi con il suo calcolatore? Dovrei revisionarlo domani, ma se è urgente posso venire anche subito, qui ho terminato!" sottolineò il Vulcaniano lanciando uno sguardo dispregiativo verso il medico.
"Non si tratta di questo, piuttosto…insomma, vorrei che incontrasse una persona…e che le offrisse i suoi servizi telepatici."
"Capitano, non mi sembra il caso d’esserne imbarazzato, non è la prima volta che questo accade, se posso essere d’aiuto sarò ben lieto d’acconsentire."
McCoy sogghignò malignamente immaginando i minuti successivi della conversazione, si appoggiò con la schiena alla parete attendendo gongolante l’epilogo della vicenda.
"Mi lasci prima spiegare," disse Kirk iniziando a sentire la gola seccarsi dopo ogni parola, "… vede, lei è una sensitiva, e soffre terribilmente per l’incapacità di controllare le sue capacità medianiche."
Spock iniziò ad intravedere qualcosa d’ambiguo nelle parole del suo superiore, notando che nel frattempo il dottore sorrideva in maniera un po’ idiota, non poté evitare di domandare.
"Capacità medianiche? Capitano, le dispiacerebbe d’essere più esplicito, e dirmi con esattezza con chi dovrei conferire?"
"Temevo che me lo chiedesse signor Spock, ma in fondo è meglio così…si tratta di Lady Darin, una cartomante che pratica l’occulto nella Locanda della Sibilla."
Kirk pronunciò la frase con tale rapidità che alcune parole sfuggirono a McCoy, il quale attendeva con impazienza di vedere l’ovvia reazione sul viso dello scienziato.
Spock invece capì tutto alla perfezione, entrambe le sopracciglia scomparvero come per incanto sotto la frangia di capelli scuri, mentre le pupille si dilatavano per lo stupore.
"Come dice scusi? Dovrei rivolgermi ad una cartomante da Luna Park?"
"Non esattamente, Lady Darin esercita in uno studio professionale, ma se non se la sente… non si senta obbligato a farlo." incalzò Kirk sperando che lo studioso si sentisse in qualche modo colpevole rifiutando il suo aiuto.
"La sua richiesta è altamente illogica e priva di etica. Come capitano della Flotta Stellare, lei per primo dovrebbe scoraggiare simili approcci con imbroglioni che pretendono di leggere il futuro in sfere di cristallo. Come più volte dimostrato scientificamente l’impossibilità di prevenire il destino è un dato di fatto, ed io non ho nessuna intenzione di perdere di credibilità confrontandomi con una venditrice di fumo."
"Va bene signor Spock, non c’era bisogno d’alterarsi, ho capito perfettamente la sua posizione, ed in fondo la capisco." disse Kirk senza nascondere la propria delusione.
"Io non sono alterato, sono un Vulcaniano e non posso assolutamente provare simili emozioni, semplicemente le riferivo un fondamento scientifico."
"A chi vuole darla a bere? Si osservi attentamente. Spock, lei trema," intervenne McCoy per dare manforte al capitano, "ed a cosa è dovuto questo? Al rimorso della sua parte umana per non poter soccorrere una creatura che soffre, malgrado pratichi un mestiere che per lei non ha nessun scopo ad esistere. Come ho avuto più volte modo di sottolineare, lei è un presuntuoso scienziato che predilige muoversi sul sicuro, come altri suoi pari, in prolisse e noiose elucubrazioni pseudo scientifiche, immaginando complessi teoremi matematici che non potranno mai avere un riscontro pratico sulla vita di tutti i giorni. Consideri per un momento che non tutti abbiano avuto la fortuna di poter studiare all’Accademia come ha fatto lei, ed affronti questa situazione come una sfida per mettere alla prova le sue labili capacità umane, prime fra tutte la comprensione."
Spock ascoltò la sfuriata di McCoy e nel suo intimo si vide costretto a dargli ragione, si volse verso Kirk visibilmente turbato come volesse supplicarlo di sollevarlo da quell’incarico sgradito.
Si sistemò l’uniforme ritrovando rapidamente il suo consueto autocontrollo e con un’inflessione neutra pose un quesito.
