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The monthly chess review 3

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The monthly chess review – #3

In una rubrica di scacchi che si rispetti é quasi d’obbligo parlare del libro delle aperture, nel nostro caso per fare chiarezza su questo aspetto un po’ misterioso – direi la parte mitologica – del gioco e soprattutto farlo incontrare con il mondo dei giocatori, quale sia la loro bravura.
Encyclopedia of Chess Openings
Vi sono due parametri che concorrono sempre a qualificare un programma di gioco – commerciale e non – quando viene presentato: il suo ELO Rating ed il database delle aperture.
Per quanto riguarda il primo si tratta di un indicatore della capacità di gioco del programma valutata secondo parametri di test, solitamente dichiarato dal costruttore e successivamente verificata sul campo, sottoponendo il programma a sfide di vario tipo sia con giocatori di altissimo livello che contro altri programmi il cui ELO è già accreditato. L’ELO rating (un valore molto alto di solito è superiore a 2500 per programmi di qualità medio-alta) è un sistema di valutazione il cui metodo è riconosciuto dalla comunità scacchistica internazionale ed è ratificato da vari enti legati alla federazione di gioco. In questo momento per noi questo aspetto non riveste grande interesse, in quanto in software con un ELO 2000 risulterà già estremamente difficile da battere. Riprenderemo più avanti anche questo argomento, quando parleremo di programmi di gioco; non si tratterà soltanto di programmi commerciali, anzi si tratta proprio di programmi che non troverete presso la vostra software house di fiducia. Ma in tutte le cose ci vuole pazienza.
Immaginiamo una vera e propria battaglia. Torri da espugnare, cavalli, alfieri e pedoni… Non può trattarsi di un barbaro attacco al nemico, muovendosi alla giornata, attaccando dove è possibile e difendendo le proprie posizioni alla bell’e meglio. Deve esserci una strategia, un obiettivo e un minimo di stile.
Intanto dal nemico c’è da aspettarsi di tutto, soprattutto che sia uno stratega speriamo meno abile di noi.
E’ il caso di cominciare con una certa calma, ponendosi degli obiettivi a breve termine; ad esempio potremo scegliere di utilizzare i cavalli perché ci sentiamo più a nostro agio con questi pezzi oppure fare in modo che il nostro alfiere fin dalle prime mosse cerchi di bloccare il re avversario, muovere i pedoni con cura oppure rischiare fin dall’inizio e rinunciando a qualsiasi possibilità di arrocco utilizzare anche il re come pedina di attacco (che può portare a imprevedibili risultati positivi, nda).
E’ altrettanto necessario che ci poniamo obiettivi a lungo termine, la strategia con cui vogliamo mettere in atto la nostra conquista. La scacchiera non è tutta uguale, possiamo cercare di prendere il controllo del centro e muovere i pezzi per distruggere l’avversario, oppure accerchiarlo o affiancarlo, cercare di tenerlo bloccato il più possibile avanzando senza tregua. Ma mettere in atto queste strategie non sempre è cosa facile, perché anche il nostro avversario è scaltro, può prevedere le nostre mosse, anch’egli ha la propria strategia che perseguirà con ogni mezzo.
