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110 giochi per ridurre l’handicap

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Josè Jorge Chade e Adriano Temporini

Attività di gruppo per l’integrazione
Erickson

Nella mia esperienza di educatore scolastico, gli esempi più belli di integrazione (e in questi anni ho visto davvero tanti momenti belli di integrazione, insieme ad inevitabili difficoltà) si realizzano spesso nei momenti più “informali” delle gite, dei giochi durante la ricreazione, delle ore di Educazione Fisica.
A volte bastano piccoli accorgimenti ad alcune attività ludiche e sportive per permettere al gruppo dei coetanei di inserire anche nei giochi più classici, come nelle staffette o in semplici esercizi sportivi, i bambini e le bambine più in difficoltà, responsabilizzando i compagni e facendo sentire tutti dei protagonisti attivi nell’accogliere e nel “fare il tifo” per quanti altrimenti rischierebbero di rimanere ai margini di questo tipo di attività. L’insegnante e l’educatore può avere proprio un ruolo fondamentale nell’elaborare piccoli accorgimenti in questo senso, che rendono però “grande” l’integrazione fra i compagni.
In questo senso il libro, curato da Chade e Temporini, due docenti esperti in scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, che hanno collaborato a diversi progetti con comuni e con istituzioni per l’integrazione di alunni con handicap, si presenta come una risorsa preziosa: esso presenta alcuni suggerimenti per adattare alcuni giochi classici, come acchiapparella, giochi di conoscenza con la palla, giochi di inseguimento etc., in modo che siano occasione per inserire anche i bambini e le bambine che presentino particolari deficit, da quelli visivi a quelli uditivi, da quelli di tipo affettivo-relazionale a quelli che riguardano il ritardo mentale.
Non si tratta, dunque, di giochi specifici di riabilitazione per ragazzi in situazione di handicap, ma di giochi normalissimi, anzi a volte molto simpatici come proposte ludiche per il gruppo che si segue come insegnanti o educatori, adattati per accogliere e inserire gli alunni più in difficoltà, non come spettatori passivi, ma come co-protagonisti attivi, insieme agli altri amici. In questo senso, come fa notare il prof.Andrea Canevaro nella prefazione al volume, il gioco diventa strumento per “ridurre l’handicap” favorendo una piena riabilitazione che il bambino fa non da solo, ma insieme ad adulti e compagni.
Il libro è diviso in due  parti: la prima parte propone giochi di conoscenza che favoriscono la comunicazione e il reciproco scambio all’interno del gruppo; la seconda espone giochi a squadra e di gruppo che stimolino le funzioni psicosensopercettive e psicomotorie, nonché le relazioni interpersonali.
I giochi, presentati in 110 schede, sono rivolti ai bambini dai 3 ai 12 anni e possono essere un utile strumento per genitori, insegnanti, educatori e gestori di ludoteche, che troveranno consigli pratici e suggerimenti sia per proporre giochi a tutto il gruppo che seguono, sia per adattarli alla presenza di diverse tipologie di handicap tra i ragazzi coinvolti.
Le schede, infatti, dopo avere presentato in modo dettagliato il gioco, nel materiale e negli ambienti che richiedono, nelle competenze e nelle abilità che essi cercano di affrontare, passano in rassegna le diverse tipologie di handicap, presentate in modo riassuntivo in un’appendice all’inizio del volume, suggerendo adattamenti per i giochi, come per esempio l’uso di cartoncini colorati per coloro che avessero difficoltà uditive, nei giochi che richiedono delle consegne particolari da ascoltare durante lo svolgimento.
E’ interessante, infine, un ulteriore appendice che propone due schemi per progetti di integrazione, rivolti alle due fasce di bimbi delle scuole materne e primi anni dell’elementari così come  ai ragazzi delle ultime classi delle elementari e delle scuole medie, che possono offrire spunti interessanti per inserire i giochi proposti in un più ampio percorso rivolto al gruppo- classe sulle tematiche del riconoscimento delle differenze e su quelle dell’accettazione e della reciprocità.

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