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Rive Gauche

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Rive Gauche cioé il mio pub di fiducia



Gionata Neugebaum!
Era proprio lei la mora mozzafiato appesa all’altra estremità del bancone del Rive Gauche cioé il mio pub di fiducia dove stava cercando di versare almeno una parte del suo Cicloottatetraene BumBum tre parti di verde 90 ottani mezza parte di piombotetraetile quindici parti di alcolbuongusto curaçao blu fino a colore spruzzatina di angostura nell’imbuto esofageo piuttosto che sui fuseaux stretch a mezzo polpaccio la cosa questa che qualora provvista di caviglia come fresata al tornio e tutto il resto di conseguenza mi arrapa di più appena dopo le mele delicious tagliate a metà grattate col cucchiaino e imboccatemi da momma.
Non ci riusciva mica tanto.
Capii subito che non portava mutandine sotto i fuseaux da come questi si conformavano allo sgabello di legno duro e scuro e lucidato da innumeri natiche di bevitori innamorati delle barwomen pandionisiache del Rive Gauche piuttosto che delle birre che la Guinness ti obbliga a vendere se vuoi la scura.
L’amica bionda che le suggeva l’eccesso di Cicloottatetraene BumBum versato sui predetti fuseaux con le sue labbra siliconate atteggiate a idrovora non era da meno quanto ad arrapamento del vostro beniamino.
Capii subito che nemmeno la bionda portava fuseaux sopra le mutandine da come queste si conformavano allo sgabello di legno duro e scuro e lucidato da innumeri natiche di bevitori innamorati delle barwomen pandionisiache del Rive Gauche piuttosto che delle birre che la Guinness ti obbliga a vendere se vuoi la scura.
Ero indeciso se fare la mia mossa.
Dopotutto Gionata Neugebaum era una mia vecchia conoscenza.
Era nata nel Lower East Side NY, NY da genitori ebrei originari di Trieste. Quando nacque la sua clitoride era talmente sviluppata che l’ostetrico che aveva praticato il cesareo per farla sgusciare fuori disse caspita è maschio e momma disse amore mio ti chiamerò Gionata e l’anagrafe non fece una piega. La piega la fece daddy quando sentì strani friccicori nello scroto scoprendo che tutto quel sangue non era perché Gionata s’era rotto il frenulo al culmine di una sega particolarmente gustosa ma perché trattavasi delle Prime Mestruazioni.
Dovettero rinnovarle il guardaroba.
Quando apparve per la prima volta alla junior highschool con i fuseaux stretch a mezzo polpaccio caviglia come fresata al tornio e tutto il resto di conseguenza Gionata capì subito che il modo migliore di levarsi di torno i ragazzetti che le sbavavano siccome cascate del niagara sui fuseaux medesimi destino umido quello dei fuseaux di Gionata era di scampanellarli fino all’esaurimento neurofisico. Non le ci volevano più di centoventi secondi in media si sa l’Esuberanza Pedicellosa dei ragazzetti.
La espulsero da tutte le scuole delle Nazioni Unite d’America.
Il Puritanesimo Federale tollera esclusivamente eiaculazioni autoprodotte così da far leva sui sensi di colpa denotati dal numero e dimensioni dei pedicelli risultanti.
Gionata raccolse i suoi diari intimi le undici paia di fuseaux stretch a mezzo polpaccio salutò momma che non ricambiò il saluto perché frustrata nel suo desiderio intimo di majorette che da grande invece di giocare a canasta con le altre cheerleaders prematuramente irrughitesi voleva provare l’emozione di essere la sua Giocasta salutò daddy che ricambiò inebetito dalla dieta valiumbasata per smorzare i friccicori nello scroto che lo perseguitavano dal giorno fatidico della scoperta ed emigrò in Nord-Mediterraneo Italia Roma S. Lorenzo dove la incontrai per la prima volta la notte che come scoprii successivamente mi costò la verginità.
Sopraffatto dalle rimembranze non avevo ancora deciso se fare la mia mossa.
Il poco Cicloottatetraene Bum Bum che Gionata era riuscita ad ingollare aveva già fatto il suo effetto peraltro sinergizzato dalla flebo di Avatar HNRG che capii subito si era praticata prima di uscire gli occhi irradiavano la caratteristica luce verde-fluo polarizzata ed il respiro era sincronizzato alle onde cerebrali theta che ormai avevano preso il sopravvento. Cominciò a dardeggiare intorno il suo sguardo biolaser.
