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Ribes – Floriano Motolese

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Letto il 18/03/2006 in Ceglie Messapica (BR)

 

Questa prosa, dai tratti originali – sia dal punto di vista strutturale che contenutistico – ambienta una storia adolescenziale e post- adolescenziale nel nostro profondo Sud- Salento.

Del luogo e dei personaggi si coglie l’attimo, il fluire robusto e congelante l’immagine. La caratterizzazione borghese degli stessi rende l’idea bipolare d’un mondo, quello nel quale il lettore viene trascinato, ancora antico, ancora fedele a qualche, presunto robusto, dettato della tradizione, e stilizza il rapporto uomo- donna meridionali attraverso quella che è l’adolescenza. Intesa, da un lato, come fattore socio- naturale, e dall’altro come prodromica attesa di maturità.

Il ragazzo e la ragazza, di volta in volta trattati, stentano a ridurre ad unità un rapporto che complesso diviene per l’età e per l’ambiente. Fattori entrambi eterei, intrisi dell’essere pianta (Ribes) ancora immatura; o frutto acerbo d’un mondo magico, che lotta contro l’endogena mitizzazione. Lotta interna, sorretta da fedeltà all’amicizia, che ci rende un quadro del Sud Italia simile a quello dei Narciso e Boccadoro hessiani.

Un luogo in cui il contatto con l’altro ed il confronto vogliono essere precetto di crescita. Crescita dinamica e opposizione liberale al costume unitario di un’adolescenza che, massificata, agisce anche qui come se al proprio interno non avesse differenze di posizioni sociali.

 

La borghesia familiare pone i suoi concetti di ordine sin da subito, e quell’ordine, non abiurato dai protagonisti, verrà rivisitato tramite il bisogno favolistica d’avventura. Che il bravo ragazzo persegue come fosse nascosto sogno, fatto di felicità, bellezza e musica.

Dietro quel sogno c’è il dovere come assioma; dovere al quale Loris, co- protagonista di Ribes e suo alter ego, dà il giusto peso e il giusto valore da compromesso logico.

Loris è cosciente della casa/famiglia dalla quale proviene; Ribes gioca all’adeguarsi ad un mondo monco estraneo e cade nella menzogna e nell’auto emarginazione ideologica, fingendosi altro, improvvisandosi grossolanamente libertino. Ma non può – e la coscienza critica di Loris glielo ricorda – abiurare al suo Tutto storico- formativo.

Loris gli ricorderà più volte chi è, da dove viene, come pensa e come dovrebbe pensare.

Fu […] la semplicità ed il rispetto della propria educazione [sentimentale, direbbe Flaubert] e la cultura “condenda”, che portò me e Ribes ad essere diversi […] dagli altri coetanei. I nostri ideali si scontravano giorno dopo giorno, anche con l’ambiente scolastico: come quella volta che sostenemmo l’imperturbabilità storica dei “boni mores maiorum” romani, forse solo per giustificare il nostro maschilismo che nei classici trova il dovuto riscontro (pag. 12).

Ribes dimentica, o Ribes vuole cambiare; o, semplicemente, libertino pecca d’ingenuità e cade nella spirale del “fatuo” mondo altrui. In cui cerca, o tramite il quale cerca, la libertà?

Ribes,

sono stato a casa di Galatea l’altra sera. Inutile dirti che è molto scoraggiata per i tuoi comportamenti. Da quanto ho capito continuate a vedervi e non sarò io a dirti che non è bello. Primo perché non puoi continuare a tempo indeterminato ad essere così sicuro che lei ti aspetterà. Tu non sei Ulisse. (pag. 38).

La paura di crescere; un rivisitato carpe diem; una ricerca d’amore; un rientrare nei canoni; una lotta nella e con la cultura, segnano le pagine di una narrazione, volutamente spezzata per far posto alla penna stilistica, imparata dai classici e i neo- classici.

Che il mondo non si appropri di Walt Whitman, della Beat Generation, di Omero, di ogni libro che ha l’ardire e la forza di cantare l’eterna giovinezza!

Ed avevamo fiducia…Fiducia che un giorno si ritornasse insieme (pag. 56).

 

La struttura soffre un po’ – in piccoli tratti – d’arcaismo; ma queste sono le memorie di due ginnasiali, ai quali è fatto di credere d’aver frequentato la migliore delle scuole possibili.

Diviso in parti eterogenee, il lavoro richiama lo spartito ed una chitarra, premio di buon impegno, che scandisce il suono di un dialogo tra sordi. Ritrovatisi nell’era dell’alta formazione universitaria: un’epoca nuova, dalle basi segnate dalla buona educazione; un riaccasarsi in se medesimi, ritrovandosi con la nostalgia dei giorni andati, e la loro reductio ad unum.

La notte di un ventitreenne può essere una notte di pace: la nebbia non è solo quella che scende sul balcone dell’innamorata. La nebbia, può custodire anche il fischio di un treno, nella notte leccese… La Lecce di Loris è anche la Lecce di Ribes, è pure la Lecce del passato. Il chioschetto della stazione e la birra presa lì, al volo, non parla che al passato. Anni fa, Ribes è passato da qui? Pare di sì. (pag. 72).

 

Non si può escludere un eterno ritorno, un ripetersi dei mores.

Non qui; non ancora (adesso); non in questo Sud

 

 

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Floriano Motolese (Grottaglie – Taranto –), giovane pubblicista, poeta e romanziere italiano.

Attualmente dirige “Sud- Est”, trimestrale di cultura, turismo e tempo libero, da lui fondato.

 

Floriano Motolese “Ribes”; edizione fuori commercio, in omaggio con il n.12 di “Via Crispi”, mensile di informazione, attualità e cultura della città di Grottaglie. Periodico registrato al Tribunale di Taranto (reg. n. 599/02) e fondato da vari giovani scrittori e pubblicisti locali, tra cui l’Autore. Il libricino in commento è stato edito dall’Associazione culturale “Quinto Ennio” presso la tipografia “Desi” di Taranto nel 2003.

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