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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Come vola il tempo (tanto per dire una frase originale), in un soffio è già Natale, in tivù trasmettono il repertorio biblico, le città sono addobbate e cariche di lustrini, da tempo circola la domanda "cosa fai per l’ultimo dell’anno?", mentre la gente comincia ad organizzarsi le ferie e a cercare regali.
Tra l’altro, a proposito di doni, questo numero di Kult dovrebbe uscire a ridosso del giorno di Santa Lucia, cioè il 13 dicembre: ricordo a casa mia la finestra aperta per fare entrare la santa, la carota e la coperta per l’asino, il vino e qualcosa da mangiare per la mitica signora, che lasciava accanto alle nostre scarpe allineate il pacchettino ripieno di dolci, e gli oggettini richiesti.
Non possiamo offrirvi tutto questo…ma quale miglior regalo delle poesie e dei racconti di SUSSURRI?
Anche questo mese la carne sul fuoco è tanta: accanto a voci nuove come quella di Gabriele Prati, o di un collaboratore come Fabrizio Marcon che si cimenta nel campo della lirica, ritroviamo nomi noti ed amati, come quello di Enrico Miglino, di Spalla, di Zanardi, mentre alcune opere – come quelle di Myskin e di Giovanna Cieri – restano in cantiere per il mese prossimo. Ne approfitto per fare a tutti e due tanti auguri di Buone Feste.

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Passano i mesi, ma un evergreen come Benaresyama continua ad appassionarci e a coinvolgerci. Come avrete letto nell’intervista pubblicata lo scorso numero, l’autore – il giovane, ma già esperto Federico Mori – aveva annunciato che intendeva terminare entro i prossimi tre o quattro mesi, la prima parte della sua poderosa opera fantasy dedicata agli angeli sulla terra. Cosa che, invece, è capitata adesso. Sì, avete capito bene, la saga di Benaresyama con questi ultimi due capitoli giunge ad un primo stop. Suggerisco a tutti un breve ripasso dell’intrigante vicenda prima di gustarvi questo interessante finale.

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Da un "pilastro" di Sussurri, a una voce nuovissima, quella di Gabriele Prati. Amici è un racconto sospeso tra l’ironia e la malinconia, ben scritto e piacevolissimo da leggere, forse perché rispecchia paure radicate e fortissime in tutti: la paura che i momenti irripetibili della giovinezza si dissolvano nella noia di vite prestabilite, la paura delle responsabilità, la paura di crescere e di vedere invecchiati i propri sogni…

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E’ bello mischiare gli stili, le voci nuove e le voci amate di Kult. Nella semplicità di un messaggio SMS, Enrico Miglino in Nuove Vecchie 160 riconferma la sua cifra poetica singolare, di cantore della quotidianità, degli attimi persi, delle parole rincorse e mai dette: "Perché tutta questa distanza?"
Bellissima poi l’apertura della seconda composizione: "Alito caldo, di falsa stagione…"

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La produzione lirica di Mariacarla Tarantola sembra improntata a una ricerca di eleganze arcaiche, di gusto letterario e ottocentesco: si nota anche in Ansietà, che preferisco alle altre per il fremito di passione che la attraversa, per l’impeto con cui l’autrice tratteggia un cuore tumultuoso e annegato nella noia e nell’angoscia di vivere e amare – come sempre accade a diciotto anni.
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Bollino rosso per Cliente da centomila e ultimo sull’arrivo, in cui Joe Ferrara torna al mondo squallido e crudo degli amori mercenari, al personaggio della prostituta di colore Jenny, che avevamo già incontrato nel suo primo racconto pubblicato (e infatti questa nuova opera sembra porsi come il proseguimento dell’altra, in un ideale "ciclo").
Un mondo che sembra affascinare questo autore, che trova le sue corde migliori nella descrizione vivida e intensa di rapporti basati sul nulla, di ambienti degradati e di sentimenti assenti. Un limite, forse, del testo – peraltro scritto benissimo, e di lettura gradevole – è nel suo sguardo fin troppo compiaciuto, nell’esposizione a volte gratuita di particolari scabrosi.

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Molto originale è la prima (almeno per noi) prova lirica dell’eclettico Fabrizio Marcon, che con La pergamena ci offre un vero e proprio poemetto di sapore ariostesco: quasi un omaggio al mondo dei cavalieri e dei tornei medievali, un bellissimo esercizio di stile, nella raffinatezza di quelle rime baciate a conclusione delle strofe.

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Anche se i due autori sono molto diversi, il "limite" di Joe Ferrara è, a mio avviso, anche quello di Enzo Moschetta: la ricerca compiaciuta di colpire, come si dice, di "epater le bourgeois", di scandalizzare i borghesi, insistendo su termini forti, su espressioni urtanti, come avviene in La mela selvatica: che pure è un bel racconto, denso di struggente, disperata poesia, soprattutto nell’immagine della ragazza morta di cancro.

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Pauper et absens è una splendida ballata, nello stile inimitabile di Mario Pischedda, ricco di suggestioni letterarie, di immagini fulminanti nei loro contrasti: "fuori dal mondo dentro il mio mondo", "tra le brume fitte del nord, tra le assenze fitte del sud", fino alla conclusione, perfetta nella sua limpida immediatezza: …così semplicemente povero e assente".

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Nessuno come Spalla riesce a rendere con pochi, semplici particolari situazioni e sensazioni uniche, quasi incomprensibili per che le osserva dall’esterno: la fatica, la volontà di arrivare fino in fondo, la sfida con sé stessi, per raggiungere in qualsiasi modo La meta, in questo caso una quanto mai simbolica vetta di montagna. Certo il racconto non invoglia a giri in mountain bike…ma permette di capire molto della natura umana.

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Cala il sipario sull’affascinante Storia di un ragazzino elementale, l’epico racconto di Alessandro Zanardi: dopo aver tutto visto e tutto vissuto, il protagonista torna dalla Strega amata e odiata, per affrontarla ad armi pari, potente come lei. Non possono esistere due entità come loro al mondo: e un combattimento appassionante, carico di tensione, decreterà il vincitore, poi trasfigurato dalla lotta.

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Torna anche questo mese il poeta Biagio Salmeri, con un altro tassello della sua raccolta lirica L’esatta cubatura del vuoto, che abbiamo ormai imparato ad apprezzare ed amare. Questa composizione raggiunge la perfezione delle altre, la raffinata complessità ed ermeticità del verso, la ricchezza di significato e di evocazione di ogni parola.

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Si avvia alla conclusione anche La Sibilla di Deban, il lungo racconto di Claudio Caridi dedicato alla saga di Star Trek (ma lo consiglio anche a chi non ha mai seguito il telefilm). Assistiamo alla fuga del capitano Kirk e dei suoi compagni, a bordo di una sgangherata nave Romulana, rincorsi dal feroce Kor…riusciranno a salvarsi? Leggete e lo saprete…

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Siamo finalmente giunti alla fine dell’ultimo numero del 2000: non mi resta che rinnovarvi tantissimi auguri, di Buon Natale Buon Anno, e tra parentesi, buona lettura di Kult!

Lorenza Ceriati

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