La sua amica bionda privata dei fuseaux umidi da prosciugare si rivolse a Karl lo specialista dei Rive Gauche Specials e sussurrò arrochita fammi quello che hai fatto a lei.
Avevo quasi deciso di fare la mia mossa quando Gionata mi vide.
Capii subito le sue intenzioni da come il suo sistema di neuropuntamento si spostò dai miei bicipiti ai pettorali fino ad inquadrare in rapida successione i bottoni della patta dei miei jeans in clonato di ali di macaone.
La mia mossa era ormai inutile.
La pelle ancora mi bruciava dall’ultima volta che l’avevo vista che era in effetti anche la prima cioé da allora l’avevo persa di vista. Quella notte oltre a costarmi come scoprii successivamente la verginità mi costò anche una fortuna in crediti asl per curare le ustioni estese sull’85% della superficie corporea con quelle di grado superiore perlopiù localizzate ove ora venivo dardeggiato.
Avevo continuato a sognare il suo corpo bollente notte dopo notte. Nessun’altra prole di sesso femminile di genitori ebrei originari di Trieste emigrata dal Lower East Side NY, NY riuscì mai a farmela dimenticare.
Ed eccola di nuovo che incrociava il mio cammino cioé nel mio pub di fiducia.
Karl aveva appena servito un Idrossibutenolide Sour tre parti di ambra cremosa di narvalo una parte di chanelnumerocinque dodici parti di vodka mongola decorazione twisted qumqat scecherato non mescolato alla bionda che essendo al secondo sorso osservava inorridita ma impotente la tipica e inevitabile megaerezione dei propri capezzoli che ormai stavano borseggiando l’ignaro vicino di bancone con la tecnica uno-adesca-l’altro-sfila brevettata dai nomadi di Callisto IV.
Con la consueta professionalità non per niente il Rive Gauche è il mio pub di fiducia Karl non si lasciò distrarre e vedendo Gionata avvicinarmisi lenta ma inesorabile riuscì inosservato a passarmi la glaçette piena di glaçons. Era stato lui a prestarmi il suo chip per comprare i crediti asl di quella volta.
Ancora non ero riuscito a saldare il debito.
Uno dei miei migliori amici.
Misi da parte con un soprassalto la placida contemplazione dei ricordi perché notando la costanza del suo quatto e determinato appropinquarsi capii subito che quella volta non ce n’era per nessuno.
Avremmo messo a ferro e fuoco il Rive Gauche cioé il mio pub di fiducia come mai nessuno aveva fatto. Sapevo già che la nostra inestinguibile passione avrebbe scatenato comportamenti indotti per simpatia negli altri ignari avventori le cui froge già fremevano quasi cavallinamente captando strani afrori di muschio feromonico nell’aria surriscaldata.
Mentre Gionata guadagnava altri centimetri attraverso la calca assiepata al bancone verso il vostro come ipnotizzato beniamino traspirazione imperlava le labbra superiori di sesso maschile e fruscianti cosce femminee si strofinavano l’un l’altra senza un conscio perché e mani appena tremanti di ciascun sesso cominciavano ad allentare i bottoni superiori delle casacche rigorosamente fucsia di moda quel mese. La calca assorbiva energia da ogni sorgente la trasformava ne produceva di propria . Le luce già basse e calde ebbero un ulteriore calo di tensione. Un flauto di Pan cominciò ad echeggiare.
Le barwomen pandionisiache mi sorrisero incantate ah! Zabri Steffi Johanna Pauline come vi ho sempre amato non per niente il Rive Gauche è il mio pub di fiducia e sfiorarono interruttori nascosti con mani dai polsi avvolti in argentei bracciali di mercurio plasmaspiralato. In quell’istante Gionata mi raggiunse lambendo i miei pettorali con il suo seno la cui vibrazione era a malapena contenuta dal giubbino in pelle di lucertola biosintetica in tinta con i suoi occhi verde-fluo e troppo piccolo di almeno due misure.
I nostri occhi si unirono scariche elettrostatiche crepitavano da pupilla a pupilla.
