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Pane e tulipani

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PANE E TULIPANI

C’è un film italiano in circolazione in questo periodo nelle sale cinematografiche che merita di essere visionato: "Pane e Tulipani" del regista milanese Silvio Soldini.
La protagonista è Rosalba, una casalinga di Pescara che durante una gita turistica in pullman con la famiglia, viene dimenticata in autogrill. Decide, invece di aspettare il ritorno della comitiva, di tornare a casa in autostop.
Ma la coincidenza prevede che il suo passaggio si diriga a Venezia, città mai vista, e da sempre sognata.
Ed allora sceglie di seguire i propri desideri e di concedersi una piccola vacanza da sola.
Naturalmente non dispone di molto denaro, giusto il tempo sufficiente a fermarsi per la notte.
Ma il mattino dopo perde il treno che la riporterebbe a Pescara. Decide di chiedere aiuto ad un gentile cameriere, Fernando, che aveva conosciuto in una piccola trattoria la sera prima. L’uomo, un distinto gentiluomo islandese, la ospita a casa sua per la notte. Il mattino dopo Rosalba, invece di ripartire, si trova un lavoro presso una piccola bottega di fiori gestita da un vecchio anarchico, uomo burbero e simpatico che lega subito con il carattere schietto e semplice della donna. E la sera torna nella casa di Fernando, che dopo averla ospitata per qualche giorno, le affitta una stanza del suo appartamento. Nel frattempo il marito Mimmo, nonostante le rassicurazioni di Rosalba, è fuori di sé e vuole che la moglie ritorni immediatamente a casa.
Ma la donna si è integrata perfettamente nella nuova realtà, ha nuovi amici (Grazia, sua vicina, estetista e massaggiatrice olistica), ha un lavoro che le piace e vive a casa di un signore gentilissimo e colto, dal passato intenso ed anche misterioso (prima dell’arrivo della donna teneva un cappio per impiccarsi nell’armadio, seriamente deciso a farne uso) che la spinge a riprendere le sue antiche passioni, la fisarmonica in particolare. Ha insomma ritrovato per la prima volta quella libertà che forse non ha mai avuto; si è svincolata dagli obblighi di dipendenza di casalinga che si deve occupare a tempo pieno di un marito che non l’ha mai considerata tanto e che pure la tradisce, e dalle preoccupazioni per i suoi due figli, ormai già adulti ed indipendenti e che tutto sommato condividono (o comunque non se ne interessano più di tanto) la scelta della madre.
Ma il marito non si rassegna alla decisione di sua moglie e decide di assoldare un detective privato, in realtà un idraulico conosciuto in un colloquio di lavoro, appassionato di romanzi gialli che accetta, nella speranza di essere assunto, questo ruolo per lui inedito.
Il film poi si sviluppa nello sfondo di una Venezia solare capace di legare le persone, il loro passato e quello che diventerà il loro futuro comune. E come nelle sue opere precedenti Soldini contrappone le immagini di realtà diverse associandole a luoghi fisici ben precisi: in questo caso Venezia-Pescara, ma anche il nord e il sud del precedente "Le Acrobate" o le atmosfere cupe della Milano di "Un’anima divisa in due" e de "L’aria serena dell’ovest".
Ma a differenza dei suoi primi lavori, in cui predominava una sorta di male di vivere, questa volta il regista milanese ci propone una divertente commedia, anche se il termine può sembrare un po’ riduttivo. Predomina infatti sempre la sapiente cura dei personaggi e degli sfondi in cui si muovono. Rosalba è interpretata da una bravissima Licia Maglietta, già protagonista nel precedente "Le Acrobate", mentre Fernando è un magistrale Bruno Ganz, attore di culto e "angelo" di Wenders ne "Il cielo sopra Berlino". Non è forse un caso trovarlo in un film di Soldini, regista definito dagli addetti ai lavori proprio come il "Wim Wenders italiano" e che da anni ci propone buonissime pellicole.
Vi consiglio vivamente la visione di questo film perché rappresenta sicuramente uno dei migliori film italiani usciti quest’anno, e conferma, almeno per questo periodo, la buona ripresa del cinema di casa nostra1.


Andrea Leonardi

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Così bistrattato ma sempre più vitale, a nostro parere: basta saper scegliere.

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