KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Il viaggio di Pedro

4 min read

Il viaggio di Pedro

Alle nove, ogni giorno, il figlio arrivava in casa della vecchina, le preparava la colazione, la vestiva, e la metteva sulla sedia vicino alla finestra. Il sole le scaldava le vecchie ossa lentamente e il cinguettio lieve degli uccelli, e le voci, ed il rumore breve della strada, le facevano compagnia. Lei, troppo stanca ormai anche solo per alzare la testa o per sporgersi, non riusciva più a guardare giù, e si accontentava di un triangolo di cielo, di qualche nuvola e dei suoi tanti tanti ricordi.
Poi un giorno arrivò Pedro. I suoi quindici anni, che si potevano contare nei graffi e nelle cicatrici di chi non è mai stato un bambino malato, lo avevano portato lì, dalla vecchina del paese; la vecchina di cui tutti parlavano, perché tutti, a parte i bimbi come lui, avevano conosciuto, e che ora nessuno vedeva più.
Nella sua fantasia se l’era immaginata mille volte; aveva dipinto mille volte lo sguardo ed il sorriso di questa leggenda, quando in negozio dicevano di come era stata buona, gentile, di come aveva aiutato questo e quello, di dove era stata e da dove era venuta. Ed un giorno aveva voluto vedere.
Aveva bussato, timido, alla grande porta in legno senza chiavistello.
Aveva udito una voce flebile invitarlo ad entrare. Si era avvicinato a lei, seduta su una sedia bassa, piena di cuscini, e l’aveva toccata, come per essere sicuro che quella donna piccola e dai capelli bianchi non fosse una statua o un sogno, ma una persona vera.
Lei allora aveva aperto gli occhi, in qualche modo più luminosi più del cielo che entrava da dietro, gli aveva sorriso e, con la lentezza delle nubi nelle giornate senza vento, la sua mano aveva iniziato a muoversi per posarsi, dopo un tempo quasi infinito, sui suoi capelli arruffati. Ciao figliolo, gli aveva detto, siediti. Ti stavo aspettando.
Il viaggio era iniziato allora. Seduto sul pavimento di fianco a lei, con la sua manina che stringeva quella leggera di lei, aveva sentito di navi che solcavano le onde forti di un mare senza fine; aveva visto con gli occhi di lei le grandi montagne che li separavano dalla capitale; aveva camminato su sentieri pieni di sassi aguzzi per giungere al tempio sulla collina di Reb. Aveva conosciuto tutti. Aveva incontrato i suoi stessi genitori prima che si sposassero, e ne aveva seguito la storia: la grande carestia, la costruzione della strada maestra, la scuola, il matrimonio, la sua nascita.
Ogni tanto, quando lei era troppo stanca per parlare, era lui a fare viaggiare lei, immobile su quella sedia di vimini. E la portava con se in piazza, e le raccontava dei cartelloni che appiccicavano ai muri e che parlavano di cinema, e le faceva attraversare il piccolo fiume appena fuori dal paese saltando da un sasso all’altro. E lei chiedeva:
Lora, che fa? ed il negozio di frutta ha ancora quelle mele rosse? si vede ancora il grande albero dalla finestra della chiesa?
Lui, felice, l’accompagnava, con il suo passo schietto e veloce, dove lei voleva.
E quando suo figlio la svestiva e la metteva a letto la sera lei diceva felice: oggi sono stata a trovare i Barletti, oggi sono salita di nuovo sopra al mulino. Suo figlio sorrideva senza capire, le dava un bacio sulla fronte e le augurava la buona notte.
Un giorno, alla fine dell’estate, quando Pedro andò da lei, vide che era addormentata. La svegliò dolcemente e le chiese di portarlo in giro con lei. Ma lei, con un sorriso mesto, gli disse: temo di no,
Pedro. Temo che in questo ultimo viaggio della mia vita, non ti possa portare con me. Il mio tempo è – e qui si fermo per accarezzare il viso del ragazzo – finito.
Lui nell’innocenza della sua giovinezza protestò e pianse, chiedendo di poterla seguire. Ma lei, abbracciandolo per l’ultima volta, gli disse: da adesso in avanti non avrò più bisogno di parole. Sarò con te sempre, e viaggerò con te dovunque tu voglia andare, senza che tu debba tornare qui e accompagnarmi sui tuoi passi. Mi hai liberato da questo vecchio corpo da tempo. Adesso non rimane che l’ultimo sforzo.

La mamma di Pedro lo fece vestire con l’abito della festa, per il funerale della vecchina. Tutto il paese si riunì a porgerle l’ultimo saluto, e tutti piansero per lei. Poi, dopo che il prete le aveva garantito la pace dei cieli, ognuno tornò a casa propria, al proprio lavoro.
Solo Pedro rimase lì ancora, fin quando l’ultima luce del giorno non si spense. Si sentiva solo e triste. Poi guardando il tramonto, si ricordò delle montagne e delle valli che non aveva mai visto, e nel suo cuore tornò la luce.
Sorrise, un po’ più adulto, alle prime stelle della notte, e anche lui si diresse verso casa.

Marco Giorgini

Altri articoli correlati

7 min read
6 min read
1 min read

Commenta