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L’inno di Seborga – Insolita Musica (Tra Insolite Cose)

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Quest’anno mi è capitato di tornare per la seconda volta di mia vita in un piccolo comune della comunità montana intemelia tra Ospedaletti e Bordighera. Il comune si chiama Seborga ed è appunto un comune italiano, sebbene una parte della comunità dei seborghini rivendichi la propria indipendenza dallo stato italiano in virtù di un antico status di principato.
Seborga gode di un clima mite e di un’ottima posizione, sempre soleggiata, con ampie montagne alle spalle che la proteggono dai venti freddi del nord. Oggi il Principato occupa 14 km² di colline ricoperte di fiori e vegetazione a tre chilometri in linea d’aria dal mare. I Seborghini coltivano ed esportano in tutto il mondo fiori e fogliame, specialmente mimosa, eucaliptus e ginestra ornamentale.
La “capitale” Seborga, a 522 metri di altezza sul mare, ospita 362 abitanti su una superificie di 4 km². La piccola località, anticamente denominata Castrum Sepulcri (in seguito Burgum Sepulcri, da cui Sebolcaro e Seborga), faceva parte della Contea di Ventimiglia. Questo feudo, con il castello e la chiesa di San Michele, fu donato dal Conte Guido di Ventimiglia ai Monaci benedettini di Lerino (Lerins) vicino Cannes nel 954.
Nel 1079 Seborga diventò un Principato del Sacro Romano Impero con il suo primo Principe-Monaco investito da Papa Gregorio VII. Nel 1118 il Principe-Monaco Edouard nominò nove templari e il monastero divenne il primo e unico Stato sovrano cistercense della storia, un riconoscimento giuridico che mantenne fino al 1729. Nel 1127 i nove Templari ritornarono a Seborga da Gerusalemme. Li attendeva San Bernardo di Chiaravalle che nominò il primo Grande Capo dei Cavalieri di San Bernardo, Hugues de Paynes. Nel 1660 i monaci di Seborga istituirono una zecca, attività che durò fino al 1686. Tuttavia ancora oggi a Seborga si coniano monete (i Luigini). Il luigino non ha alcun valore legale, ma è un bel souvenir turistico e, se ha senso, è spendibile in città. Un Luigino vale 6 dollari americani (io, un luigino per ricordo, l’ho pagato però 14 euro…).
Seborga rimase dunque uno stato cistercense fino al gennaio 1729, quando il Principato (da sempre di scarse rendite e poveri sudditi) venne venduto per 175.000 lire a Vittorio Amedeo II Principe di Savoia, Re di Sardegna. Seborga, con tutta la Liguria, entrò quindi a far parte del Regno di Sardegna prima, poi del Regno d’Italia e della Repubblica Italiana di conseguenza. Qualcuno tuttavia afferma che questa transazione tra il Regno di Sardegna e la Casa dei Savoia non sia mai stata registrata né pagata. Stando così le cose, Seborga non apparterrebbe né al regno d’Italia né alla Repubblica. Per questa particolare situazione giuridica Giorgio I, eletto principe per votazione dei seborghini nel 1964, ha potuto chiedere alla Corte Internazionale di Giustizia, organo giuridico delle Nazioni Unite, l’indipendenza dall’Italia del Principato: “La suprema corte dell’Aia“, disse il Principe, “ci dà ragione, ha infatti confermato che Seborga non è italiana perché non esiste alcun documento di annessione ai Savoia”.
La tradizione dei Monaci-Principi è dunque mantenuta in vita da Giorgio I, al secolo Giorgio Carbone, con la nomina di un consiglio dei ministri e di consoli. Seborga, per mantenere ferme le sue consuetudini, ha un proprio stemma e una propria bandiera, stampa una collezione di francobolli, un giornale e batte moneta (i Luigini, appunto, recanti l’effigie di Giorgio I). Seborga ha perfino delle proprie targhe automobilstiche che vengono usate a latere di quelle italiane e sono applicate solo da chi lo desideri. A chi li richiede, vengono anche rilasciati documenti (passaporti, patenti ecc.) recanti l’effigie e i timbri di Seborga. Sono documenti ritenuti validi solo all’interno del principato o hanno funzione folcloristica e di promozione turistica.