Mi inchiodò contro il bordo dell’alcova. Le sete che ne rivestivano le pareti e l’autofuton cominciarono ad emettere luminescenze perverse. Il software proteomorfico del Rive Gauche era uno dei più avanzati dell’intero Nord-Mediterraneo.
Io avevo il mio morfosgabello->alcova riservato. Non per niente il mio credito mensile veniva direttamente versato sul conto del Rive Gauche cioé il mio pub di fiducia.
Neugebaum… le mormorai afono lei rispose affannata con quella sua ipererotica voce da jewish princess sei tu di nuovo… solo quella notte capii l’ingiustizia del mio nome…
Udii distintamente lo sfrigolio delle nostre labbra in collisione.
Meno male che avevo leccato prima uno dei glaçons che Karl mi aveva passato. Ma non bastò.
La bionda nel frattempo aveva terminato il suo Idrossibutenolide Sour ed era avviluppata capezzoli e tutto il resto al suo non tanto più ignaro vicino che all’ennesimo inavvertito orgasmo passeggero le aveva perdonato la sottrazione del chip di credito e le stava intestando parte dei suoi immobili.
Anche le barwomen pandionisiache cominciavano a perdere la loro seraficità mentre la necessità di umettare riarse fauci e mucose in genere spingeva clienti dagli occhi la cui brillanza tradiva leggere aberrazioni nella percezione cromatica a sottoporle a ritmi infernali di spillamento di Guinness doppio corpo la versione semiafrodisiaca della famosa stout.
Sai sussurrò la punta della lingua di Gionata alla ricerca di esperienze tantriche nel mio orecchio interno prima di quella notte conoscevo solo i centoventi secondi di quei ragazzetti pedicellosi che comunque sarebbero riusciti a farlo anche con una scaloppa di fegato di vitella.
Neugebaum le risposi ansimante mentre rovesciandola tra i cuscini orientali della mia alcova riservata le slacciavo lo slacciabile non ho mai dimenticato il calore del tuo sguardo.
A quel punto spasmi tetanici percorrevano la sala.
Mugolii non più contenuti venivano passati di labbro in labbro mentre questi con fare prensile esploravano territori che le Chiese Monoteiste Unificate concordavano nel divieto di esplorare.
Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management del Rive Gauche valutavano con crescente preoccupazione etologica un orda di giapponesi di vari sessi scaricati dal solito bus della Far East Panasian Airlines ricca convenzione quella per il mio pub di fiducia.
Gli estremi orientali erano entrati pressocché contemporaneamente e sinergicamente in estro nel momento in cui la bionda avendo idrovoricamente prosciugato i succhi e le finanze del suo ormai fin troppo consapevole ma semiincosciente avventore cominciò ad invocare Gionata con voce sempre più roca e per questo pericolosamente ormonale. I giapponesi erano ormai in una fase avanzata dell’esecuzione di riti di corteggiamento ancestrali rivolti ad un gruppo di suore canadesi piuttosto avvenenti nei loro clergywoman verde petrolio ghiacciato le quali credendo di salire sulla navetta che doveva condurle all’udienza pontificia della notte della Pasqua Monoteista Unificata erano state invece dirottate su un pullman della Decadent Rome Red Line Night da un software di routing in cui si era improvvisamente manifestato il temuto virus VCS3 dove la S sta per Satan e V e C stanno per qualcosa che è meglio non sapere.
Nella mia alcova riservata intanto il nodo gordiano dei nostri corpi era tale che mi ritrovai a solcare con la lingua l’incavo del mio ginocchio credendo fosse quello dell’ascella di Gionata la quale emettendo suoni trionfali di piacere direttamente dal primo chakra mi afferrò la nuca premendomi il volto tra i seni. Le sue torride protuberanze mammillari mi carezzavano morbide i padiglioni auricolari una per lato.
Praticamente stavo soffocando.
L’alcova emetteva radiazioni estatiche oltre i limiti di guardia. Le barwomen pandionisiache con la gola imperlata di sudore le cui minute goccioline evaporavano tumultuosamente scivolando lungo il solco tra i seni appena mostrati dalla scollatura a vu stretta che arrivava poco sotto l’ombelico presero ad azionare altri interruttori per attivare i sistemi multipli di termoomeostasi a scambio ionico.
La sala era in totale assenza di mente razionale preda ormai alla tantrance più sfrenata.
