KULT Underground

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Torpedo – L’ingranaggio

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Scena indie romana, 2004. Gli ex Tommy Killers propongono il loro secondo album, “L’ingranaggio”, commistione di reggae (quindi, dub ) , ska, drum’n’bass, jazz ed elettronica, estraneo alla gabbia della fedeltà a uno e un solo genere, sperimentale e gioiosamente anarchico come appare: è un sound ibrido, figlio della lezione – per restare allineati alla nuova onda italiana – estetica e politica degli Almamegretta , dei 99 Posse , dei Meganoidi e dei Subsonica .

L’incipit è Terremoto: dub profetico e intimista, che tende a rivelare, sin dai testi, un approccio non propriamente ludico alle tematiche sociali: “(…) Il vento favorisce l’animo gelato / il cartone si è già più che congelato / la forza per chiedere l’ultima sigaretta / è la battaglia contro questa vita perfetta / il dolore non penetra in alcun modo / l’addio si è sentito come fosse un terremoto / e la terra trema, / e la terra trema… ”.

Groove Subsonica – filo rosso, la partecipazione di Rachid, già in “Amorematico” – per A decine di metri dal fondo: pezzo solare e trascinante, in cui sembra di ritrovare reminiscenze di Dr. Alban . Quindi, Alibi:

nuova satira politica e sociale, oltranzista e coraggiosa: si balla una musica figlia della ricerca e della sperimentazione dei pionieri giamaicani ibridata con elettronica e ritmi figli della club music: l’antica fratellanza Kingston-Bristol trova riconoscimento ed evoluzione in una band romana, figlia del neo-melting pot culturale ed etnico della capitale. Ancora una volta il testo merita d’essere segnalato: “A tutti quelli a cui troppe volte viene negato un accesso / a tutti quelli che troppo spesso subiscono ma non riescono / a spezzare le catene in cui nascono e crescono e ricascano / in pregiudizi infondati perché restano / troppi dubbi e interrogativi non risolti / troppi episodi conclusisi con tragici risvolti / mentre si somma la tensione che tramuta le parole / in un arma che giorno dopo giorno è più fatale ”. Notevole la rootz vrs di Alibi, tredicesima traccia del disco, featuring Sud Sound System.

Ska micidiale in Stelle: si ritorna alla lentezza ipnotica e malinconica del reggae in Nuove Strategie, rock elettronico subsonichiano e meganoide in Nuoce gravemente alla salute, contraddistinta da notevoli alterazioni del ritmo, improvvisi rallentamenti ed inattese esplosioni del suono.

Giocoso e godibile intervallo jazzato è Lo stetoscopio del dottor Locasciulli, che va a scandire la prima metà dell’album: irrompe Tigre contro Tigre, tracimante riflessione sulla competitività, l’individualismo e altre aberranti degenerazioni dello spirito del nostro tempo. Si vanno ad indagare la natura e le dinamiche dell’ingranaggio delle interazioni sociali: a questo punto è opportuno accennare al senso di questo “ingranaggio” cantato dalla band romana – Cota e Camici hanno dichiarato, in una recente intervista : “La parola ‘ingranaggio’ può essere analizzata da due punti di vista: da una parte c’è il lato puramente musicale, ossia la tendenza a mettere insieme a incastrare elementi di generi e linguaggi musicali diversi, dall’altra c’è il vero e proprio ingranaggio sociale all’interno del quale ci troviamo inseriti, sempre più incastrati gli uni con gli altri. Noi siamo vittime ma allo stesso tempo carnefici, o meglio partecipi della situazione attuale e quindi questa sorta di globalizzazione (ma più che di globalizzazione, termine ormai antiquato, è meglio parlare di totalizzazione) tende a coinvolgere tutti noi ogni giorno in un grande ingranaggio sociale. Questo è per noi il significato del termine ingranaggio, ripreso in quasi tutti i pezzi del disco. Erano tante rotelle, abbiamo cercato di metterle insieme, metterci un po’ d’olio e farle girare appunto come un ingranaggio”: appunto – dichiarazione che testimonia coscienza, consapevolezza e personalità.

Post- Clash la rabbiosa nona traccia del disco: Quelli come te è giocata su due minuti punk e distruttivi, furioso innesco di F.M. (Il dittatore) – reggae rabbioso e davvero adeguato epigono della lezione di Marley padre, e nelle sonorità e nell’intelligenza della denuncia: “ Il dittatore ha cambiato le sembianze e tu / Vegeti davanti al suo schermo che / Emana verità distorte per te / Il palinsesto che inonda / La testata giornalistica / La tua vita è automatica / Artificiale come la politica ”. Non è difficile smascherare il protagonista di questo pezzo, e non solo a livello nazionale. Ottimo lavoro. Stesso discorso vale per la provocazione tutta rivolta all’orrendo tubo catodico: Apparecchio mediatico è una canzone che dovrebbe essere canticchiata dagli studenti dei licei, come fosse un mantra, fondamentalmente e soprattutto quando fa: “ Stacca la spina / Questo apparecchio mediatico / Sta già eseguendo il suo compito / E l’obiettivo sei tu ”.