"A parte le irrazionali divagazioni sulla mia persona, Lady Darin è una bella ragazza?"
La richiesta colse McCoy di sorpresa, si scambiò una strana espressione con Kirk, il quale fino a quel momento era rimasto in silenzio ed impacciato confermò.
"In effetti, si."
"Questo spiega molte cose." commentò il Vulcaniano alzando nuovamente un sopracciglio, "ad ogni modo accetto l’invito, per quanto inutile questa esperienza possa risultare. Capitano, può avvisare la sua nuova amica che andrò nel suo studio questa sera, e se non le rincresce vorrei andarci da solo, la Locanda della Sibilla sarà logicamente un locale molto in voga in città, e non dovrei quindi avere nessuna difficoltà a trovarlo fra le inutili attrazioni della notte."
Prima che il Primo Ufficiale uscisse dall’infermeria Kirk si sentì in dovere di ringraziarlo per la sua disponibilità.
"Grazie signor Spock, gliene sarò veramente molto riconoscente."
"Aspetti a ringraziarmi capitano, non è detto che da questo incontro lei ricaverà dei risvolti positivi."

Puntuale il signor Spock bussò alla porta della locanda attendendo pazientemente che l’oste venisse ad aprirgli.
Dopo alcuni convenevoli s’accomodò nell’anticamera iniziando ad osservare l’arredamento particolare del locale con le mani raccolte dietro la schiena.
Mentre il gestore informava Lady Darin della presenza dello scienziato non poté evitare di domandare.
"Lei mi sembra un tipo colto, e da quel che ricordo è il primo che non faccia nessuna osservazione sulla locanda, lo posso interpretare come un complimento?"
Spock si volse verso il poveretto congelandolo con poche, semplici, lapidali parole.
"Non c’è proprio limite al cattivo gusto."
Fortunatamente il campanello sul banco trillò nel medesimo istante informando l’oste che la sensitiva era pronta a ricevere il suo ospite.
Senza aggiungere nulla il Vulcaniano si volse ed oltrepassò la tenda, percorse il corridoio e trovò con sorpresa le porte dello studio spalancate.
"Si accomodi signor Spock, lei è il benvenuto." lo invitò la veggente abbozzando un sorriso.
Spock si sedette rigidamente sulla poltrona squadrando i lineamenti della ragazza, si rifiutò a priori di dare alcun giudizio sulle misteriose pitture appese alle pareti sperando, nel frattempo, che la seduta avesse presto termine.
"Il capitano Kirk l’ha informata della mia richiesta?" chiese Darin iniziando ad accendere la prima candela.
"Si, ne sono a conoscenza, e se non le rincresce vorrei che smettesse immediatamente quello che ha appena iniziato."
"E’ un semplice rito propiziatorio." si giustificò l’empatica fermandosi per un istante.
"In questo specifico caso sarà del tutto inutile, come del resto lo sarà qualsiasi suo tentativo di rivelarmi il futuro attraverso la sfera di cristallo, non sono qui per questo, ma per parlare dei suoi disturbi mentali."
"Non pensavo che lei fosse un soggetto così ostico." ammise la Sibilla deponendo il fiammifero sul tavolo.
"Sono un Vulcaniano, e mi comporto secondo l’educazione ricevuta dal mio pianeta. In tutta onestà non credo assolutamente che lei possa in qualche modo presagire il destino, né trarre dei magici sortilegi da quelle radici essiccate. Il totale controllo delle emozioni m’impedisce di rimanere suggestionato dalla tetra ambientazione ricreata in questa stanza, e da qualsiasi formula magica volesse recitare. Quando lo riterrà opportuno mi parlerà dei suoi problemi, e se potrò, vedrò di consigliarla per il meglio, la prego solamente d’essere sollecita."
Comprendendo l’inutilità del suo atteggiamento l’indovina smise qualsiasi ambiguità rivelando dettagliatamente al Vulcaniano le turbe che la colpivano la termine delle sue divinazioni.
Spock ascoltò con pacato interesse ed infine si vide costretto a concludere.