Diciamo che trova spiegazione una certa terminologia del gioco degli scacchi, per così dire "colta" ma che semplicemente focalizza in modo più preciso il tipo di combattimento degli opposti avversari; avremo un gioco di cavalli o di pedoni, ci sarà il gioco centrato sugli alfieri, ciascuno con le sue varianti. Uno dei due giocatori cercherà di prendere il controllo del centro, mentre l’altro prova a scalzarlo oppure ne approfitta e cerca di accerchiarlo sulle colonne laterali (le caselle A,B,G,H per intenderci) e così via. Quello di cui stiamo per parlare non deve fuorviarci nell’idea che ormai del gioco sia già stato detto tutto, tantomeno che ormai ogni mossa, ogni possibilità sia già stata codificata e in qualche modo sia ricollegabile a qualche schema di gioco, anche se effettivamente in questa direzione molto è già stato fatto.
Nel corso delle prime mosse di una partita, prendiamone in considerazione cinque tanto per fare un esempio, è molto probabile che venga impostato il tipo di gioco e la strategia di ciascun giocatore. Non si tratta di una regola, ma se ci pensiamo un attimo, effettivamente dopo cinque mosse può essere già stato fatto molto almeno per quanto riguarda l’impostazione.
Bene a questo punto cerchiamo di collocare il senso di libro delle aperture in questo contesto, partendo proprio dalla considerazione più fuorviante anche se apparentemente sembra la più ovvia; un giocatore esperto è una specie di superuomo che oltre a vincere praticamente sempre è anche in grado di ricordare migliaia se non milioni di mosse ed in base a queste schiacciare l’avversario giocando la partita con lungimirante saggezza. Niente di più falso e leggendario.Se così fosse prima di imparare a giocare prenderebbe il sopravvento su di noi una triste ondata di depressione senza darci alcuna possibilità di scampo, e visto che dai computer non ci si può aspettare né lungimiranza, tantomeno saggezza, risulterebbe un fenomeno inspiegabile il fatto che queste scatole possano batterci il più delle volte.
Appurato che il libro delle aperture non è un tomo medievale rilegato in pelle di antichissima fattura, l’Encyclopedia of Chess Openings (e ricordatevi bene questo nome!) non è altro che la classificazione organica sulla base delle prime 5-10 mosse di tutte le tipologie di inizio gioco, considerate dal punto di vista di entrambi i giocatori. Per essere ancora più chiari, potremo dire che le prime cinque migliori mosse possibili da entrambe le parti della scacchiera, qualsiasi sia l’inizio sono classificate secondo uno schema preciso; escludiamo a priori per ovvi motivi mosse stupide, inutili, ovviamente deleterie e contrarie allo spirito del gioco.
La classificazione è organizzata in cinque volumi (numerati dalla lettera A alla E) e ciascun volume contiene 100 sequenze di apertura possibili, numerate da 00 a 99.
Ecco spiegata l’opzione che troviamo sia nelle letteratura che nei siti Internet, nell’analisi delle partite e nei commenti alle mosse da parte dei programmi di scacchi. ELO Rating è infatti la classificazione (rating) del gioco secondo la (Encyclopedia of Chess Openings).
Il "nome volgare" di ciascuna apertura di solito ha origine dalla partita in cui questo tipo di gioco è stato utilizzato, oppure dal torneo o famosa partita dove è apparsa la prima volta; tra l’altro alcuni tipi di aperture come la "siciliana" hanno memoria molto antica. Il concetto di classificazione anche se molto parziale dell’inizio del gioco ha origini di gran lunga precedenti alla nascita dei computer.
Prendiamo ad esempio l’apertura

