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Intervista con Max Fuschetto

12 min read

 
COMUNICATOI STAMPA DI SYNPRESS 44
 
Popular Games: il nuovo disco di Max Fuschetto
Un viaggio tra avanguardia e tradizione, natura e cultura per il giovane compositore: un diario di esperienze, collaborazioni, ispirazioni colte e popolari.

POPULAR GAMES
 
Konsequenz/Hanagoori Music, 2009
12 brani, 43 minuti

Presentato in anteprima nazionale dalla trasmissione radiofonica Il Terzo Anello di Radio Tre, Popular Games, il nuovo album di Max Fuschetto, riceve un battesimo prestigioso. Dopo anni di studio e collaborazioni, Popular Games è il nuovo punto di partenza per il giovane polistrumentista e compositore: un progetto che coniuga composizione colta e leggerezza popular, impegno e comunicazione. Pubblicato dall’etichetta Hanagoori Music con la prestigiosa Konsequenz, Popular Games si muove al crocevia tra diversi linguaggi: dal minimal al jazz, dal tradizionale al contemporaneo. Elegante e sobrio, come conferma la copertina in stile Art Déco, l’album è un ideale diario di viaggio in 12 brani: episodi di ampia immaginazione e di atmosfere che vanno dal meditativo al festoso, in un lavoro che tenta di dare una nuova idea di musica e di composizione, aperta alle suggestioni degli incontri. Prosegue infatti anche in questo lavoro il sodalizio artistico con il compositore napoletano Girolamo De Simone, affiancato da vari ospiti come Giulio Costanzo, Pasquale Capobianco, Pericle Odierna, le voci di Antonella Pelilli e Irvin Luca Vairetti. Un nucleo di affidabili collaboratori per un disco solista che si conferma sintesi di un percorso professionale ed esistenziale. Popular Games alterna una semplicità espressiva ad una complessa sovrapposizione di strati sonori, senza distinzione tra musica colta e popular. Con influenze che vanno da Arvo Part a Bill Evans (omaggiato in Bill’s mood, brano che chiude il disco), dai Beatles a Debussy, il lavoro di Max Fuschetto è stimolante per le immagini che suggerisce, esoterico e al tempo stesso colloquiale. Popular Games vanta un prezioso lavoro di ricerca sulla tradizione Arbereshe, espressione della comunità albanese dell’Italia meridionale: con essa il compositore si è rapportato fondendo, ad esempio, il traditional Valle Valle con una ritmica africana, raggiungendo il risultato di un vero spirito di comunità.
 
 
Konsequenz:
 
MAX FUSCHETTO – BIOGRAFIA

Massimiliano Fuschetto è nato a San Marco dei Cavoti (BN) ma vive ed opera a Napoli, svolgendo un’attività di compositore, concertista e insegnante di musica. Si è diplomato con il massimo dei voti in oboe presso il Conservatorio di Benevento e si è perfezionato presso la Scuola di Musica di Fiesole. Collabora con le Percussioni Ketoniche, ensemble di musica d’avanguardia, che ha inserito nel proprio repertorio alcune sue composizioni, e con il gruppo pop-rock Ansiria. In qualità di oboista classico ha collaborato con l’Orchestra della Nuova Scarlatti, con il San Carlo di Napoli, l’orchestra giovanile dell’Emilia-Romagna, per il Teatro Comunale (Bologna), a Castelgandolfo (Roma), al Belvedere di San Leucio (Caserta), Città Spettacolo (Benevento). In duo con Girolamo De Simone ha realizzato un originale percorso performativo dal 2001 ad oggi realizzando un disco live dal titolo Frontiere, che nel 2006 ha ricevuto il premio Fontana d’argento.
Tra i lavori più significativi ricordiamo Red Bush, un music theatre per piccolo ensemble e voce su testi di Giuliana Cacciapuoti, realizzato con Pericle Odierna; Overture per Koyaanisqatsi, per quartetto ed elettronica; Fase Rem, composizione per elettronica e soprano; Fishing song, per sestetto di percussioni; Popular Games suite per violoncello solo. Ha eseguito i propri lavori nelle rassegne di musica contemporanea Eclettica Musica Millemondi di Napoli, G.A.M.O di Firenze, CEMAT e di Musica Verticale e Musica Experimento a Roma, al Lennie Tristano Club di Aversa. Si è esibito all’Auditorium Parco della Musica, al Goethe Institute e all’Istituto Polacco di Roma, eseguendo anche musiche di compositori d’avanguardia come Girolamo De Simone, Pericle Odierna, Robert Carl, Enrico Cocco, Piero Mottola, Mauro Bortolotto ed altri. Ha partecipato al Festival del Mondo Arabo al Teatro romano di Cartagine (Tunisi). In qualità di compositore gli è stata commissionata dal Festival di Ravello 2006 una suite per violoncello solo e ha partecipato alla rassegna Compositori a confronto di Reggio Emilia nel 2005 con Fishing Song for Percussion. Il primo disco solista di Max Fuschetto è uscito nell’autunno del 2009 e si chiama Popular Games: è stato presentato in anteprima nazionale nella trasmissione di Radio Tre Il Terzo Anello, nella rubrica File urbani del 17 gennaio 2009. Pubblicato da Hanagoori Music in collaborazione con la prestigiosa testata Konsequenz, vede la partecipazione di collaboratori e ospiti come Girolamo De Simone, Franco Mauriello, Pericle Odierna, Pasquale Capobianco, Giulio Costanzo, Antonella Pelilli e Irvin Luca Vairetti.