"La sua mi sembra una forma banale d’ossessione patologica, probabilmente uno specialista sarebbe più indicato di me per curarla appropriatamente."
"Non ho ben compreso, vorrebbe che mi facessi visitare da uno psichiatra?"
"Sarebbe per il suo esclusivo bene, diversamente potrebbe considerare anche la possibilità di cambiare attività e dedicarsi a qualcosa di più costruttivo."
Lo scienziato s’apprestò ad alzarsi ma la Sibilla gli chiese d’attendere ancora qualche secondo.
"Ho sentito dire che i Vulcaniani sono in grado di percepire con il loro tocco le menti delle altre persone, non vorrebbe tentare con la mia? Sarebbe per me veramente importante, malgrado lei non lo pensi, io sono effettivamente in grado di vedere il futuro, anche se purtroppo non in forma lineare."
"Ciò a cui lei si riferisce si chiama fusione mentale, e viene utilizzata molto raramente ed in casi particolarmente complessi, onestamente non mi sembra questo il caso."
"La scongiuro, è la mia ultima possibilità! La prego, mi tocchi almeno la mano e mi dica cosa percepisce, non pretendo una fusione completa, ma un minimo contatto."
Vedendo l’insistenza e lo stato d’agitazione nel quale versava la cartomante, Spock allungò la mano e le prese la sua fra le dita affusolate.
Com’era logico prevedere non sarebbe dovuto accadere nulla, invece il volto del Vulcaniano improvvisamente sbiancò, pur mantenendo attive e sue difese mentali gli sembrò di cogliere una presenza estranea che fluiva all’interno di quell’arto, come se la ragazza non fosse effettivamente quella che sembrava essere.
"Interessante." si limitò a commentare al termine del contatto, "mi scusi se non gliel’ho chiesto precedentemente, lei ha forse qualche parente non umano?"
"Che io sappia no, perché me lo domanda? Cos’ha avvertito?" chiese Darin piuttosto spaventata.
"Un’impressione, un ombra vaga che non saprei definire con esattezza, forse la mia metà umana ha prevalso sulla parte Vulcaniana confondendomi le percezioni. Ad ogni modo considero questa seduta definitivamente terminata." sentenziò brevemente Spock alzandosi dalla poltrona.
La ragazza si adagiò sullo schienale sentendosi ulteriormente delusa.
"La sua diagnosi rimane la medesima? Secondo lei dovrei andare da un neurologo?"
"Sì signorina, sono spiacente se ho contribuito ad alimentare delle false speranze, in effetti, non avrei dovuto acconsentire a tutto questo."
Rifiutandosi d’accettare l’ipotesi la veggente si sporse in avanti recuperando la sua forza interiore, sfregò con forza sulla sfera di cristallo ed irruppe con tono di sfida.
"Le proverò che posso leggere nel futuro! Le rivelerò tre episodi che si verificheranno nei prossimi giorni a bordo dell’Enterprise e dei quali lei potrà verificarne l’effettiva veridicità. Se ciò si verificherà, lei acconsentirebbe ad un contatto mentale completo?"
Spock rifletté con attenzione, trovò la richiesta stimolante anche se irrazionale e si limitò ad annuire.
"In questo caso avrei meno sospetti sulla sua buona fede, vedendomi costretto a rivalutare il mio giudizio sulle sue capacità. Se è veramente in grado di fare questo, metta per iscritto su questo taccuino elettronico le sue visioni ed attenda lo svolgere degli eventi. La devo avvisare però che sarò un giudice particolarmente severo."
"Mi creda, non chiedo di meglio." accettò Darin iniziando a concentrarsi.
Dopo alcuni secondi il suo corpo si contorse intorno alla sfera lasciando che le percezioni medianiche l’avvolgessero, ruotò le orbite degli occhi fino quasi a farle sanguinare, sforzando la sua volontà oltre le sue effettive capacità sensoriali sembrò quasi levitare dalla poltrona ed infine, con estrema difficoltà, scrisse tre punti precisi sul notes del Vulcaniano.
Soddisfatta e stremata per la fatica lo riconsegnò firmando in calce la dichiarazione.
