KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista a Matteo Ranzi

7 min read

Intervista a Matteo Ranzi
(Premiato per le poesie nella sezione SUSSURRI)

D: Ciao Matteo, e complimenti per essere stato scelto tra i premiati di KULT di quest’anno… premiazione che ti ha visto assente a causa di un problema di salute… potresti presentarti brevemente ai lettori che non ti conoscono dicendo chi sei?

R: Per quelli che disgraziatamente non mi hanno ancora letto, Dio li strafulmini, sono di Bologna, vivo a Imola ove svolgo le funzioni di Manager di una palestra, per altro cosa molto comune fra quelli che scrivono poesie. Ho 32 anni, sono single, nel senso più bieco del termine ovvero non si batte chiodo da un fracco di tempo.

D: Ti faccio domande delle quali conosco ovviamente la risposta… ma penso che il pubblico gradirebbe sapere come sei entrato in contatto con KULT…

R: Sono entrato a far parte del magico mondo di kult grazie al suo Deus ex machina Marco Giorgini; In una lontana e piovosa giornata di inutile naja ci si immaginava poeti di un fantomatico circolo picwick, cosi per gioco ho incominciato a scrivere e adesso un po’ più seriamente mi trovo a rispondere a un intervista in qualità di autore.

D: Tu che segui la rivista fin dai primi momenti hai sicuramente qualcosa da dire… magari qualche critica, o qualche commento su come siamo cresciuti insieme a te in questi anni.

R: Nessuna critica, anzi! Non ci sono forse parole per descrivere i passi impressionanti che avete, abbiamo? fatto. Chi come me ha visto i primi numeri di kult non può che congratularsi per tutto questo lavoro che è stato fatto per come è stato fatto, considerando che molto spesso la tanta fatica è stata sulle spalle di pochi. A tutti questi "pochi" le mie più vive felicitazioni.

D: La maggior parte delle tue poesie sono state dedicate a delle donne… e forse riguardarle vuol dire anche rivedere un buon pezzo dei tuoi ultimi cinque anni. C’è un momento particolare, una poesia, che vuoi ricordare più di altri?

R: Vorrei ricordare il momento in cui conobbi Claudia, vorrei ricordare il momento in cui conobbi Samantha. Vorrei ricordare le poesie che ho dedicato a loro.
La mia preferita oddio non ricordo il titolo, caz….. è comunque quella divisa in due parti una in prosa e una in versi, dedicata a Claudia, magari tu Marco puoi andare a rovistare nell’archivio e vedere il titolo e scriverlo come nda1
Comunque in assoluto quella che amo di più è l’ultima che è stata pubblicata, dedicato a un immaginario bambino di nome John.

D: Il tuo nome è stato particolarmente sentito sulle nostre pagine durante la guerra in Bosnia… perchè questo argomento ti ha particolarmente toccato e cosa ne pensi della situazione attuale?

R: Perchè mia madre è nata in uno strano paese che il mondo ha chiamato prima Impero d’Austria e Ungheria poi Italia, Jugoslavia e ora Croazia. Perchè amo quella gente, amo quelle montagne, amo quel mare che si fare chiamare adriatico, e si fa ammirare da quel piccolo golfo chiamato golfo del quarnaro, perchè non mi sento italiano, non mi sento di nessun posto e allo stesso tempo mi sento di tutti i posti, a questo proposito vorrei far notare molto immodestamente che forse se tutti ragionassimo in questi termini, appartenenza al mondo e non a una sua risicata parte, forse Bosnia e Kossovo verrebbero ricordate per altri motivi e non per fosse comuni e quant’altro.
Proprio in questi giorni cade l’anniversario del crollo del muro e vorrei ricordare la frase di un presidente (JFK), " tutti gli uomini liberi sono cittadini di Berlino, con l’orgoglio dell’uomo libero io dico: io sono di Berlino", vorrei che quegli articoli sulla Bosnia ci aiutassero tutti quanti la prima volta che dovremo rispondere alla domanda " di dove sei" ad avere la forza e l’intelligenza di rispondere "sono di Berlino".

D: Forse tu non lo ricordi neppure ma mi avevi passato qualcosa di tuo, un racconto, per il primo concorso indetto da KULT – a tema libero – di qualche hanno fa… che effetto ti ha fatto quest’anno invece essere tra la giuria…?

R: No in effetti non me lo ricordavo, e di che cosa parlava? Faceva molto schifo? Mi piacerebbe partecipare a un concorso, perchè non indite un concorso di letteratura gialla, Un bel racconto giallo, quello si che lo scriverei.
Comunque è stata una bella esperienza giudicare dei racconti e notare come pochi altri giurati la pensassero come me.