Davide
Buongiorno Max. Nel booklet del tuo bellissimo disco ci sono molte pagine estrapolate dal tuo diario, quelle (credo da te ritenute più significative) scritte durante la composizione e la realizzazione di “Popular games”. Come descriveresti in questo momento l’esperienza che ti ha portato a realizzare questo tuo disco?
 
Max
Realizzare un disco è una cosa importante perché si passa dalla virtualità dei progetti e delle idee alla realtà della musica. Ma al di là del fatto musicale la cosa più stimolante è stata il confronto continuo coi musicisti, che sono anche miei amici come ad esempio il clarinettista Franco Mauriello con cui collaboro da lungo tempo, che in questi giorni continua nei live che accompagnano le presentazioni del disco.
 
Davide
Valle Valle è cantata nella lingua Arbëreshë della nostra antica comunità italo-albanese (senz’altro conosci la Peppa Marriti Band http://www.kultunderground.org/articoli.asp?art=286 ). Raccontaci come è avvenuto il tuo incontro con questa cultura, che pochi conoscono e che pure ci appartiene. Cosa rappresenta per te?
 
Max
Si conosco la Peppa Marriti Band! L’ incontro con  l’ Arbëreshë è stato assolutamente casuale e, se si può dire, è passato attraverso una voce, quella di Antonella Pelilli. Credo che la  voce di Antonella abbia qualcosa di particolare e cioè che in essa è possibile ascoltare tutte quelle risonanze, quelle voci che sono proprie di una cultura e che attraverso il canto prendono forma artistica fino a divenire un universo per certi aspetti irripetibile.
Per il mio lavoro compositivo, l’ Arbëreshë ha rappresentato una soluzione linguistica importante. Il tema musicale di ” Portami con te “, il brano n° 7 dell’album, era una melodia che avevo improvvisato al pianoforte un po’ di tempo prima ma che era rimasta lì perché non riuscivo ad immaginarci nessun tipo di testo. Quando l’ho spedita ad Antonella per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori, il risultato è stato per me sorprendente perché il testo di Antonella e la lingua  Arbëreshë proiettavano la musica in un contesto molto più ampio e poco caratterizzato che se invece avessi usato l’italiano o l’inglese. Gli davano  mistero, un qualcosa in più.
 
Davide
Oggi la musica etnica è divenuta musica in fondo colta, a volte elitaria quando vi si pesca trasversalmente. L’espressione musica etnica identifica tutta quella musica che si colloca al di fuori degli schemi della pop music e della musica classica. Prendendo spunto dal titolo, Popular Games, cosa significa per te l’aggettivo popolare e quindi come lo traduci rispetto alla tua musica, che attinge in modo colto e raffinato alla musica etnica, ma anche alla classica, al jazz e alla sperimentazione più o meno elettronica o minimal, generi che sono altro da ciò che è cosiddetto “pop” o “popolare”? O il termine “popolare” è solo figlio della rivalutazione romantica dei concetti di popolo e di nazione, in opposizione all’estetica idealista che aveva usato il termine popolare   come sinonimo di “deteriore” nei confronti dell’arte colta?
 
