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La Risposta

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La Risposta
(Ottavo classificato)

Lo vedi?
"Sì".
Il tuo battito è accelerato.
"Ho paura".
Non devi averne. E’ tutto a posto.
"Sì".
Mi credi, vero?
Non risposi.
Alex? Mi credi?
Continuai a gustare il mio silenzio, parlare avrebbe rovinato quel posto, il mio posto. Sentivo di amarlo. Alex? Se non rispondi dovrò cominciare a pensare che ti è successo qualcosa, e dovrò farti rientrare.
"No". Quasi urlai.
Allora ascoltami.
"Sì". Accompagnai l’affermazione con un cenno del capo. Mi rispose il rumore del mare, il frangersi delle onde sugli scogli, a pochi metri dalla spiaggia in cui mi trovavo. Pace.
La velocità non è costante, te ne accorgi dal ritmo delle onde, a volte lento, a volte rapido. Capisci, vero, Alex?
"Sì". Guardai le mie mani. Aprii e chiusi le dita, una, due, tre volte. Volevo sincerarmi della loro presenza. Le mie gambe risposero all’ordine del mio cervello e mossero con cautela due passi verso la battigia.
Sei sicuro, Alex? Vuoi iniziare?
"Sì". Non avevo scarpe e i miei piedi pizzicavano a contatto con la sabbia dorata. Non era dolore, ma un lieve solletico, che si propagava attraverso il mio corpo con la stessa impudenza di una compagna maliziosa. Il cielo era terreo, cupo e malinconico.
Il tuo animo, Alex. Provi qualcosa?
"Dio".
Non perderti, Alex. Non abbandonarti. Sai perché sei qui…
"Sì". Il mio istinto urlava di correre, di rotolarmi sulla spiaggia, di togliermi i vestiti e di assaporare l’odore aspro e pungente del mare, portato dal vento. Ricordavo le storie di mia nonna sulle terribili tempeste a cui aveva assistito, e le sue parole, quando parlava dell’aria, la mattina successiva. "Sa di putridume, Alex. Morte e putridume, nulla di più". Forse era quello l’odore che sentivo, ma non riuscivo a associarlo all’idea della morte. Era forte, questo sì, e ti entrava dentro, come la passione di una notte, sapendo che ti risveglierai accanto alla persona che ami. Era una sensazione di continuità, di sicurezza.
Alex, vedi il mare di fronte a te? Lo vedi?
"Sì. E’ azzurro, come il cielo, ma il verde aggiunge delle sfumature… inconsuete".
Sono le alghe, Alex. La luce si riflette nello specchio d’acqua, ricreando un effetto scenografico, ma assolutamente naturale. E’ solo questo.
Solo. Come sminuire la bellezza della perfezione con una semplice parola.
Mi capisci, Alex?
"Sì". Le voci erano dentro la mia mente, ma fuori dalla mia consapevolezza. Era come sentire una musica di sottofondo: sai che c’è, ma le presti poca attenzione. Guarda ai tuoi piedi, Alex. La vedi?
"Sì".
Splendida. I forti colori simili ad un cielo d’estate ferivano i miei occhi e allo stesso tempo mi riempivano della gioia di contemplare il mistero della vita stessa. La policromia, la sensazione di forza che traspariva da quel disegno e la vibrante leggerezza che contraddistingueva il materiale di cui era costituita: tutto era perfetto, anche in un mondo dove la semplice razionalità era incapace di spiegare quei piccoli miracoli. La presi in mano, cercando di non romperla. La conchiglia era una porta aperta sull’infinito, sul mistero intangibile della creazione. Gli arabeschi sembravano un immenso punto interrogativo, la domanda finale, il senso incompiuto della vita e della morte, e la preghiera silenziosa di una risposta, che ancora aveva da venire.
Sai cosa farne, vero, Alex? Te ne ho parlato, prima di partire.
"Sì". La poggiai, con cautela, al mio orecchio e fui colto istantaneamente da un senso di vertigine.
Alex, stai bene? Vuoi rientrare?
"No!", dissi. "No! E’ stato solo un attimo… Non ero… preparato".
Bene, Alex.
Non potevo essere preparato a quelle sensazioni, forti e appaganti. Sentivo la mente abbandonarmi, lasciarsi cullare da quell’universo senza forma… No, ho detto senza forma? Non è vero, una forma l’aveva, la forma dei sogni: qualsiasi sogno passi per la mente della gente. Musica, formata dalla quiete del mare, dalla luce che permea gli abissi, appena percettibile, eppure trascinante. "Oh, Mio Dio", dissi a fior di labbra, "Vorrei che durasse per sempre".
Alex, mantieni il controllo.
Sì, avrei voluto rispondere alla voce nella mia mente, ma la verità era un’altra.
Ricorda l’obiettivo, Alex. Ricorda perché sei lì.
Poggiai con cautela la conchiglia sulla spiaggia e il mare, con i suoi abitanti, sembrava sorridermi, adesso.
No, Alex! Fermo! Ti riportiamo indietro. Solo pochi minuti…
Troppo tempo, un’eternità…Il mare si apriva di fronte a me; e le balene cantavano una lode per il peccatore redento; e le sirene allargavano le braccia, accogliendomi fra loro; e le stelle, riflesse nello specchio limpido e sereno di un nuovo sistema solare, domandavano con apprensione, speranzose in una mia risposta; e le acque cullavano il mio corpo; e le onde lo inghiottivano lentamente. Mentre la mia esistenza aveva finalmente trovato un posto nell’universo, le mie ultime parole furono: "Sì, io credo".
Poi inspirai e il mistero si dischiuse ai miei occhi.

————-

"Mi spiace, signore", disse l’uomo con il camice. L’uomo con la cravatta strinse i denti, mentre osservava il corpo di Alex, disteso sul lettino e collegato ai computers. "E’ il terzo che si spegne in questo modo. Lo guardi: è un corpo vuoto". "Si tratta solo di qualche sacrificio in nome del progresso. Ormai i normali "browsers" hanno fatto il loro tempo. Lo sa bene, la Microhard sta lavorando ad un sistema più semplice per interfacciare mente e Rete, e noi non possiamo farci cogliere impreparati. Ricreare nei pensieri dell’utente un ambiente in cui sia a proprio agio è un’idea rivoluzionaria. Permetterà a chiunque di usare Internet, senza grandi conoscenze informatiche. L’andamento delle onde rappresenta la velocità di connessione, le conchiglie sono i "plug – in", utilizzabili per ascoltare musica o visualizzare filmati, i pesci sono applicazioni in "Java Script", e la sabbia, capace di infiltrarsi negli spazi che compongono l’"avatar virtuale", ci permetterà di esercitare una costante sorveglianza sul soggetto, come un "cookie".
L’uomo con la cravatta pensò, con malinconia, alle estati della sua infanzia, così perfette nella loro semplicità. Il mondo era cambiato. Lui era cambiato.
Si rilassi, signore. Tutto andrà bene, tutto si risolverà. Dal mare viene l’uomo, al mare tornerà, un giorno. La nostra è la civiltà, signore, la civiltà. Che ne pensa della civiltà, signore?
"Che potrebbe essere una buona idea…", sospirò l’uomo con la cravatta.
E uscì dal laboratorio.

Gianandrea Parisi

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