Singolo-traino dell’album è Le mani sopra Roma, accompagnato da un video di Kristoph Tassin, in cui un gruppo di giovani burocrati maneggioni e il loro ministro-mentore vanno pianificando investimenti e opportunità per un nuovo controllo del mercato edilizio della Capitale. Satira del malcostume e della corruzione che affligge e avvelena la capitale, è un brano coraggioso che si sposa con un video di rottura – simbolicamente accessibile, orgogliosamente vivo nella denuncia d’un nemico che, a ben vedere, spesso ha volto , nome e diversa credibilità agli occhi di buona parte della popolazione – e ciononostante rimane (inspiegabilmente?) impunito.

Da romano non posso che apprezzare la testimonianza d’una voce in difesa della nostra splendida città – massacrata e saccheggiata proprio da chi tende a chiamarla “ladrona”. Quindi – grazie. “Tutti con le mani sopra Roma / Intrighi di velate speranze e ambiguità / Tutti con le mani sopra Roma / Un gioco di parole che nasconde verità / Imprimere argomenti captare gli andamenti / Meglio un bel sorriso che sinceri sentimenti / Vendere progetti al cliente audiovisivo / Promesse su promesse nel momento decisivo / E Roma preda, Roma predatrice / Catene di fazioni, chi sarà la vincitrice? / E Roma trema se la libertà sparisce / Un trono troppo largo che nessuno digerisce ”.

Tunnel chiude l’album. Prima metà drum’n’bass, eccezionalmente Massive Attack prima e indimenticabile maniera – tempi dell’eterno Protection; seconda di ispirata ed equilibrata lentezza subsonichiana.

TORPEDO – L’INGRANAGGIO :

Andrea Cota : voce, chitarra.

Federico Camici : basso, voce.

David Assuntino : tastiere, synths e voce.

Giancarlo Mura : batteria.

Riccardo Domenico Saulle : tromba.

Emanuele Cefalì : sax tenore.

Hanno innescato l’ingranaggio anche Sandokan (trombone), Rachid (featuring in “A decine di metri dal fondo”) e Sud Sound System (featuring in “Alibi – Rootz vrs”). Il disco è stato registrato a Roma e mixato a Torino, da Marco Cipo Calliari, al Gulp Recording Studio.

***

INTERVISTA ai TORPEDO. Rispondono Federico Camici e Andrea Cota .

“L’Ingranaggio è il secondo album d’una band che crea arte dal 1998: ad oggi, centinaia di concerti in tutta Italia, un nuovo video in circolazione e una nuova tournèe in programma. Ragioni di soddisfazione e insoddisfazione, a questo punto della vostra carriera, quali sono?

Beh … quando ci si ferma un attimo e ci si guarda alla spalle risulta indiscutibile il fatto che di soddisfazioni ne abbiamo avute molte. In effetti il viaggio targato Torpedo è iniziato sui banchi di scuola e nonostante la costante voglia di divertirsi e di spaccare, non si pensava certo di arrivare sino a questo punto. È iniziato un percorso alla ricerca di uno stile fortemente personale e l’Ingranaggio è esattamente frutto di questa “avventura” ed il fatto che sia stato accolto così bene dalla critica è un grande stimolo per andare avanti e per portare la nostra attitudine ed il nostro sound alle orecchie di tutti senza distinzione alcuna.

“Difesa della democrazia, dell’intelligenza, della libertà d’espressione, degli emarginati: avete proprio deciso di essere una band di nicchia, eh? A parte gli scherzi: onore al merito. Quanto contano impegno e coscienza politica (non eccessivamente ideologizzata, mi sembra) nella vostra musica?”

Mentre stavamo facendo quello che sarebbe stato l’Ingranaggio, molti di coloro che in qualche modo ci sono vicini ci hanno detto che mancavano le famigerate e sempre ben accolte canzoni d’amore. Sinceramente per noi questo non è mai stato un problema. Innanzitutto d’amore se ne è parlato in musica talmente tanto che ormai ha perso quasi senso e diviene spesso luogo comune e facile approdo per hit di dubbio gusto. Nei nostri testi si parla di ciò che viviamo nella nostra città e dei principi con cui siamo cresciuti. Le questioni sociali e politiche d’altro canto ci hanno sempre molto interessato e cerchiamo quindi di far arrivare alla gente il nostro punto di vista filtrato dalle problematiche di tutti i giorni.

Per quel che riguarda il discorso di “nicchia” la questione è leggermente più complessa. L’Italia specialmente in questo momento storico sta passando un periodo di velata crisi economica che fa sì che il cittadino medio arrivi già a stento a fine mese. Ovviamente i primi tagli che si fanno riguardano i cosiddetti beni di lusso e così dischi, libri, cinema e teatro devono appellarsi ad un pubblico specializzato, di appassionati. Il mercato di classifica diviene, quindi, specchio dei gusti degli adolescenti educati in famiglie benestanti, spesso cresciuti senza ideali e forse troppo fragili rispetto alla cultura dell’immagine.

“Esiste coscienza d’una nuova scena indie italiana, oppure individualismi, prepotenze o limiti strutturali costringono all’isolamento?”

