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Il redivivo festival di Bellaria

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Il redivivo festival di Bellaria

Proprio quando sembrava che per l’ennesima volta il pur longevo festival di Bellaria dovesse scomparire ecco che ci stupisce di nuovo con un’edizione 2003 interessante e più che dignitosa. Tocca per la seconda volta consecutiva alla triade Segre-Morandini-Costa a continuare il percorso inaugurato raccogliendo l’eredità del più sperimentale "anteprimaannozero" di Ghezzi, che pure riscosse un buon successo di partecipazione e copertura stampa, scegliendo un profilo più anonimo e raccolto ribattezzandolo innanzitutto semplicemente "Anteprima", di nuovo con quella maiuscola tanto indigesta a Ghezzi.
Il regista Daniele Segre, il critico Morando Morandini e Antonio Costa aggiungono al consueto programma, che vede come sempre il Concorso Anteprima per corti e mediometraggi ed il premio "Casa Rossa" per i film italiani della stagione passata o in corso, una rassegna trasversale sul cosiddetto "cinema utile", ovviamente dietro alla spinta di Segre, da sempre sensibile a tematiche trattabili solitamente conl documentario, col reportage o con la più mopderna forma del docu-fiction. L’unico film esplicitamente inserito in questo filone è "Piovono mucche" di Luca Vendruscolo, al quale è abbinato il making-of, una buona occasione per vedere anche cosa succede dietro e intorno alla macchina da presa. In "Piovono mucche" si parla dell’handicap in forma di commedia e le attese dettate dai premi raccolti con la sceneggiatura e con gli applausi del Torino Film Festival non vengono affatto tradite.
Nel segno della tradizione vincente si è celebrato anche quest’anno il compleanno di un film italiano, famoso o meno, che ha comunque significato qualcosa per il cinema nazionale ed estero. Morandini, nell’introdurre il non facile "Non ho tempo" di Ansano Gianarelli, dice, quasi come per scusarsi, che la scelta non è caduta su un film famoso o su di un regista divenuto poi "maestro" ma su di un film poco conosciuto che però tanto a dato nelle realizzazioni a venire. Il risultato è in effetti sorpendente. In "Non ho tempo" si racconta del giovane matematico francese Evariste Galois, prematuramente scomparso per le ferite riportate in un assurdo duello. Nella sua breve vita Galois fece in tempo a diventare un protagonista della matematica negli anni di maggior fermento di quella scienza e il titolo del film si riferisce alle frettolose annotazioni ai margini delle pagine che Galois scrive freneticamente la notte prima del duello per cercare di tramandare i suoi studi e le sue ricerche, probabilmente rassegnato all’esito di un duello assolutamente inconcepibile. Galois è inoltre agitato dal suo fermento politico che sfoga contro l’immobilità delle scuole francesi (non sarà ammesso al Politecnico per via della insensata rigidezza e formalità delle modalità d’iscrizione) e contro un sistema politico in rapido disfacimento. Il pregio del film di Gianarelli è la magnifica ambientazione sospesa tra la ricreazione degli ambienti ottocenteschi e l’integrazione con elementi moderni grazie a quei punti di contatto tra le proteste del ’68 e le idee di Galois. Un film da cercare e vedere, assolutamente.
A Bellaria si è anche avuta l’occasione per scoprire l’occhio del "filosofo delle pianure", ovverosia Gianni Celati che firma alcuni lavori in forma di racconti di viaggio sotto il segno dell’amico fotografo Ghirri, protagonista silente di "Strada provinciale dell’anima", una videonarrazione di una gita in corriera sulle orme di "Verso la foce", ed invece protagonista assoluto di "Il mondo di Luigi Ghirri", una celebrazione postuma dello scomparso artista.
Infine il concorso. "Anteprima" raccoglie, come sempre, lavori d’ogni genere anche se la selezione sembra più accorta e matura rispetto a quella di due anni fa, l’ultima edizione a cui avevo assistito. Ci sono lavori acerbi o realizzazioni un po’ pretenzione, alla ricerca di un’originalità che invece non c’è, ma nel complesso la media è alta, anche considerando al giovane età di molti degli autori. Alla fine la giuria (Gianfranco Bàrberi, Alessandro Baricco, Valentina Cervi, Wilma Labate, Pierre Todeschini) premierà "Giovedì" del giovanissimo Stefano Scandaletti ma a me piacerebbe ricordare "Lavori in corso" di Irene Rubini, uno straordinario ritratto di Carla Corso, una ex prostituta che ha sempre scelto di persona la sua vita e non ne è affatto pentita. Carla Corso ricorda con orgoglio il suo passato e vive ora altrettanto orgogliosamente un presente occupato dall’incarico di presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute in Italia, un’associazione nata a Pordenone ma attiva in tutta la nazione. Inframezzato all’intervista con Carla, la Rubini pone intelligentemente i commenti sulla prostituzione raccolti per strada, raccogliendo gli umori più distinti.
Una rassegna come sempre interessante, dunque, tanto più se si considera che è l’unica sopravvissuta dei festival adriatici che negli ultimi anni si erano fusi, modificati o silenziosamente scomparsi. Un plauso va anche all’amministrazione comunale che mette a disposizione degli addetti ai lavori la nota ospitalità romagnola. "Anteprima" si conferma come una manifestazione di qualità che non cerca il consenso o le luci dei telegiornali prediligendo i contenuti e le novità, un percorso più difficile ma più soddisfacente.

Benatti Michele

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