Spock lesse rapidamente il contenuto e ripose l’agenda nel contenitore salutando con un semplice cenno del capo.
"Arrivederci a presto signor Spock, spero solo che non sia già troppo tardi."
Il Vulcaniano non comprese il significato di quell’affermazione ritenendo che la mente della ragazza potesse aver subito qualche danno a causa della violenza emotiva della dimostrazione.
Mentre lasciava la locanda dirigendosi verso le coordinate del teletrasporto ripensò con apprensione a quello che aveva appena assistito, forse era stato troppo inflessibile nei suoi riguardi, spingendola a compiere un atto disperato e sicuramente del tutto inutile.
Controllò che il notes fosse ancora ben saldo nella sacca e si lasciò avvolgere dal raggio trasportatore.
Scomparendo dal centro della capitale si domandò incuriosito se le tre previsioni delle veggente si sarebbero realmente avverate una volta a bordo dell’Enterprise.
Ad ogni modo lui le avrebbe accuratamente verificate con il più rigoroso metodo scientifico.


Capitolo Tre

Il sistema stellare di Deba era composto principalmente da cinque pianeti di Classe M e da alcuni giganteschi pianeti gassosi che orbitavano oltre la fascia naturale d’asteroidi.
Il suo sole, classificato come Stella G, era una astro stabile di colore giallastro del tutto simile al Sole Terrestre.
Questa replica praticamente perfetta del Sistema Solare favorì lo sviluppo delle civiltà che si moltiplicarono nel corso dei millenni, specialmente sul quarto pianeta, rendendo famoso l’intero settore come centro principale per il turismo.
Unico problema: la sua posizione strategica.
Trovarsi all’interno della Zona Neutrale fra l’Impero Klingon e la Federazione non garantì sempre la sopravvivenza di Deba come dato certo, infatti le incursioni da parte di qualche capitano in cerca d’avventura rese problematica la stabilità dell’intera area per diversi decenni.
Tuttavia erano ormai mesi che i Klingon si tenevano lontani dalla zona, e seppur con qualche sporadica puntata sulla capitale, non sembravano più motivati nel continuare le loro scaramucce con gli ufficiali della Flotta Stellare.
Almeno fino ad oggi.

Come un serpente velenoso che snoda la coda, una traccia invisibile e fluttuante d’energia si mosse furtivamente fra le stelle con rotta diretta verso Deba Quattro.
Oltrepassò agilmente i modesti satelliti di misurazione e si pose in orbita intorno al pianeta.
"Spegnete il sistema d’occultamento." ordinò il capitano facendo tremare con la sua voce baritonale lo schienale delle poltroncine dell’equipaggio.
"Ma capitano," obbiettò il Primo Ufficiale, "in questo modo ci renderemo visibili, e l’astronave della Federazione sarà in grado di rilevarci."
"Sciocco! Lo so perfettamente, ma noi non siamo dei volgari ladri d’Orione, siamo Klingon, e non è nostro costume nasconderci di fronte al nemico, se hai ancora qualcosa d’obbiettare farò in modo di farti passare il resto della nostra permanenza a ripulire i condotti dei motori a curvatura." ribatté aspramente il comandante senza perdere d’occhio per un solo secondo il rilevamento sull’Enterprise, poi dopo essersi accertato che tutti avessero ben compreso i suoi ordini sbraitò con il medesimo tono.
"Chiamate il vascello federale, voglio parlare immediatamente con il loro capitano."
Com’era prevedibile non dovette attendere a lungo, il volto di Kirk apparve sullo schermo con un’espressione piuttosto contrariata.
"Buongiorno capitano, è un piacere incontrarla nuovamente." esordì il Klingon sfoggiando un tipico sorriso di circostanza.
"Kor," rispose Kirk riconoscendo immediatamente i lineamenti dello spietato comandante avversario, "speravo di non vederla mai più in questo settore, perché avete utilizzato il congegno di schermatura? E’ chiaramente proibito dal trattato, e soprattutto, quali sono le vostre intenzioni?"
