KULT Underground

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II: Ratava

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Ratava
(secondo classificato)

La Noia lo aveva inghiottito per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti, e a nulla era valso dedicarsi ad alcuni di quelli che potevano rappresentare i suoi compiti abituali, come gestire e sfruttare al meglio le potenzialità del sistema; inoltre, l’ora di pausa stava per giungere, e il desiderio di lasciare definitivamente perdere tutte quelle aberranti occupazioni si stava palesando con sempre maggiore forza. Si guardò attorno, constatando che probabilmente molti dei suoi compagni di lavoro giacevano nel medesimo stato di pseudo-prostrazione, e , con un divertito moto di stizza, decise di trasgredire un minimo a quelli che erano i regolamenti non scritti della sua società e di mettersi a vagare nei meandri della rete tramite il suo terminale , cosa che sebbene non lo attirasse più di tanto, poteva almeno permettergli di avere l’occasione di ammazzare un minimo il tempo prima della tanto agognata ora di pausa.
L’accesso alla rete fu immediato, quasi come connettere il desiderio della trasgressione all’atto vero e proprio , e pensò con un vago senso d’orgoglio alle nuove reti telefoniche a macro impulsi che stavano lentamente (e con grande gaudio da parte dei navigatori della Rete ) sostituendo le linee composite ad alta velocità , formate da una ventina di linee isdn ottimizzate, che tuttavia non riuscivano a gestire la mole grafico/sonora che stava diventando lo standard di persino le pagine più tecnicamente scarse della Rete: in modalità lettura , spaziò per qualche sito fantascientifico di serie B, senza tuttavia trovare alcun articolo o racconto che potesse smuovere un seppur minimo senso di interesse in lui, ovvero gli ricordasse di qualche divertente lettura del passato: a quanto sembrava, in quelle ore la Banalità si era alleata con la Noia , e l’unica speranza che rimaneva sembrava quella di persistere nell’esasperante ricerca attraverso la Rete.
Decise che forse era tempo di recarsi in una sala di conversazione: digitò a memoria l’indirizzo di una che aveva frequentato qualche tempo prima: tuttavia, la stoltezza delle persone, la totale vuotezza e vacuità delle conversazioni, l’odio per determinati generi di persone che affollavano le sale di conversazione, gli ricordarono fin troppo presto il motivo per cui non era un solerte fruitore di quel servizio della rete che ai suoi tempi ne aveva promosso in maniera così elevata l’espansione; gli venne in mente una battuta di un satiro del passato, che asseriva bellamente e incredibilmente amaramente, o almeno quest’ultima cosa lui l’aveva sempre pensata: "Vuoi la Rete per conversare con il mondo? Ma se non sopporti nemmeno il tuo vicino di casa…". Forse il satiro in questione aveva terribilmente ragione, e inoltre si era sempre sentito una persona molto solitaria di carattere: si accorse che in qualche modo si sentiva depresso dalla sua incapacità di riuscire ad utilizzare una dannata chat, ma , dandosi dello sciocco, distolse la mente da questi insani pensieri e si diede allo spoglio della posta elettronica: facendo così ritornava decisamente in carreggiata, al meno dal punto di vista della società, in quanto la casella postale era sempre stata, per un accordo più o meno tacito con non sapeva nemmeno più chi, adibita a posta lavorativa. Sfogliò distrattamente un paio di missive, osservò con occhio stanco un numero significativo di progetti, e poi si mise, irritato con se stesso per il fatto di non essere ancora riuscito a trovare un qualche svago significativo in rete, nuovamente alla ricerca.
