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Sonntag (2)

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Sonntag (2)

Interno del TPO: lunghi corridoi bui. Rampe di scale discendenti, sempre più in basso. Sale buie. Una, poi un’altra. La stanza è fredda, nuda …"Wildorf tra gli spettatori e gli spettatori seduti in penombra. A sei metri da loro una scala…Dall’ esterno si percepiscono rumori meccanici dragati da grida"…… Da qui prende forma la rappresentazione teatrale di Christian.
Concordo con Diego sul fatto che la ragione della riuscita è il modo in cui è raccontato il messaggio. Chi è abituato a leggere racconti di Christian sa che il testo non è sempre di immediata comprensione, per il suo peculiare modo di raccontare, per la simultaneità temporale di eventi accaduti in luoghi diversi; ma ciò che causa stranimento e confusione sulla carta è effetto di forte emozione se rappresentato sul palcoscenico, le parole tridimensionalmente si riempiono di più chiaro significato ed emergono in primo piano poiché il "lettore" non deve più preoccuparsi della elaborata descrizione delle scene che diventano inquadrature: un occhio che dall’alto riprende e riflette in pochi mq molteplici realtà, molteplici verità, molteplici vite. Così mentre un ragazzo muore assassinato da un celerino qualcun’ altro è seduto e straziato dalle lacrime, qualcuno balla, altri fanno l’amore.
Mi è piaciuto in special modo il monologo centrale, splendida poesia. Presagio della fine del tutto, emblema della precarietà della vita, di sogni infranti, di fatiche vane, di emozioni vissute a vuoto: …"Clown blu di un fiammifero osservi tra i campi dal margine cornacchie a frugare le spighe ne studi il moto attendi il segnale ‘che il mondo sta per finire, ‘che il grano deve bruciare"….
Ottima scelta anche degli attori ai quali va fatto un profondo inchino, senza di loro non credo sarebbe stato possibile ottenere un effetto di così intensa emozione.
Al contrario di Diego penso che l’ambientazione della pièce in un luogo chiuso e buio sia la giusta collocazione, e avrei ancor più apprezzato la presenza di un pubblico di numero inferiore: c’erano circa dodici persone. La possibilità di giocare con il chiaro scuro, ottenuto dall’accendersi e spegnersi delle candele che scandiscono i cambi di scena, il buio totale in cui esplodono i rumori o sussurrano le voci, la musica di sottofondo ritengo siano aspetti irrinunciabili che donano intimità, empatia e creano il mood ideale per assistere alla rappresentazione cosa che non sarebbe stato possibile ricreare open air.
Se posso osare esprimendo un parere da ignorante del settore, come si è detto in precedenza, vorrei aggiungere che secondo me Christian…forte della coscienza di sé, di possedere indubbio talento e cultura, talvolta si lascia trasportare la mano dalla penna abbandonandosi a virtuosismi eccessivi, profusioni sinestetiche, situazioni surreali talvolta rese veramente oscure dalla scarsezza di elementi. Sarà questa precisa volontà dell’autore? Dobbiamo semplicemente gustarci il testo, cogliere quel che riusciamo e non occuparci del resto? O forse coloro che come me accedono alla cultura dalla porta di servizio dovrebbero leggersi qualche trattato sulla letteratura post-moderna e sulla semiotica prima di affrontare questo tipo di rappresentazioni ?
Che dire di più ?! Io spero vivamente di poter vedere presto qualche altra sua rappresentazione. Credo possieda il talento di un "linguaggio cinematografico" l’abilità cioè di descrivere la scena in modo rapido incisivo e fotografico con un’inclinazione alla poesia e un’attenta cura al testo. Non ci resta che attendere….di rivederlo e di scoprire di cosa si riempirà il baule vuoto al centro del castello.

Silvia Melzi

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