1. d4 Nf6 2. c4 e5 3. dxe5 Ne4 4. Nf3 Nc6 5. a3 a5 6. b3

porta alla configurazione di gioco
e inserendo le mosse in un programma di gioco che riconosca il libro delle aperture – in cui è stata abilitata la funzione ECO Rating – questa viene riconosciuta come la A51 – Budapest Gambit: Fajarowictz variation (ovvero Encyclopedia of Chess Openings, Vol A, apertura 51)
Ebbene questa partita è stata giocata fra Theorie e Fajarowicz nell’anno 1792….
Prendiamo in esame la partita qui di seguito (vi consigliamo intanto di avviare il vostro programma di scacchi preferito)

1. d4 Nf6 2. c4 e5 3. dxe5 Ne4 4. Nf3 Nc6 5. Nbd2 Nc5 6. g3 Qe7 7. Bg2 g6 8. O-O Bg7 9. Nb3 Ne6 10. Be3 O-O 11. Qd5 a5 12. Nc5 Nb4 13. Nxe6 Nxd5 14. Bc5 Qxe6 15. cxd5 Qxd5 16. Bxf8 Kxf8 17. Rfd1 Qb5 18. Rac1 c6 19. b3 a4 20. bxa4 Rxa4

Si tratta della partita giocata fra Luis Manuel Perez (Bianchi) e Alonso Zapata (Neri) il 14 maggio 2001 al XXXVI Capablanca Memorial Premier II. Anche in questo caso si tratta di ECO A51; il primo caso ovviamente è un riferimento accademico, che ci permette di analizzare come le prime cinque mosse possano impostare il gioco secondo un determinato tipo di strategia mentre nel secondo disponiamo di un numero maggiore di mosse, per cui possiamo anche trarre delle conclusioni su come è possibile gestire questo tipo di gioco.
Disponendo di un numero sufficiente ampio di partite per tutti i tipi di aperture dell’ECO, potremo acquisire una notevole esperienza e trarre preziosi insegnamenti analizzandone le mosse. Oltre 6 milioni di partite vi sembrano un numero sufficientemente grande?
Se avete avviato il programma di scacchi, provate a inserire ad una ad una le mosse del primo esempio; man mano il computer riconosce l’apertura a cui la posizione di gioco corrisponde, ottenendo questo tipo di schema:

N.
Mossa
ECO
Descrizione apertura

1.
d4
A40
Queen’s pawn

1.
Nf6
A45
Queen’s pawn game

2.
c4
A45
Queen’s pawn game

2.
e5
A51
Budapest defence declined

3.
dxe5
A51
Budapest defence declined

3.
Ne4
A51
Budapest Gambit: Fajarowictz variation

4.
Nf3
A51
Budapest Gambit: Fajarowictz variation

4.
Nc6
A51
Budapest Gambit: Fajarowictz variation

5.
a3
A51
Budapest Gambit: Fajarowictz variation

5.
a5
A51
Budapest Gambit: Fajarowictz variation


Man mano che il gioco si struttura, il computer – basandosi con gli elementi di cui dispone in ogni momento – identifica l’ECO corrispondente.
Commentando queste prime mosse, diremo che il gioco inizia con un’apertura del pedone di regina, ed il nero accetta il gioco di pedone di regina. Con la sua seconda mossa il nero declina la difesa Budapest ed il bianco risponde nello stesso modo, quindi il gioco prosegue con l’apertura che abbiamo preso come esempio, identificata soltanto alla terza mossa del nero.
Come si può facilmente immaginare il tipo di classificazione offerto dall’ECO unitamente alla notazione delle mossa in formati come il PGN per le partite ed il FEN per le singole mosse si presta ottimamente ad organizzare un database, struttura con cui i software hanno familiarità notevole per quanto riguarda la possibilità di accedere velocemente a grandi moli di dati.
La conoscenza diffusa del libro delle aperture, ovvero dei possibili panorami di apertura di gioco, classificati e codificati ha ricevuto una notevole spinta con la diffusione sempre più ampia dei programmi per il gioco degli scacchi delle ultime generazioni. Un aspetto didattico di grande valore consiste proprio nell’utilizzare i software di gioco come delle vere e proprie scacchiere in grado di analizzare i comportamenti di entrambi gli avversari e di segnalarci il copione che – magari involontariamente ma seguendo la logica di gioco che ci sembra più corretta – stiamo seguendo come da manuale.
Da un lato è possibile che conoscendo entrambi i giocatori un certo numero di aperture, appena il bianco fa la prima mossa l’avversario è in grado di opporsi seguendo uno schema che porta immediatamente a definire un certo panorama di attacco o di difesa. D’altro canto è anche di estremo interesse "scoprire" in quale tipo di panorama che il computer è in grado di riconoscere si può collocare una determinata partita, e man mano scoprire quali sono le nostre attitudini al gioco secondo i nostri schemi mentali, viste dal punto di vista di un linguaggio in parte già codificato.
A questo punto è necessaria una considerazione di primaria importanza, relativamente al valore delle aperture e più in generale la parte iniziale della partita; una corretta impostazione sicuramente può portare a raggiungere ottimi risultati, non soltanto per il raggiungimento dell’obiettivo finale del gioco ma anche in relazione alla possibilità di giocare ad un livello soddisfacente. Questo non significa vincere. E’ possibile impostare un partita eccellente e perdere perché al giocatore mancano le capacità tecniche o le conoscenze necessarie a concludere in modo altrettanto "pulito" la partita. Un aspetto altrettanto affascinante del gioco come gli aspetti legati alle strategie di apertura è quello legato alla fase conclusiva, ovvero la capacità di completare una partita al momento giusto, con il maggior vantaggio possibile nei confronti dell’avversario. Ma questo argomento sarà oggetto di uno dei prossimi numeri.

Enrico Miglino

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