La Rete si dispiegava senza fine, come il sentiero della vita che si dipana tra miliardi di bivi e scelte personali, e lui si buttò in picchiata, osservando da lontano siti ludici di ogni risma , server per la gestione di software e giochi on-line, banche dati più o meno legali, siti erotici dalle cui pagine di introduzione capeggiavano giovani fanciulle che si dedicavano alle imprese erotiche più disparate con partner ben più attempati negli anni, ultimo scacco per quel pudore e quel senso dei valori che avevano dettato legge fino a un centinaio di anni prima…Tuttavia, nulla destava ancora il suo spirito pieno di curiosità, e decise allora di immergersi completamente, passando dalla modalità lettura a quella d’interazione: si iniziava ad osare un pochino troppo, forse, ma il pensiero di venire scoperto , ovvero quello di un correre un rischio, già di per sé costituivano una valida alternativa ad uno sterile scartabellare tra siti di dubbia natura, e sentiva già un brivido di piacere che rapidamente scorreva su di sé.
Osservò il suo alter ego con un velo sottile di orgoglio e piacere: rappresentava un uomo tra i 35 e 40 anni, dall’aspetto distinto, elegante, con uno splendido completo nero di un qualche stilista italiano; tutto in lui era splendido, tutto in lui faceva pensare a certi galantuomini di un tempo andato, dal più piccolo dettaglio delle scarpe fino al vastissimo assortimento di espressioni facciali che poteva eseguire. Non appena indossata questa amata pelle, il suo sguardo fu subito rapito da un grande portale che dava su una sala finemente arredata, ricca di mobili del primo ‘800; in un balzo fu dentro, con alle sue spalle una mensola sui cui giaceva un computer, unica, necessaria, nota che stonava in una composizione di sublime bellezza: su un caminetto giaceva un galeone in bottiglia, ed era incredibile come la Rete potesse arrivare a dettagli così incredibili come le regnatele che si potevano vedere in controluce, o quell’inconfondibile odore o profumo di antico che solo in certi luoghi ricchi di fascino si poteva ancora sentire. Osservò affascinato la libreria , e , dopo aver esaminato con fare da filologo alcuni volumi che parevano più antichi di altri, decise di continuare nell’esplorazione di quello che per lui iniziava a rappresentare il paese delle meraviglie.
Scese per una lunga scalinata di prezioso marmo bianco con lievi striature azzurrognole, fino a quando, giunto a quello che ritenne il piano terra, si infilò nella prima e unica porta che trovò sul suo cammino: era probabilmente entrato in uno studio, con alla sua destra una splendida libreria di legno ricca di volumi, davanti a sé un’imponente scrivania finemente lavorata e uno specchio che avrebbe fatto la felicità di molti antiquari, riflettente la nuca di un uomo che appariva indaffarato su alcuni documenti. L’uomo fece un breve movimento con gli occhi e col capo, si tolse gli occhiali che ripose delicatamente sulla scrivania, e, con un gesto che invitava la figura di fronte a sé a sedersi su una di quelle splendide poltrone vicine, disse con gentilezza: "Si accomodi, amico mio".
"Ci conosciamo? E chi è lei?" Chiese sospettoso sedendosi lentamente.
"Diciamo che io conosco lei, mio caro. Quanto alla mia identità, non ritengo che essa sia rilevante. Immagino stia…ammazzando il tempo?" Rispose con fare amichevole e porgendogli un bicchiere di vino rosso.
"Immagino si possa dire che sia così, si. Quanto a lei, è un programma o un essere vivente?"
L’uomo ora sorrise, e replicò :"Non è molto cortese da parte sua chiedere una domanda così diretta a una persona che ha appena conosciuto : piuttosto, lei cos’è?"
"Io sono un essere vivente " asserì dopo essersi portato alla bocca il bicchiere e avere lentamente sorseggiato il vino, che si rivelò un amante corposo e compiacente donatore di voluttà.
"E su cosa basa la sua risposta?" Chiese l’uomo sarcastico.
"Sul fatto che io penso, che al di là di quello che è la mia natura fisica e materiale ,che è facilmente duplicabile , ho un bagaglio culturale e emozionale che mi identifica come cosa unica e irripetibile nel creato, che in determinate situazioni le mie reazioni e le mie emozioni agiscono in modo unico rispetto agli altri esseri viventi, sul fatto che ho cognizione e coscienza della mia esistenza come essere vivente." Rispose con tutto quello che gli passava per la testa, con una sicurezza e precisione che lo inorgoglirono.
"Molto bene, e allora come mi spiega che posso farle questo?" L’uomo prese distrattamente un telecomando, premette un bottone: la figura davanti a lui scomparve, lui si rimise gli occhiali e tornò nuovamente al lavoro.


Federico Mori

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