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L’assurdo respiro delle cose tremule – Antonio Messina

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LADRI DI SOGNI ED I SOGNI DEI LADRI

 

«La disperazione di non suscitare alcuna meraviglia: questo è tutto quello che possediamo» (pag. 38)

 

Ladies and Gentlemen, la sottoscritta ha l’immenso piacere di presentarvi il Tolkien italiano.

Misconosciuto, ovviamente.

E misconosciuto perché… perché. Rispondere dettagliatamente sarebbe arduo e penoso.

Vi basti una sola parola: anglofilia. Delle majors editrici nostrane, è ovvio; con tutto quel che ne deriva.

Per fortuna che è ancora possibile conoscere autori degni, grazie soprattutto agli “alternative media”. Vale a dire: radio indipendenti, e, ancor più, riviste web.

A buon intenditor poche parole, recita un noto adagio, al quale mi uniformerò perché ora è tempo di dirvi qualcosa sull’Autore, sul Sodale, la cui opera ho qui il privilegio di commentare.

 

E mi perdonerà un altro Sodale (l’amico fraterno Gianfranco Franchi) se per iniziare gli “rubo” il titolo della sua, di recensione ad Antonio: Balocco Barocco[1].

 

Stiamo infatti parlando di un’opera di fantasia, ancorché densa densissima di allusioni metaforiche ai vizi umani.

Una vena pedagogica soffusa, quella di Antonio; che attinge ad un’immensa capacità di resa stilistica sapiente creatrice di nuovi miti.

La mirabile fusione di sogno e realtà, di luoghi dell’anima e di poetica della Diversità fanno di questo romanzo di esordio una perla di raro lucore e di adamantina potenza: un pugno di ferro nel guanto di velluto dei Mondi Paralleli raggiungibili tramite l’esperienza onirico- metaforica dei Percorsi Alternativi.

Mondi che nella fattispecie si chiamano Ritron. Ritron: un anagramma per un Mondo di Ladri. Ritron, che somigliava a un libro appena iniziato: un’accozzaglia di periodi, di frasi senza senso, un coacervo di intriganti emozioni che non riuscivano a esprimersi completamente (pag. 12)

 

L’epos narrativo ha inizio con un altro Diluvio Universale, metafora del pianto causato da una disperazione per un sopruso d’ineffabile matrice.

Un pianto altresì di cosmogonico Dolore, giacché Si nasce per caso e, senza un motivo, la nostra vita decide di dissolversi e lungo questo calvario gli uomini devono trovare la forza per costruirsi una piccola illusione, un sogno, qualcosa di tangibile che possa colmare quell’enorme sofferenza (pag. 39).

E finisce con la chiusura del cerchio di grecità: tutto l’ordito viene riportato laddove il tutto si dipanò.

Ossia: l’impossibilità di distinguere realtà da sogno; “sanità” da “follia/e”:

«Quale importanza ha appartenere a qualcosa che esiste o vivere dentro un’idea che non riusciamo a definire? Io, sinceramente, non ci vedo nessuna differenza» (pag. 15), sentenzia uno dei personaggi- chiave della vicenda intera.

Ed in questa Storia In(de)finita essere personaggio- chiave, pardon Spirito Guida, vuol dire fare la spola, farsi spola, tra Aldiquà ed Aldilà dalla finestra della Bambina/Sacerdotessa delle Torri.

E con risultati da far invidia al più vieto dei teorizzatori del complesso d’Edipo…

 

Di notevolissima resa stilistica, poi, il personaggio di Aiscia la Scrittrice: simbolo – stavolta, non metafora – di tutti gli autori misconosciuti italici (e credetemi sulla parola: ne trovereste parecchi, dragando con pazienza le paludi stigie della medio- piccola editoria, che offre di se medesima un variegatissimo panorama, sviluppatosi tra le sponde antitetiche delle più svariate fantasie contrattuali e della costruzione seria di una credibile alternativa alle majors succitate)

 

… E il cerchio esegetico tracciato dalla recensora così si chiude, anch’esso attorno al proprio inizio: Anglofilia. Consentimelo, Antonio!

 

 

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Antonio Messina (Partanna – Trapani – 1958), romanziere e poeta italiano.

Approfondimenti sull’opera di quest’incantevole Autore si trovano nel suo omonimo sito: www.antoniomessina.com

 

Antonio Messina “L’assurdo respiro delle cose tremule”, L’Autore Libri, Firenze, 2003.

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