D: So che il tuo tempo per la rivista è drasticamente calato in questo ultimo anno (il premio è stato più un riconoscimento per tutto il tuo lavoro, non solo per la parte pù recente)… ma magari hai lo stesso una rubrica preferita o un collaboratore che normalmente segui… se sì vorrei un tuo commento.

R: Seguo Sussurri e il solo nome che ricordi è il mio.

D: Grazie per il tuo tempo… c’è qualcuno – tra i nostri collaboratori – a cui vuoi rivolgere un ultimo saluto?

R: Un saluto all’amico Savoca, Forza Hakkinen, e non disperare Schumacher troverà il modo di farvelo perdere pure l’anno prossimo. Nonostante l’invito suoni un po’ lugubre, sempiterna gloria al cavaliere e compare di mille magnate e bevute, l’immenso Federico Malavasi. Grazie mille a tutti.

Marco Giorgini & Matteo Ranzi

1
Uff… cosa non si fa per un amico… il testo si intitola Lettera a Claudia ed è stato pubblicato nel marzo del 1997… e già che ci sono la ripropongo di seguito…

Lettera a Claudia

Ti dono qualcosa che ho scritto in una di queste ultime sere, non ricordo esattamente quale, non pensavo propriamente a te ma alle sensazioni che mi avevi scatenato.
Ho incominciato a muovermi piano piano nella mia stanza al ritmo di una canzone amata e intanto il cervello esplodeva in mille brandelli e si spandeva nella mia
memoria alla ricerca di quello che sono.
Sono le persone che ho conosciuto, Sono le pagine che ho letto, Sono le pagine che ho scritto.
Sono i posti dove la mia vita si è fermata brevemente a soggiornare. Sono le città che ho visto e che ho amato.
Sono Londra, Sono Praga, Sono Barcellona, Sono Dublino, Sono Edimburgo, Sono Vienna, Sono Budapest. Sono la Città che Sogno, Sono la Città mai vista, amata con gli occhi ciechi di Borges.
Sono Buenos Aires.
Sono le persone che portarono il mio nome.
Sono il nome di mia madre cinque volte scolpito nel muro di una Sinagoga del Ghetto di Praga a ricordo delle ceneri sparse nel cielo di Auschwitz.
Potrei essere tutto questo oppure potrei essere solamente un bluff
Sono quello che racconto o quello che nascondo?
La risposta è altrove, in un’altra stanza dove c’è un altro pazzo che si muove piano piano al ritmo di una canzone amata e che scrive, scrive, scrive, perchè li è l’estro di un’esistenza altrimenti insopportabile.
Sono coloro che furono mio Spirito e mio Corpo, Sono la Rosa nata nell’isola di Kampa, cullata dallo sciabordio delle acque della Moldava. Sono il sorriso delle donne di Brasov, Sono il buio di Galati, indolentemente adagiata sulle rive del Mar Nero.
Sono il mio Alter Ego.
Potevo scriverti una poesia fatta di sentimenti e parole dolci ma tu non l’avresti nemmeno letta, allora ho scritto umili righe su me stesso e le mie visioni. Non è con
una Rosa o con un verso d’amore che poggerai di nuovo il tuo sguardo sopra il mio; è con "l’incertezza, il rischio, la sconfitta che tento di allettarti" dolce "Cerva bianca d’un sogno".
Vorrei conoscerti, vorrei che tu conoscessi me. Vorrei parlarti, raccontarti, Amarti.
Vorrei ascoltarti, perdermi nel suono delle tue parole e dei tuoi sospiri, riassaporare la dolcezza del tuo profumo
Vorrei accarezzarti, abbracciarti, toccarti, baciarti, strafugliarti e poi, chissà, volger altrove lo sguardo, con te in uno dei brandelli della mia effimera memoria.
Ti prego vola via con me,poi, tutto si calmerà

Con tutto me stesso, Con tutto l’amore che mi è stato concesso darti,
IO, MATTEO RANZI.

Ti vedo danzare
nelle pieghe oscure
della notte
prossima
al canto dell’alba,
Fantasma
cui diedi il nome
del primo e dell’ultimo
Nome unico e terribile
Nome dell’Architrave
Origine dei nomi
posseduti
e infine perduti
Nome di antiche porte
e segreti anfratti
Nome degli Oceani
che il solitario Ulisse
solcò
Nome del sangue
versato nel campo
da chi per insopportabile
caso mi precedette.
Nell’ora volta al vespro
Seifert ti pronunciò
dai torrioni di Vysehrad
incandescenti di tramonto
Lanterna di Calle Maipù
della lunga notte
di Borges
Anima, Fiammella e Rosa
A Raftery
bardo cieco
e della sua sposa Ilaria
Vento e Tempesta
d’indomita Irlanda
Nome di tutte le cose
Poesia di tutte le anime,
Claudia.

Commenta