KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Roll Through the Ages

5 min read

gioco per 1-4 persone
Autore: Matt Leacock
Editore: Gryphon Games  (www.freddistribution.com)
 
Il tema dell’evoluzione di una civiltà è un trend consolidato nei giochi da tavolo (e non solo, pensate al gioco per computer Civilization). In molti casi si tratta di giochi complessi, con regole complicate e tempi di gioco molto lunghi, per la necessità di simulare in modo soddisfacente quello che si è verificato nella vita del nostro pianeta. Fin’ora il prodotto più riuscito (a detta di molti, oltre che opinione personale) è “Through the Ages”, che pur rinunciando a plancia e pedine rimane complesso e lungo da giocare, risultando comunque piacevole e soddisfacente. Questo “Roll Through the Ages” si rifà a questo nome, anche se solo nel titolo (autore e casa editrice sono differenti) e in parte nell’ambientazione (il sottotitolo è “The Bronze Age”, indicando che le civiltà che si svilupperanno lo faranno solo fino all’Età del Bronzo); e il “Roll” del titolo sottintende l’uso dei dadi, il meccanismo principale di questo gioco (e non è un bieco tentativo di sfruttare il “brand” del suo quasi omonimo). Tra parentesi, l’autore di questo titolo è Matt Leacock, che si è già reso noto con Pandemic (un titolo di successo e assolutamente differente da quello che vi sto descrivendo ora).
La scatola è molto compatta (e molto pesante) e contiene:
– quattro tavolette di legno,
– ventiquattro pioli di legno (sei per tavoletta),
– sette dadi di legno,
– un blocco di schede per i giocatori,
– le regole (in inglese).
Le regole di questo gioco sono molto semplici; il regolamento non è altro che un pieghevole di sole sei paginette (e la metà sono spiegazioni delle calamità e dei miglioramenti). Per giocare è necessaria una penna (o matita) a testa, dato che i giocatori dovranno compilare la propria scheda. E devo dire che quest’ultima è proprio ben fatta, con uno spazio per ogni cosa e tutto espresso in modo molto chiaro.
All’inizio della partita ogni giocatore ha tre città, ed il turno inizia con il lancio di un dado per ogni città. I simboli che si possono ottenere sono (in varie combinazioni):
– grano: ha una scala corrispondente sulla tavoletta, serve per sfamare le città,
– anfore: significa che si potranno acquisire merci, segnate sulle altre sei scale nella tavoletta (corrispondono a legno, pietra, vasellame,
– manodopera: per costruire altre città e le meraviglie
– monete: per costruire i miglioramenti,
– teschi: corrispondono alle calamità.
Il giocatore di turno può decidere di ritirare tutti o solo alcuni dei dadi, fino ad un massimo di tre tiri, con la limitazione che i dadi che mostrano i teschi non possono essere ritirati.
Alla fine, vengono segnate le risorse di grano e le merci acquisite; si paga poi un grano per ogni città posseduta, se non se ne possiede abbastanza si dovranno segnare dei punti negativi; allo stesso modo, si dovranno segnare punti negativi (o subire altre penalità) in base al numero di teschi ottenuti.
A questo punto si può decidere come utilizzare le risorse manodopera:
– se si costruisce una città, il turno successivo si potrà tirare un dado in più (fino ad un massimo di sette),
– se si costruisce una meraviglia, conterà per il punteggio finale (c’è un differente punteggio se si è il primo a costruire quella specifica meraviglia, o se la ha già costruita un altro giocatore).
Infine si può acquisire un miglioramento, pagando il suo valore in merci o monete.
Le città, le meraviglie, i miglioramenti e i punti negativi vanno tutti segnati sulla propria scheda, barrando caselle e cerchiando valori.
L’ultima operazione da fare è scartare tutte le merci oltre la sesta, e il turno può passare al giocatore successivo. La partita termina quando un giocatore costruisce il proprio quinto miglioramento, oppure quando fra tutti i giocatori viene costruita la settima meraviglia. Si completa il giro, in modo tale da far giocare a tutti lo stesso numero di turni, si conteggiano i punti e vince chi ha raggiunto il totale più elevato.
Le regole sono molto semplici, e la partita è molto veloce, in effetti tutto finisce quando si sarebbe in realtà voluto giocare ancora a lungo. E non rimane che fare un’altra partita, oppure provare la variante “Late Bronze Age” che si può scaricare sottoforma di foglio punteggi dal sito della casa editrice, che aggiunge alcuni miglioramenti e rende obbligatoria la fase del commercio (che nel regolamento base è opzionale): ovvero la possibilità da parte dei giocatori di scambiarsi le merci con una trattativa libera (simile a quella presente ne “I Coloni di Catan); e questo rende il gioco un po’ più interattivo (altrimenti l’unica possibilità di interagire è attraverso le calamità). Peccato per il fatto che il pacco di fogli punteggio diventa così un po’ inutile (e ne avevano messi un bel po’).
E si può giocare anche in solitario: ci si pone l’obiettivo di realizzare il punteggio più alto possibile avendo il limite di tempo di dieci turni.
E il gioco è meno aleatorio di quello che può sembrare: la faccia del dado con il teschio contiene in realtà anche due risorse, per cui è vero che si può essere sfortunati quando esce (e normalmente non si può ritirare) ma è anche vero che si è ben ricompensati. Per quanto riguarda le strategie, sono dettate principalmente da quali miglioramenti si vuole costruire e in quale sequenza, aggiungendo a questi la decisione su quante città costruire e su quali meraviglie puntare. Solo dopo che si è deciso questo si può pensare a quali risultati puntare con i dadi. Naturalmente poi se le risorse (o le monete) non sono uscite dopo tre lanci, per esempio, allora è necessario mettere da parte la propria strategia (sui miglioramenti, in questo caso) e cercare delle alternative.
I miglioramenti sono molto vari, e contribuiscono ad aumentare la variabilità nelle partite; con un numero di possibilità non eccessivo c’è effettivamente il rischio di trovare la “strategia vincente” composta dalla sequenza ideale di miglioramenti da realizzare, però questa possibilità è appunto mitigata dal lancio dei dadi e dalla necessità di utilizzare al meglio quello che si ottiene.
“Roll Through the Ages” ricade nella categoria dei “filler” (riempitivi) ma si distingue dagli altri per l’ambientazione, sicuramente è più soddisfacente “costruire una civiltà” rispetto ai temi blandi che si riscontrano negli altri giochi della stessa classe, ed è sicuramente gratificante sotto il punto di vista dei materiali: manca solo un bel bicchiere per lanciare i dadi, ma non si può avere tutto (ma potete sempre riciclarne uno da un altro gioco).

Altri articoli correlati

Commenta