Sicuramente in questi ultimi anni ciò che esce dalle cantine (ma quelle sporche e spesso scomode) ha invaso in maniera più massiccia l’intero panorama italiano e d’altro canto molte realtà underground hanno ingrandito notevolmente il loro campo d’azione, crescendo notevolmente. Sicuramente questo porta una sorta di sentimento di condivisione di intenti e di percorso, anche se c’è da dire che alcune realtà ragionano in maniera leggermente troppo imprenditoriale (con tutte le controindicazioni legate ad un simile atteggiamento) lasciando in secondo piano ciò che non dovrebbe mai essere dimenticato: l’amore per la musica.

“Kingston-Bristol-Roma: possibile? Musica di dolore e amore e utopia: nata sulle strade, per ballare e per…?”

Abbiamo sempre tenuto moltissimo a stimolare il nostro pubblico a muoversi, una sorta di voglia di post-tribalismo in un mondo sempre meno carico di particolarismi e sempre più culturalmente omogeneo. Abbiamo sempre amato le realtà nate dalla strada e tutto ciò che cresce dal basso. A Roma sicuramente qualcosa sta venendo fuori, ma per sapere se di scena potrà trattarsi bisognerà ancora temporeggiare un po’. E intanto è tempo di muovere la testa, tempo di muovere le gambe.

“Nei vostri testi si riconosce insofferenza nei confronti del tubo catodico. Quanto e come potrà influire internet nell’opposizione all’influenza del media governativo per antonomasia?”

La televisione ha ormai acquisito uno status e un’importanza tale nella vita di tutti i giorni che è difficile riuscire a arginare il suo potere di desoggettivizzazione ed omologazione. Fortunatamente l’avvento di Internet, specialmente per le nuove generazioni, è una possibilità non meno importante di confronto e cambiamento del punto di vista, che, ad esempio, crediamo sia stato fondamentale in rapporto alla condotta del governo Berlusconi, pericoloso sotto troppi aspetti. E speriamo che in futuro la rete possa crescere ancora.

“Cosa vi piacerebbe dicessero del vostro disco? Al di là di ‘emozionante’ e ‘molto fico’, c’è qualche parolina che vorreste davvero ascoltare o leggere? Qualcosa che vorreste scatenare, ecco…” .

Il grande riscontro avuto dalla stampa per noi è già qualcosa che ci ha dato innumerevoli soddisfazioni e, inoltre, l’essere inseriti tra i dischi impedibili di “Musica” di Repubblica è qualcosa che non può che farci sentire onorati ed in parte appagati per il grande lavoro svolto.

Comunque ci piace quando la gente capisce che il messaggio insito all’interno del disco è quello di pensare con la propria testa, di evitare facili soluzioni preconfezionate e di lottare per i propri ideali.

“È piacevole o irritante essere accostati ad altre band italiane? A quali non vorreste essere davvero avvicinati? A quali, invece, vi riconoscete simili?”

L’accostamento ad altre realtà più affermate è cosa più che umana. Molto spesso pensando a ciò che ci trasmette un brano o un gruppo tendiamo ad incanalarlo in degli schemi che ognuno di noi crea dentro di sé. Ci hanno spesso affiancato a gruppi quali Africa Unite, 99Posse, Subsonica. La cosa sinceramente ci infastidisce fino ad un certo punto. In effetti questi sono i gruppi italiani che abbiamo più ascoltato negli ultimi anni ed è fuor di dubbio che in qualche modo ci abbiano influenzato, ma il nostro percorso ha qualcosa di differente da tutte queste realtà e aspettiamo che la gente se ne accorga.

“Max Gazzè cantava: ‘Quello che la musica può fare / Salvarti sull’orlo del precipizio’. Vi riconoscete in questi versi? Cos’è il precipizio?”

Se c’è un pericolo (o precipizio) probabilmente è quello di venire schiacciati da una società troppo frettolosa per lasciare il tempo necessario per conoscere se stessi e lasciarsi andare. Per noi la musica è perdizione.

“Qual è, oggi, il grande sogno dei Torpedo?”

In quanto discreti cinefili, ci piacerebbe sicuramente collaborare a qualche colonna sonora (e forse qualcosa si sta muovendo in questo senso, …) e poi via volanti verso un’estate di concerti per lasciare poi spazio alla creazione di quello che sarà il prossimo disco.

Il sogno comunque resta quello di poter continuare a sognare.

“Grazie infinite per la vostra disponibilità. Non vedo l’ora di ascoltarvi dal vivo” .

Grazie a voi ed alla prossima. E se volete vedere un po’ di sano sudore il concerto è assolutamente imperdibile.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE e BREVI NOTE

L’Ingranaggio , V2 Music Italy, 2004.

Radio Torpedo Indipendente , Altipiani, 2001.

Roma, 1998 . Nascono i The Tommy’s Killers, primo nucleo dei futuri Torpedo.

Approfondimento in rete : Sito Ufficiale / WayOut / MusicBoom / Extranet (intervista ad Andrea Cota) / Rockit / Musical News / Onda Alternativa / Gufetto (intervista ad Andrea Cota e Federico Camici) .

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