"Capitano Kirk, il suo benvenuto quasi mi commuove, sono veramente toccato, le devo proprio ricordare dove ci troviamo? Non siamo tenuti a rispondere per la nostra presenza in Zona Neutrale, ed in fondo potrei porle la medesima domanda, cosa ci fate voi qui?" rilanciò Kor rilassandosi sull’ampio trono che sovrastava la plancia.
"Siamo in licenza, ho decine di uomini sparsi sul pianeta che in questo momento si stanno godendo una meritata franchigia, e non ho alcuna intenzione che si trasformi, come le volte precedenti, in volgari tafferugli con il suo equipaggio. Sono stato abbastanza chiaro?"
"Sempre minaccioso il nostro fiero capitano Kirk. Fortunatamente io invece sono un uomo più posato, e le posso assicurare che i miei uomini si terranno alla larga dai suoi, sempre che non siate voi per primi ad accendere la miccia della discordia." precisò Kor sforzandosi oltre misura per mantenere un’inflessione controllata.
"Lo sa perfettamente che non le credo, tuttavia, il trattato mi lega le mani e mi vedo costretto, mio malgrado, a basarmi esclusivamente sulla sua buona volontà. Informerò il mio equipaggio della vostra presenza facendo in modo che ignori l’esercito Klingon. Veda di fare altrettanto!" evidenziò bruscamente Kirk spegnendo nel frattempo il collegamento video.
Kor schiumò rabbia da tutti i pori, se avesse potuto avrebbe ordinato l’attacco all’Enterprise polverizzandola lì fra la stelle, ma in quel momento aveva altri progetti ben più importanti da portare a termine, chiamò a rapporto il personale attraverso l’interfono e scese rapidamente nella sala riunioni dell’incrociatore da battaglia.
"Avete sentito la mia discussione con il capitano della nave Federale, per quello che vi riguarda manterremo fede alla nostra parola, solo in caso di provocazione risponderete direttamente con la violenza, ed in questo caso mi aspetto che mi portiate almeno tre teste di quei cani per ognuno di voi. Vi dividerete in gruppi e sbarcherete secondo la tabella che vi leggerà il tenente Kratos, adesso andate, da questo momento inizia la licenza di sbarco." concluse Kor fra le grida d’incitamento dell’equipaggio.
Prima di risalire in plancia Kor afferrò il suo Secondo per un braccio trascinandolo quasi di peso nella stanza attigua.
"Tu sai esattamente quello che devi fare? O preferisci che ti rinfreschi la memoria?" gli strillò nell’orecchio schizzandolo con alcune gocce di saliva.
"No mio signore, ho compreso perfettamente i tuoi ordini, non ti devi preoccupare di nulla." balbettò impietrito l’attendente scivolando contro la parete.
"Bene, me ne compiaccio. Perché se non mi porterai la donna entro domani, metterò il tuo inutile corpo dentro la camera di lancio e ti spedirò dritto nello spazio!"

Il signor Spock si stava aggirando per i corridoi dell’Enterprise rileggendo il taccuino elettronico dov’erano riportate le tre profezie della Sibilla.
Le ricontrollò per accertarsi di averle ben memorizzate e si diresse in plancia.
Non appena entrò comprese immediatamente che l’umore dei suoi colleghi era mutato, deviò quindi dalla postazione scientifica e si affiancò alla poltrona di comando.
"Capitano, cosa sta succedendo?"
"I Klingon, signor Spock. Ci mancavano solamente i Klingon per rovinarci la licenza, e pensi che non si tratta di un comandante qualsiasi, ma bensì di Kor in persona. Chissà cosa starà tramando alle nostre spalle." si domandò ripensando all’ultima battaglia sostenuta contro la flotta avversaria.
"Potrebbero essere qui per i nostri medesimi fini." ipotizzò lo scienziato nascondendo il notes dietro la schiena.
"Klingon in permesso? Stento a crederlo possibile. No, devono essere qui per uno scopo ben specifico, anche se onestamente non riesco a comprendere cosa possa averli attirati qui su Deba Quatto. Ad ogni modo ho dato ordine ai nostri ragazzi di muoversi in gruppi di tre ed evitare qualsiasi confronto con le milizie, inoltre vorrei che lei personalmente coordinasse i gruppi di sbarco e si accertasse che non succeda nulla d’irreparabile."
