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Autunno

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Autunno

Riguardo a questa giornata non ho niente di nuovo da riferire. Al solito sono stato sul mio ponte di vedetta: le ore mi sono passate addosso lasciando soltanto come loro unica traccia la pelle scurita dal sole; di là da me nient’altro che mare e onde contro gli scogli calcarei, ormai consumati. Con gli occhi scheggiati dalla luce, a pomeriggio inoltrato mi sono spinto fin giù verso il mare, ho raggiunto la scogliera; ne ho percorso un tratto. La luce riverberava nell’acqua scomposta diverse gradazioni di giallo. Alcuni gabbiani volavano bassi attratti dal puzzo di rifiuti della discarica lì vicino: percorrevano uno stretto corridoio di aria, intelaiando con ogni nuovo passaggio una complessa figura geometrica, quasi un tetraedro. Sopra di loro si stendevano poche nuvole autunnali. Queste si svolgevano in banchi, a tratti pressandosi tra loro in un grigiore livido, a tratti sfilacciandosi in striature sporche di cotone e azzurro. Mi sono frugato nelle tasche cercando una sigaretta, senza però trovarne. Queste giornate trascorrono lente e le sigarette finiscono in fretta. Una sigaretta mi dura sui dieci minuti: le aspiro piano e conto fino a tre e poi libero i bronchi. A volte avverto fitte, ma queste dopo un po’ passano, assorbite da questa calura che mi appesantisce il corpo. Credo che non potrò continuare così a lungo. Mi sembra tutto inutile.
Ieri mi era parso che qualcosa stesse per succedere: i gabbiani erano tra gli scogli a cercare riparo da nuvole gonfie e nere, il mare era percorso da onde aritmiche, frammentate. Lasciai correndo il mio posto di vedetta; arrivai alla scogliera. Intorno a me solo i gabbiani. Mi piegai sulle ginocchia, iniziai a contare. Cercavo di non pensare a niente. D’un tratto le nuvole si aprirono, i gabbiani presero a sbattere le ali per poi librarsi in volo. Mi alzai piano da terra e tornai al mio posto di vedetta ripetendomi che l’Autunno sarebbe comunque arrivato presto, che la mia attesa sarebbe finita.

Christian del Monte

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