La musica pneumodiffusa era ancora decisamente panica ma aveva raggiunto ritmi baccanti.
Karl capì subito che la situazione stava sfuggendo ad ogni controllo quando in cinque fra cui uno dei giapponesi e la madre superiora delle canadesi si presentarono al bancone e chiesero senza staccare le bocche dal groviglio dei rispettivi corpi seminudi il Tiger Mary il favoleggiato e misterioso cocktail a base di rarissimo sperma aromatico di pantera albina tibetana fatto fermentare in piccoli carati di rovere del Limousin dalle temute ma segretamente ricercate proprietà afrodisiache. Ogni pub degno di questo nome lo aveva nella lista degli Specials ma mai nessuno aveva osato chiederlo più né al Rive Gauche né altrove dopo il mitologico incidente dell’Harry’s Bar di Tashkent del 1999.
La bionda ci aveva ormai raggiunto e si insinuò felice tra i nostri corpi in piene convulsioni orgasmiche . Questo diversivo mi permise di riprendere a respirare.
Karl pur ammirando l’orgia panica in pieno svolgimento provava tuttavia un vago senso di apprensione per l’incolumità del locale e si consultò con Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management. Insieme indossarono le apposite tute termiche con visori schermati all’iridato di xenon e scesero i tre gradini che portavano alla mia morfoalcova riservata.
Fecero appena in tempo a suggerire Flux non è forse il caso di continuare nella tua unità residenziale quando Gionata e la bionda saltarono loro addosso lacerando una dopo gli altri tuta vestiti e underwear trascinandoli tra le sete orientali ormai fuse.
Karl fu il primo a cedere mormorando la vita è breve. Gli altri opposero una decisa resistenza ma capitolarono al "breve".
Furono le barwomen pandionisiache a salvare la nottata.
Quando si accorsero che fuori si era radunata una folla di freudianiedipei di junghianicollettivamenteinconsci di reichianiorgonici tutti in rissa permanente tra di loro e poi torme di geologi tellurici con le loro scale Richter mucchi di ingegneri nucleari con i loro sensori geiger schiere di channelers new age con i loro cristalli terapeutici greggi di medium old age con i loro pendolini radiestesici branchi di ecoetologi con le loro papere behaviouriste armenti di predicatori monoteisti unificati con i loro roghi anatemosessuofobici mandrie di semplici curiosi con le loro inespressioni le mie amate Zabri Steffi Johanna Pauline capirono subito che ogni secondo era prezioso.
Sfiorarono ancora una volta gli interruttori proteomorfi con mani dai polsi avvolti in argentei bracciali di mercurio plasmaspiralato.
Ora se c’è una cosa al mondo che mi deprime l’erezione è dover concentrarmi sui ritmi asincroni di un’orgia panica stando sdraiati in sei quattro maschietti due femminucce di cui una è Gionata Neugebaum su uno sgabello duro e scuro e lucidato da innumeri natiche di bevitori innamorati delle barwomen pandionisiache del Rive Gauche piuttosto che delle birre che la Guinness ti obbliga a vendere se vuoi la scura.
Gionata mi guardò sconcertata lo sguardo verde-fluo polarizzato un po’ spento peccato disse era bello. Se ne andò portando con sé i fuseaux stretch a mezzo polpaccio caviglia come fresata al tornio e tutto il resto di conseguenza rimproverando Karl che era tornato in sé non appena poté toccare di nuovo lo shaker perché con tutti i crediti che aveva pagato il Cicloottatetraene Bum Bum pensava di aver diritto ad uno sgabello più soffice.
Non la rividi mai più.
Come per incanto la situazione scemò anche nella sala. Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management tornò dietro il bancone. Le barwomen pandionisiache ripresero a sorridermi incantate Dio solo sa se ne avevo bisogno come dissi poi alla bionda che capii subito aveva invece bisogno solo d’affetto.
I gruppi si sciolsero. Casacche rigorosamente fucsia di moda quel mese vennero riabbottonate. Gli avventori e le avventrici si ricomposero in amabili conversari senza impegno né sottintesi.
Come se nulla fosse successo.
L’unico strascico fu il famoso incidente diplomatico tra Giappone e Canada.
Ma questa è un’altra storia.



Fulvio Savagnone, Roma, Aprile 1996

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