Max
   La musica etnica è una fonte da cui attingere. Non l’unica ovviamente. I motivi per cui diviene un riferimento musicale per artisti provenienti da aree musicali differenti sono i più disparati. D’altronde avviene anche il contrario. La musica etnica dagli anni cinquanta in poi si è poppizzata mentre per diverse culture come quella indiana o araba i repertori antichi sono cristallizzati alla stessa stregua del  repertorio di musica classica occidentale.
  Il minimalismo, uno stile  che in realtà racchiude espressioni artistiche molto variegate, è divenuto un punto di riferimento importante per molta musica elettronica e pop ma inaspettatamente molti dei suoi principi strutturali e organizzativi, come gran parte dei processi compositivi utilizzati, provengono dalla musica africana o balinese (Steve Reich) o quella indiana (Philip Glass).
   Ho chiamato l’album Popular Games semplicemente perché mi piaceva come suonavano le due parole messe insieme non perché avesse un significato particolare rispetto ai materiali impiegati. Avrei potuto scegliere qualsiasi altro titolo, tuttavia  Popular Games  allude meglio  al fatto che la posizione da cui  si guarda alle musiche è quella di uno dal di fuori, di passaggio, ecco perché peraltro l’album ha una sua varietà interna che può lasciare un po’ perplessi.  
 
Davide
Qual è il principale concetto, o sentimento, o suggestione o suggerimento che cerchi di trasmettere e infondere come insegnante di musica?
 
Max
Il momento più emozionante per tutti, insegnante ed allievi, è quello della preparazione alle performance dal vivo. Anche se è molto faticoso, l’idea di partire da zero e portare un gruppo a realizzare un repertorio da proporre a un pubblico è qualcosa di avvincente. E’ nell’eseguire musica valutandone i risultati per poi confrontarla con altre espressioni o esperienze musicali che è racchiuso il successo di un esperienza di apprendimento vissuta dal di dentro.
 
Davide
E come musicista?
   
Max
Come esecutore cerco sempre  di valutare la reazione del pubblico per capire se quello che sto facendo è convincente. Di solito anche la musica più difficile se suonata bene può risultare coinvolgente. Come compositore spero semplicemente di fare qualcosa di interessante. 
 
Davide
Anche la musica strumentale, sebbene sia fatta di sola musica senza voce, senza parole, può avere un suo scopo, un proprio compito politico o sociale. Qual è il tuo o quale vorresti che la tua musica aiutasse?
 
Max
Non mi pongo nessuno scopo politico o sociale anche perché la musica in sé non significa altro che se stessa. L’uso che poi ne fanno gli altri è imprevedibile. In Russia per i musicisti non allineati si parlava anche di ” perversione formale “, che è un’ espressione incredibile.
Ad Astor Piazzolla accadde invece che un taxista che lo aveva accompagnato all’aereoporto appena lo ebbe scaricato gli fece un gestaccio giustificandolo col fatto che Piazzolla era un traditore della patria perché aveva modernizzato il Tango! Per le musiche con testi il discorso è diverso perché a veicolare significati di qualche tipo ci sono le parole.
Per la musica in genere posso solo dire che essa diventa un caso politico quando si pone fuori dal Sistema. Le Accademie ad esempio sono un sistema, uno dei tanti, in cui il parametro di giudizio spesso deriva dal retaggio del passato. Un modello questo che mette la conoscenza al di sopra dell’intuizione e una prospettiva del genere, nei territori dell’invenzione, può rivelarsi un errore  imperdonabile e che in genere fa la differenza.
 
Davide
Trova i migliori maestri, ascolta i pezzi più raffinati, e cerca di emularli. Così ha detto Wynton Marsalis. Chi e quali sono stati nel tuo caso?
 
Max
Beh non è facile emulare Debussy, Stravinski, Bartok, i Beatles. Sono stati musicisti dotati di un intuito formidabile!  A me è sempre piaciuta la musica che ha un non so che di sorprendente . Avendo proceduto in maniera un po’ selvaggia negli ascolti, visto che provenivo da un contesto musicale estremamente povero, l’approccio alla musica è stato del tutto istintivo, non guidato e quindi non mediato dalla cultura e dalla conoscenza. Ho scelto da solo la musica da ascoltare, almeno agli inizi, senza che nessuno mi dicesse questo è bello e questo no. Poi, alla magia è seguita la curiosità e quindi mi sono immerso nelle partiture o nei dischi dei musicisti che più mi interessavano come se fossero delle architetture sonore, cercando di afferrare il significato, o se non altro la bellezza, di ogni singola nota, di ogni aggregato sonoro.
 
