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Project Zero: Crimson Butterfly

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Nei giorni che precedono l’inizio delle vacanze le nostre macchine da gioco hanno ricevuto una bella bordata di giochi e il rilascio di nuovi titoli è avvenuto quasi settimanalmente per circa un mese. Nell’impossibilità di recensire per bene tutti i giochi usciti nelle settimane scorse sono stato costretto a limitare i titoli delle recensioni questo mese per poi abbandare nel numero estivo che uscirà a breve.
Quindi tenete botta che le recensioni aumenteranno il mese prossimo.
Questo mese mi sono dedicato a un gioco che è seguito di un altro titolo abbastanza noto nel genere dei survival horror. Sto parlando di

Project Zero II: Crimson Butterfly (PS2)

Ehi, ma i giochi non li traducono più? Già questi titoli roboanti in inglese diventerebbero un po’ ridicoli in italiano. E poi la lingua di albione ha sempre esercitato un discreto fascino sui noi abitanti dello stivale. Ma per fortuna che il gioco in questione ha almeno i sottotitoli durante le sezioni cinematiche e l’interfaccia di gioco così come il manuale è stato tradotto interamente in italiano per permettere a tutti di non perdere una sola sillaba dell’avventura. I personaggi invece parlano in inglese e sono doppiati bene.
Ma come inizio al contrario? In genere questo genere di cose le scrivo in fondo.
Allora partiamo dall’inizio. Chi ha giocato a Project Zero? Bene. Qui tutto è diverso: la storia, l’ambientazione. Solo il meccanismo di gioco in parte è stato lasciato così, ma altre cose sono cambiate.
La storia narra di due gemelle, Mio e Mayu, che per seguire delle strane farfalle di color purpureo, s’imbattono a loro insaputa in un villaggio che dovrebbe essere scomparso. Misteriosamente si passa dal pomeriggio all’oscurità più totale e si entra in quello che non esiterei a chiamare il peggiore degli incubi. Ciò che prima non c’era compare ai loro occhi. Uno strano luogo, testimonianza di un rito durante il quale l’intero villaggio scomparve improvvisamente riappare dal nulla e così come il misterioso luogo anche l’intero villaggio è lì, stranamente disabitato. Man mano che vi avventurerete nel villaggio incrontrete case – tutto il gioco è ambientato nel Giappone e quindi le case che incontrerete sembrano arrivare direttamente dal passato feudale del Giappone – nelle quali sarete costrette ad avventurarvi. Dentro le case potrete incontrare testimonianze del passato costituite da semplici appunti di "precedenti" abitanti o visitatori che condivideranno con voi le loro angosce e le loro paure.
La storia è ambientata 30 anni prima degli eventi che succedevano nel primo titolo, Project Zero, ma è ben congegnata e veramente molto inquietante.
Nel vostro peregrinare vi imbatterete nella Camera Obscura, che altro non è che una macchina fotografica che, debitamente equipaggiata, vi permetterà di portare a fondo l’avventura. È tramite questa macchina fotografica e diversi rulli di pellicole che potrete far dissolvere per sempre le strane presenze che infestano il villaggio, proteggendo vostra sorella (nel gioco assumerete il controllo di Mio, ma in alcune sezioni dovrete anche guidare Maye e questo duplicità di controllo rende il gioco ancora più vario e necessariamente vi condurrà alla risoluzione di alcuni enigmi che altrimenti non avreste mai potuto risolvere…) dagli attacchi di queste strane creature.
Strane creature, fantasmi in pratica che tenteranno di avere la meglio su voi che state per scoprire cosa accadde nel villaggio tanto tempo addietro. Due gemelle che dovranno aiutarsi a vicenda, una storia basata sul rapporto, sulla duplicità hanno richiamato alla mente tecniche di gioco già riscontrate in Code Veronica e in Ico… ma qui ovviamente incentrate e sviluppate in modo completamente differente…
Insomma la storia è avvincente e i colpi di scena non tarderanno ad arrivare.
