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Jane’s Addiction: Strays

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Jane’s Addiction: Strays
(Capitol, 2003)

Eccoci qui a scrivere un nuovo capitolo nel libro delle reunion in ambito rock… il nome coinvolto non è di secondo piano, sebbene una lunga assenza dalle scene nell’era MTV si paghi spesso con la caduta nell’oblio assoluto.
L’ultimo segno di vita i Jane’s Addiction l’avevano dato nell’ormai lontano 1997, per quanto si trattasse solo dell’uscita di una compilation di brani dal vivo, demo ed inediti. A nome Perry Farrell era poi uscito una specie di greatest-hits alla carriera, comprendente anche brani dei Porno For Pyros, nonché un vero e proprio album solista (Song Yet To Be Sung); passo analogo aveva intrapreso pure Dave Navarro, resosi titolare di Trust No One. Forse a causa di cifre di vendita non propriamente esaltanti, forse semplicemente per ridare vita ad un gruppo storico, entrambi hanno infine pensato di tornare a comporre musica insieme ed hanno richiamato a tal proposito anche il batterista Stephen Perkins, rimpiazzando invece il defezionario Eric Avery con Chris Chaney. Ecco dunque a voi i nuovi Jane’s Addiction…
Strays è un album difficile da valutare. La voglia di farselo piacere a tutti i costi, soprattutto per rispetto della formidabile band capace di regalarci tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 brani a dir poco indimenticabili, si scontra in più di un frangente con la necessità di prendere atto della distanza intercorrente con i capolavori del glorioso passato. Pur non essendo affatto un album brutto, Strays lascia insomma un po’ di amaro in bocca. Non credo sia colpa dei quattro, che dopotutto hanno confezionato un prodotto più che all’altezza; immagino sia piuttosto da imputarsi alla pesante eredità con cui si deve inevitabilmente confrontare.
Ad aprirlo c’è un’aggressiva True Nature dai paesaggi mutevoli ed allucinati, dalla quale si evince immediatamente che la sei corde di Navarro non ha perso colpi (qui suona a tratti in uno stile non lontano da quello di Tom Morello, abbandonandosi peraltro ad un profluvio di brevi sezioni in assolo) e che Farrell sa ancora cosa fare con un microfono in mano. Rinfrancati dalla scoperta si può anche sorvolare sul fatto che, a ben vedere, il brano in sè è piuttosto banale…
Riverberi estatici schiudono le porte a Strays, che l’ingresso in pompa magna di Perkins e Navarro riveste di energia allo stato puro: la canzone pare caricarsi all’infinito, fino a quando Perry può prorompere nel suo ben noto urlo primordiale e offrirle una valvola di sfogo. Un drumming quasi tribale ed un opportuno finale in crescendo la rendono nel complesso uno dei momenti più alti dell’intero album.
Segue il singolo Just Because, scelto a ragion veduta quale apripista. Un gran riff di Navarro traghetta l’ascoltatore dall’inizio alla fine di una traccia sostanzialmente semplice, nella quale lo stesso Dave lesina opportunamente sulla propria autoindulgenza. Anche il video, privo di trovate spettacolari o effetti sbalorditivi, sottolinea opportunamente la linearità della proposta.
The Price I Pay pare dapprima calcare le orme di Summertime Rolls, poi evolve tutto d’un tratto in un pezzo dalla ritmica drum’n’bass che Navarro fornisce di un background sufficientemente straniante per la voce di Perry. Non mancano cambi di ritmi e di volume, nonché un intermezzo assai poetico incastonato a mezza via: tanto perché non si dica che i Jane’s Addiction sono diventati prevedibili… Il congedo di Farrell, al quale è lasciato l’intero palcoscenico, sa un po’ di Robert Plant dell’epoca Since I’ve Been Loving You.
Un giro piuttosto cupo introduce The Riches, un altro pezzo relativamente lineare nel suo svolgimento, almeno prima che vi si apra un ampio squarcio apparentemente trapiantato a forza dal secondo album dei Porno For Pyros.
Superhero ha una bella base ritmica, dei vocals abbastanza scanditi ed un riff reiterato all’infinito: l’insieme gli conferisce un andamento squadrato, scoppiettante, perfino un po’ fumettistico… ma forse mi sono fatto influenzare dal titolo.
Per Wrong Girl i Jane’s Addiction pescano a piene mani nel funk. L’effetto complessivo, oltre a riportare ai primi Porno For Pyros, ricorda assai da vicino quello di The Crunge dei Led Zeppelin, con la chitarra sempre leggermente sfasata rispetto alla base ritmica. Da segnalare anche un bellissimo dialogo fra Dave e Perry nella sezione centrale, che si apre sul successivo lungo assolo di Navarro.
Quando ci si sta cominciando a chiedere dove siano finite le ballate, ecco servita Everybody’s Friend, facilmente uno degli highlight di Strays: mirabile nella sua semplicità, squisitamente melodica, arricchita da un delizioso assolo di Dave. I volumi si abbassano, tutto è più soffuso e si ricomincia per davvero a respirare la magia di una band leggendaria. Peccato che duri così poco…
Lo stacco che si ottiene con Suffer Some, altro brano prepotentemente ritmato e con un certo sapore funk, è notevole. Nel complesso, la traccia scorre via senza destare impressioni particolari: anche il rallentamento a mezza strada, corredato da passaggi chitarristici opportunamente tremolanti, a questo punto non sorprende più.
Ad Hypersonic spetta il compito di ricordarci una volta di più che fino a poco tempo fa Perry Farrell nutriva ambizioni da dj, ed impiegava a piene mani nel suo esordio solista quell’elettronica che faceva per giunta capolino anche nel lavoro di Navarro. Su un tappeto ritmico frenetico, che per l’ennesima volta si interrompe giusto il tempo necessario al consueto break semi-acustico, si snoda un brano privo di grande personalità, in cui ognuno sembra andare per la propria strada: ascoltare i lamenti della chitarra di Dave per rendersene conto…
Altre pennellate psichedelice e ci si ritrova in To Match The Sun, a cui spetta il compito di chiudere il disco. Al di là di qualche sguaiatezza da metal anni ’80, il pezzo è abbastanza godibile e viene anche impreziosito da un bel lavoro su una sofferta sei corde che qui suona un po’ come quella degli Smashing Pumpkins mid-90s. A voler essere parecchio generosi può essere ritenuto il corrispondente odierno delle cavalcate di allora, Three Days e Then She Did.
Come accennavo sopra, non si può ricacciare indietro una certa delusione. Si tratta di una considerazione del tutto soggettiva, è ovvio: a chi non conosca null’altro dei Jane’s Addiction, Strays sembrerà magari un gran bell’album. E forse lo è anche… però ricorda che il tempo passa per tutti, e non è necessario suonare male per vedersi il proprio ormai irrimediabilmente alle spalle. Probabilmente sarà il caso di consolarsi pensando che, perlomeno, i nuovi Jane’s Addiction non suonano come l’ultimo Perry Farrell che ci era stato dato conoscere…

Fabrizio Claudio Marcon

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