"Naturalmente capitano, mi metto immediatamente al lavoro." rispose il Vulcaniano prendendo posto alla consolle.
Prima d’iniziare il sondaggio sensoriale della capitale spense il taccuino non ritenendo opportuno disturbare il capitano in un simile momento.
Le quattro ore successive trascorsero senza alcun incidente, le squadre fecero i loro rapporti indicando la massiccia presenza dei Klingon in città ma nessun problema di pacifica convivenza.
Esausto Kirk si avvicinò Primo Ufficiale sopprimendo a stento uno sbadiglio.
"Signor Spock, le dispiacerebbe darmi il cambio?"
"Nessun problema capitano, devo farle notare che il suo turno di servizio è già terminato da due ore."
"Lo so, ma con i Klingon in zona ho preferito controllare personalmente che tutto filasse liscio, comunque, adesso la plancia è tutta sua."
Prima d’entrare nel turboascensore Kirk ebbe un ripensamento, tornò sui suoi passi ed intercettò il Vulcaniano che si stava già sedendo al suo posto.
"Mi scusi signor Spock, probabilmente le sembrerà una cosa frivola, ma vorrei sapere com’è andato il colloquio con Lady Darin, se non altro servirà a distendermi i nervi."
Lo scienziato riferì dettagliatamente l’anomala conversazione sostenuta con l’indovina ed indicò il notes adagiato al suo fianco.
"Spock, sono veramente molto stanco, se questo non interferirà con i suoi compiti di comando si senta libero di verificare quanto accadrà, e mi riferisca durante il prossimo turno di servizio. Buonanotte."
"Buonanotte capitano."
Kirk si accinse a riconsegnare l’agenda quando, a causa di un momento di distrazione, l’oggetto gli cadde di mano ruzzolando al suolo, nel raccoglierlo alcune schegge di vetro gli si conficcarono nella carne facendogli sanguinare la mano.
"Dannazione, dovevo stare più attento!" imprecò leccandosi la ferita ed estraendo maldestramente la scaglia più grossa.
"Signor Spock, perché mi sta fissando in quel modo? Non ha mai visto un uomo sanguinare?"
"Certo capitano, ma se mi permette vorrei farle leggere qualcosa che, a mio parere, in questa circostanza risulta essere piuttosto inquietante."
Il Vulcaniano recuperò il notes, tolse le ultime schegge di vetro e lo rimise in funzione indicando la prima profezia.
Kirk lesse il documento e non poté credere ai propri occhi, in calce venivano chiaramente riportate le seguenti parole:
"Alle ore 23.48 il capitano James Kirk farà cadere questo oggetto sul pavimento del ponte di comando e resterà lievemente ferito alla mano destra."
"Signor Spock, mi scusi, ma che ore sono?"
"Le ore 23.48 esatte, sembrerebbe che la prima profezia si sia appena avverata, e ciò mette in risalto le mie paure." aggiunse il Vulcaniano scorrendo le restanti divinazioni.
"Quali paure, signor Spock?" domandò allarmato Kirk non gradendo di essere di fronte ad un ennesimo mistero.
"Non ho ancora abbastanza elementi per formulare una teoria scientifica appropriata, in fondo questo episodio potrebbe essere del tutto casuale, se non le rincresce, vorrei verificare tutti i fattori a mia disposizione prima di pronunciarmi."
"Come desidera, se ha bisogno di me mi troverà in infermeria, questa ferita brucia da morire e non vorrei proprio che s’infettasse. Per caso le Sibilla non ha menzionato la mia morte per infezione?" aggiunse Kirk sorridendo per sdrammatizzare la situazione.
"Capitano, può andare tranquillo, le rimanenti profezie non la riguardano minimamente."
"Ne sono lieto, ad ogni modo, se dovesse trattarsi di cose spiacevoli spero interessino direttamente i nostri amici Klingon su quell’incrociatore da guerra." commentò superficialmente Kirk lasciando definitivamente la plancia.


Claudio Caridi (continua)

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