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Perché non posso fare a meno di amare Pedro Almodóvar

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Perché non posso fare a meno di amare Pedro Almodóvar

Ho amato P.A. fin da …ma cosa ho fatto io per meritarmi questo? non bellissimo, ma già significativo e pregno delle sue tematiche, presentate, come sempre, sotto l’aspetto del grottesco e dell’iperbolico.
P.A. ha il coraggio di essere un uomo libero e di urlare a squarciagola che l’unica cosa che conti è amare e essere riamati, ad ogni costo (anche di uccidere il proprio marito con un osso di prosciutto per scappare in cerca dell’amore) a dispetto di tutto e di tutti, oltre ogni convenzione, con ogni mezzo, lecito e illecito, morale o immorale.
La grandezza di P.A. sta nel suo essere semplice (mai avreste pensato a questo aggettivo riferito a P.A., vero?!) sì perché non c’è niente di più semplice e apparentemente (apparentemente!) banale che sostenere che tutti hanno diritto di cercare la felicità, anzi forse ne hanno il dovere, e ciò significa che tutti devono cercare l’amore, ma quello vero, quello che con la ragione non inseguirebbero mai, quello che fa compiere gesti da squilibrati (il maniaco1 uscito di galera che sequestra la Porno-Star in Légami!; la moglie schizofrenica vestita da Barbie che spara all’impazzata in Donne sull’orlo …) o autolesionisti (l’amica di Pepa che ospita i guerriglieri sionisti in Donne sull’orlo …; lo scrittore innamorato che pubblica un libro a nome dell’amata in Il fiore del mio segreto), ma comunque assolutamente indispensabili ed irrinunciabili nella logica dell’amore.
L’amore in P.A. non è necessariamente tra uomo e donna, ma tra madri e figli, tra amanti, amici, fratelli, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla cultura, dall’estrazione sociale: è l’essenza dell’amore, che può essere illegale, ridicolo, senza futuro, senza ragione, insomma l’unico amore possibile.
Talvolta l’amore nei film di P.A. non è subito riconosciuto perché l’istinto di alcuni personaggi è di preferire un amore ragionevole, convenzionale, misurato, socialmente accettato (la bellissima suora di Tutto su mia madre e il giovanissimo Banderas di Donne sull’orlo…), poi è l’ineluttabile che travolge i suoi personaggi e non possono che precipitarsi verso la insensatezza più ingovernabile e senza vergogna né pudore dell’amore assoluto.
P.A., a mio avviso, raggiunge punte di genialità pura, ineffabile: cosa sono se non illuminazioni la citazione ne Il fiore del mio segreto dell’epilogo di Ricche e famose con Jacqueline Bisset e Candice Bergen e la conclusione di Légami! con il maniaco, la Porno-Star e la madre di questa che cantano felici in auto?!
P.A. non ha paura di dire che l’esistenza umana trova la propria ragione nella ricerca dell’unica felicità possibile che è l’amore: Tavernier direbbe La vie et rien d’autre, ma i francesi sono cerebrali, benché talvolta grandiosi, mentre P.A. è immediato, diretto: ROSSO, GIALLO, NERO e FEMMINA!
I protagonisti di P.A. sono tutti (o quasi) di sesso femminile, ovvero uomini, spesso molto giovani, che mostrano una spiccata e peculiare sensibilità femminile, questo perché nell’inconscio collettivo le donne sono esseri istintivi, ipersensibili e, soprattutto, inclini ai sentimenti, al punto da lasciare guidare la propria esistenza da essi, senza vergogne né pudori, al di là di ogni condizionamento sociale. Le donne combattono da sempre per i propri uomini e figli, per difendere le proprie famiglie con forza e coraggio, sprezzanti di qualsiasi pericolo, incuranti delle conseguenze cui può portare il loro agire: se sanno di lottare per amore, la morte stessa non le spaventa. P.A. non può, quindi, che esaltare queste persone che vivono, lottano, soffrono, godono solo per amore e queste, per loro fortuna, sono le donne, mentre gli uomini sono condannati ad un’esistenza tutta volta al successo economico, al rispetto delle convenzioni, alla razionalità che occulta i sentimenti e non possono mai, a nessun costo, mostrarsi vulnerabili. Insomma, le donne hanno la possibilità e la capacità di essere creature libere e gli uomini, loro malgrado, devono assoggettarsi alla prigionia delle sovrastrutture culturali e sociali.
Gli eroi di P.A. sono liberi per antonomasia, per loro non esistono doveri morali o sociali, non conoscono convenzioni, essi vivono solo per amare ed essere felici, ma questo non li porta all’egoismo, anzi non fanno che diffondere amore e vita intorno a sé, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non potessero fare altrimenti.
L’amore di P.A., infatti, è senza scampo, non dà nessuna possibilità di sfuggirgli, i personaggi sono predestinati ad esso e devono rincorrerlo ad ogni costo per poi raggiungerlo.
La conclusione è sempre e comunque positiva perché amare porta ad essere riamati e ad essere vivi.
A volte l’amore conduce ad un epilogo lieto come in Carne Tremula, altre no (il figlio muore in Tutto su mia madre), ma è solo apparentemente una conclusione infausta, poiché il fatto stesso di provare un amore assoluto e totalizzante rende felici e vivi i personaggi e dà l’unico senso possibile all’esistenza umana.
Tutto è lecito per amore, anche l’illecito, anzi è moralmente necessario e doveroso.
Il senso di ineluttabilità dell’amore è tangibile in P.A., il dubbio non esiste, non fa nemmeno capolino, l’amore è certezza assoluta, assenza di paura e insicurezza; ecco perché la luce, i colori, la musica, il riso, il canto: l’amore è sempre e solo vita e felicità, anche quando porta dolore, tormento e strazio.
Non c’è punizione per alcun atto compiuto per amore, non c’è senso di colpa, niente calvinistico autoflagellarsi, nessuna gesuitica castrazione: la purezza è l’amore, il peccato non esiste (Imperativo categorico: la legge morale "dell’amore" dentro di me, il cielo stellato sopra di me).
Se anche Emily Brönte l’avesse capito, Cime tempestose non esisterebbe e questo sì che sarebbe un vero peccato!

Al

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