Dicevo la macchina fotografica può sfruttare diversi tipi di rullini e a seconda del tipo potrete infliggere danni diversi a queste presenze ectoplasmatiche (inoltre anche il tempo di ricarica tra uno scatto e l’altro varia a seconda del rullino, mettendo a rischio la vostra vita per più o meno secondi). Presenze che quindi dovrete immortalare con una serie di scatti perfetti (sarà la macchina stessa a dirvi con una serie di indicatori a schermo quando scattare, ma l’inquadratura la dovrete impostare voi sfruttando i due stick analogici che vi permetteranno di muovervi e di alzare e abbassare lo sguardo). A parte i momenti di "pura fotografia ectoplasmatica", durante i quali sarete impegnati in veri e propri duelli all’ultimo clic con visuale in prima persona, il gioco è in terza persona e sarete chiamati a perlustrare queste dimore spettrali stando attenti a tutti i dettagli possibili (alcuni importanti oggetti sono segnati a schermo da sfere luminose, altri li si troveranno solamente premendo un tasto nelle vicinanze di un oggetto che vi incuriosisce). Quindi oltre ai momenti di lotta fotografica, a quelli di pura paura (durante i momenti di perlustrazione sarete distratti da voci eteree provenienti da dietro le vostre spalle, da immagini trasparenti fugaci dietro finestre o porte socchiuse, tutto mentre state giocando oppure interrotti da bellissime sequenze filmate, allo stato dell’arte sulla PS2). Oltre alle pellicole fotografiche, ogni volta che dissolverete un fantasma sarete premiati con una particolare pietra che, inserita in una particolare radio, vi permetterà di ascoltare frasi apparentemente senza senso, ma che potrebbero mettervi in guardia o darvi particolari informazioni su cosa sta effettivamente succedendo in quello strano villaggio. Inoltre, affrontando i fantasmi otterrete dei i punti esperienza che vi permetteranno di potenziare alcune caratteristiche della macchina fotografica, come un indicatore di quanta energia ectoplasmatica dovrete sottrarre al vostro opponente etereo prima di dissolverlo per sempre… oppure un campo d’immagine più grande o una sensibilità dell’apparecchio più potente.
La Camera Obscura vi servirà anche per "raccogliere" indizi spettrali che una volta analizzati vi permetteranno di andare avanti nella storia del gioco, sbloccando determinate aree o semplicemente suggerendo al giocatore dove si trovano particolare indizi
Pare chiaro infatti farvi notare che con il procedere dell’avventura i fantasmi che incontrerete si faranno più "carogne" e più duri da dissolvere, adottando stili di comportamento e di attacco sempre diversi che richiederanno al giocatore diverse abilità di "scatto" per dissolverli. Quindi i potenziamenti della Camera Obscura non fanno male, anzi ben vengano. Giusto per ricordarvelo: i fantasmi fanno male. È per questo che potrete ristabilire la vostra energia utilizzando erbe o kit medici e devo dire di queste ne troverete abbastanza nei luoghi che visiterete, almeno a livello normale.
A livello grafico, lasciando da parte i bellissimi filmati che ogni tanto interromperanno l’azione, ma solamente per renderla più concitata, e che vi faranno sobbalzare dalla sedia (per i deboli di cuore il gioco giocatelo durante il giorno o comunque con la luce accesa e con qualcuno in casa…), la PS2 è spremuta a dovere.
Effetti di luce, di distorsione dell’immagine, animazioni e modellazione poligonale eccezionali, effetti di traslucenza e glow ci sono tutti per incatenare l’occhio del giocatore. Ma anche il buio ha il suo fascio ed è per questo che all’inizio non avrete con voi neanche una torcia… e i programmatori non solo dispensano di queste chicche, ma addirittura virano il gioco al semplice bianco e nero per indicare strane simbologie o fasi di passaggio del gioco dove il colore deve rimanere confinato solo alle farfalle del titolo per un chiaro riferimento simbolico.
A livello audio, come già accennato all’inizio gli scricchiolii non vi lasceranno un attimo, così come le voci che sussurrano pezzi di frase come antiche cantilene incantate o le folate di vento che quasi quasi c’investono facendo di un tratto rabbrividire e venire la pelle d’oca (non simulata).
Questo gioco ha carattere da vendere e TECMO (i responsabili dei vadi Dead Or Alive) sembra avere imparato bene la lezione di Alone in the Dark e Resident Evil, aggiungendo un qualche tocco prettamente giapponese (avete notato che siamo praticamente invasi da storie d’horror giapponesi come non mai?) e UbiSoft Italia ha fatto bene a importare questo titolo nella nostra nazione. Un colpo fatale, parafrasando il titolo originale del gioco, che lascerà di gelo (dal terrore) tutti quelli che vorranno avventurarsi in questa storia horror che personalmente ho trovato molto intrigante.

Giovanni Strammiello

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