Al di là dei documenti che testimonierebbero il diritto all’indipendenza di Seborga, questa non è mai stata riconosciuta dall’Italia, né da altri stati o organismi internazionali. Il Comune di Seborga dunque è di fatto parte integrante della Repubblica italiana e i suoi residenti eleggono regolarmente il consiglio comunale e il sindaco, che prestano giuramento alla Repubblica.
La pretesa indipendenza del “principato” sarebbe, secondo molti, soltanto una trovata pubblicitaria per attirare turisti e investitori. Si vedrà. Sono l’ultimo che si possa pronunciare al riguardo. Io, del resto, mi occupo di musica.
Seborga ha infatti anche una sua Orchestra (L’Orchestra da Camera “Principato di Seborga”), creata dal Maestro Vitaliano Gallo. Nata nel 1998, questa orchestra ha per obiettivo quello di far conoscere nel mondo, tramite i suoi concerti, la cultura e le tradizioni del Principato. Leggo dal sito ufficiale, primato non da poco,  che “Il Principato di Seborga è stato l’unico paese al mondo che non ha mai dichiarato guerra a nessuno, e a sua volta non è stato mai invaso; testimone di questo messaggio, l’Orchestra da Camera Principato di Seborga ai suoi concerti espone sempre la Bandiera del Principato Sovrano: simbolo di Pace e Fratellanza Universale“.
Oltre a ciò, il 31 maggio del 2009 è stato inaugurato a Seborga una esposizione permanente di 130 strumenti musicali antichi, datati dal 1744 al 1930, che un appassionato collezionista seborghino, Giuliano Fogliarino, ha concesso al Comune. Sono grammofoni, fisarmoniche, ottoni, carillon ed altro ancora, oltre 250 preziosi pezzi acquistati in 50 anni nei mercatini nazionali ed esteri, tutti in perfetto stato di conservazione e funzionamento (Seborga, via della Zecca 2).
Infine voglio parlarvi dell’inno di Seborga. Lo potete ascoltare dal sito di Seborga (il cui indirizzo vi riporto più sotto) o acquistando il compact disc “Il principato di Seborga si racconta, la banda suona e la storia canta”. Qui sono presenti l’inno Nazionale “La speranza” e altre musiche o canti di Seborga (Cavaliere del vento, Alza bandiera, Forza Seborghino, Ballata antica, Hymne aux chevaliers – Inno ai cavalieri e L’addio). L’esecuzione è affidata al maestro Carlo Bisio, all’Orchestra Sinfonica Europea, alla Banda Filarmonica di Ventimiglia e al Coro Polifonico Città di Ventimiglia.
Comunque la pensiate, Seborga merita una visita… e un ascolto.
Sito ufficiale:
 
Per ascoltare “La speranza” (nelle versioni cantata e strumentale)…
 
Speranza (Inno Nazionale di Seborga)


La Speranza è in colui che crede
Nella Forza della Verità
C’è l’Uomo che lotta per la Fede
E chi per Amor di Libertà

Non tema chi lotta con Onore
E sorride nelle aversità
Giacchè se nel tempo il corpo muore
Più forte vivrà la Volontà

E vai, sii Uomo e vai
Di bianco e azzurro vestiti
E vai, Seborghino vai
Nei tuoi colori fonditi

Non ti fermare mai
Se trovi degli ostacoli,
Nel tuo trionfo avrai
Gli Onori del tuo Popolo


Non giunge la mano del potente
A fermare Storia e Dignità
Finchè la radice della gente
Nella propria Terra affonderà

Non dona conquista al detentore
Chi dimostra Fede e Civiltà
Ma è contro la Legge del Signore
L’Uomo che si macchia di viltà

E vai, sii Uomo e vai
Di bianco e azzurro vestiti
E vai, Seborghino vai
Nei tuoi colori fonditi

Non ti fermare mai
Se trovi degli ostacoli,
Vai, Seborghino vai
Vittoria arriverà
Vittoria arriverà

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