Davide
Sembra un paradosso… Oggi, che c’è musica ovunque in ogni momento e forma, abbondanza e ridondanza, la musica più che mai è diventata per pochi… Naturalmente è una mia opinione, o sensazione. Che ne pensi?
 
Max
In effetti con la moltiplicazione dei canali attraverso cui e possibile ascoltare musica e con la facilità con cui è possibile produrla e metterla in rete si è arrivati di gran lunga al punto in cui l’offerta supera la domanda. Una saturazione dell’etere in cui la novità rivoluzionaria diventa il silenzio. Un silenzio molto più lungo di quello che Cage ha esplorato in Fontana Mix.
Potrei quindi affermare che più la musica si avvicina al silenzio più diventa un’esperienza mistica. Oggi siamo invece in piena era multitasking: accendiamo il computer, ci colleghiamo alla rete, mandiamo un pezzo consigliato da qualche amico su Facebook, rispondiamo a una mail o a telefono ecc, ecc. dopo un attimo cambiamo brano, perché così in genere funziona, e passiamo ad un altro …. nel caos assordante come può colpirci un singolo suono, una sfumatura di colore? 
 
Davide
Se ti venisse offerta l’opportunità di far riscoprire al grande pubblico un compositore del passato che non abbia goduto di fama, mai debitamente conosciuto o dimenticato, chi proporresti e perché?
 
Max
Non so, a me piacciono gli anonimi … per esempio il canticle medievale Scarborough Fair, ripreso da Paul Simon, è di un autore anonimo. Non credi che il fatto che un oggetto d’arte sia firmato e soprattutto sia riconducibile ad un artista ritenuto importante ne condizioni in parte la fruizione e il giudizio di qualità?
 
Davide
Per ragioni di eleganza e correttezza non posso chiederti quale sia per te il pezzo musicale più brutto che sia mai stato scritto. E allora ti chiedo quando un pezzo musicale è brutto secondo te? Cosa cerchi di evitare in assoluto quando componi la tua musica?
 
Max
C’è tanta musica che considero orrenda ma che ha un sacco di pubblico! Il gusto è qualcosa di molto soggettivo, Stravinski diceva peraltro che è innato. Schoenberg, che procedeva verso un territorio assolutamente inedito di emancipazione totale dai concetti di consonanza e dissonanza, combatteva nello stesso tempo anche una battaglia personale sulla riconsiderazione dei concetti di bello e brutto. Il Jazz e poi il Rock, che hanno sviluppato soluzioni sonore inedite e spesso volutamente aggressive, hanno goduto di un ampio pubblico di detrattori. Nello scrivere mi sforzo di essere essenziale. Il fenomeno della composizione è qualcosa di complesso e quindi non è riconducibile ad una o più formule.
  Da un punto di vista linguistico ho una mia idea di come procede la musica e la realizzazione di uno stile personale ha a che fare certamente col talento ma anche con la capacità di andare a fondo nelle cose e magari scoprire connessioni inaspettate, nuovi modi di considerare un suono, un accordo, una sequenza e così via. Volendo vedere la cosa al contrario, la musica veramente riuscita contiene un’alchimia che sfugge a qualsiasi analisi. Sul parametro melodico, ad esempio, nel passato i più grandi compositori ci si sono rotti la testa senza riuscire a controllarlo e a dominarlo.  
 
Davide
Qual è la domanda che ti fai più spesso quando componi?
 
Max
Non mi faccio troppe domande, ho un programma abbastanza serrato di cose che voglio esplorare e spero che questa investigazione mi porti a realizzare qualcosa che sia un passo più in là rispetto a quello che ho fatto prima. 
 
Davide
Cosa farai ora?
 
Max
Ho due dischi in cantiere, uno dedicato alla voce e che nasce dalla collaborazione con Antonella Pelilli e con il chitarrista Pasquale Capobianco  e uno più strumentale. Poi ho ricevuto una commissione dai Percussionisti Ketonici diretti da Giulio Costanzo per la realizzazione di un brano dedicato ai metalli da inserire nel loro prossimo spettacolo. Prosegue poi la collaborazione col pianista-compositore Girolamo De Simone che ha già dato un contributo sostanziale alla produzione di Popular Games con la sua etichetta KonSequenz .
 
Davide
Grazie. A’ suivre.
 
Max
Grazie a te Davide .

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