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Andata e ritorno

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Andata e ritorno

Il biglietto Andata e ritorno per il GRAFFIO via S. Apollonia, 13
Bologna non riguarda una spola da pendolare ma è comprensivo All inclusive Tour di ben 26 fermate e relative escursioni ad altrettante stazioni allestite dalle artiste come Ex-voto laici.
E’ il filo D’Arianna della creatività femminile, a farci seguire le anse tortuose di un labirinto che assume l’andamento fuorviante del
Giro dell’oca, scandito da tappe i cui segnacoli siano le micro-installazioni delle artiste.
La rassegna è eclettica non subendo il mortificante azzeramento di una tirannica asfittica tendenza livellatrice. Accoglie le istanze di
“ismi” disparati, nell’ambito dello sperimentalismo materico.
E sono le Carte da gioco di Federica Manfredini, a riallacciarsi al filo tenace di un’antica tradizione artistica estense rinascimentale.
E le carte non può metterle da parte l’inossidabile Carla Bertola, che ha condensato le istanze di arti in carta, nell’ambito di Offerta speciale in tandem con l’eclettico Alberto Vitacchio, mettendo a punto, talvolta in simbiosi, collages, micro-sculture, libri d’artista e raffinati esemplari grafici, “provando e riprovando della carta il dolce aspetto”, parafrasando Paolo Uccello in “Rammendo, rammento” con allusione alla labilità delle tracce, ovviamente biodegradabili di un vissuto umano-artistico.
In quest’articolata panoramica, non mancano due artiste pugliesi e voglio segnalate il materico diario visivo, intriso di un tenero rods-confetto, di Rosy Daniello e i pullulanti segni formicolanti di
Lucia Buono, vecchia conoscenza di Expoarte, che dovrebbe mettere a punto un proprio codice segnico, magari utilizzando computer-art o il design, in strutture plastiche e ludiche; le due artiste sono approdate al Graffio, per l’intervento della Talent scout Katia
Ricci.
Avvincente “Bologna Samples”, collage-libro d’artista di Angela
Lorenz.
Sfodera una vocazione scenografica in un trompe-l’oeil materico, in pseudociottoli e chiazze d’acqua, che assumono spessore icastico, in un gioco di pieni e vuoti cartacei.
Più solidi i legni colorati de IL LUOGO di Milli Toja che assumono valore plastico.
Abbiamo poi i minerali, avvolti in serici bozzoli, con intervento grafico di Francesco Limoli.
In antitesi al frastuono del traffico senz’altro da apprezzare gli
“Spazi silenziosi” di Caterina Gabellini.
Vera aracne, ha tessuto una lucente tela Dimitra Salerni.
Suadente, l’Omaggio a Giorgio di Federica Mongardi.
Nedda Bonini ci offre un saggio di raffinata perizia nella “Dedica a
De Vita”, tradisce una vocazione plastica, Cristina Casanova, nella policroma installazione.
Rivela inclinazione per la paleontologia, Iris Cavallone, con quei
Fossili, memorie di un antico vissuto marino.
Toccante lirismo, rivela il collage polimaterico di Rachel Gasser.
Raffinati i lavori grafici di Donatella Franchi.
E’ afflitta dal mal della pietra, Anna Boschi, con una propensione architettonica, espressa in certi mattoni dall’aria vissuta, come se provenissero da antichi reperti, diligentemente allineati, a simulare costruzioni e monumenti come Ziggurat e Dolmen.
A quale scoperta condurrà la fatidica Mappa del tesoro di E. Coppola?
Sicuramente a esemplari di superba perizia grafico-pittorica.
“Tiene capa tosta assai” la scultura di Angela Marchionni, essendo una testa di ostico cemento, liberamente ispirata all’arte africana. La poligrafa, versatile Angela e autrice-editrice di esemplari unici: gli
OVOLIBRI: bassorilievi cartacei.
Più classica la figura in caolino di Roberta Ferrara, anche ottima pittrice espressionista e grafica di vaglio.
Suadenti, per i motivi sinuosi di volumi morbidamente curvilinei e avvolgenti in terracotta dipinta: le Lune nere di Benedetta Jandolo.
A proposito di questo florilegio di creatività femminile, vorrei spendere qualche parola a proposito dell'”Invisibilità” delle donne in arte e non mi riferisco alle numerose ma ahimé sporadiche presenze di artiste nel panorama espositivo. In primis, non è questione di formazione, di apprendistato tecnico, ma nella scarsa presenza sia nell’ambito privato, sia nel circuito espositivo legato a fattori politici, a meccanismi economico-mercantilistici, all’essere legati a tendenza alla moda che non coinvolgono che un numero sparuto di donne, sia nel passato, come ha eloquentemente dimostrato la magistrale
“L’altra metà dell’Avanguardia”, a cura di Lea Vergine, a proposito delle donne degli “ismi” del secolo e il saggio “Il complesso di
Michelangelo” di Simona Weller Gicca, o anche altri fattori: la dislocazione nel Bel Paese: una schiera nutrita di artiste ha sempre gravitato nei due poli dell’arte: a Roma e nella capitale ormai non più morale, dopo tangentopoli, Milano, un arcipelago di brave artiste si anima anche a Bologna e Venezia, Torino.
Però troppe artiste sono assenti ingiustificate, subendo i condizionamenti dell’autocensura.
Si potrebbe modificare questa realtà rivolgendosi per un rilancio culturale a certe istituzioni tradizionalmente legate al collezionismo enti pubblici, come le banche, ma anche si potrebbe coordinare un’attività di valorizzazione delle opere firmate donna attraverso il
Ministero dei Beni culturali, ma anche a sponsors e imprenditori.
L’autolesionismo e un masochistico ritiro in trincea o in improbabili torri d’avorio non paga; è non solo più che mai, tempo di essere, anche di agire per un’autoaffermazione a favore dello specifico femminile, in versione creativa globale, non solo pittorica, che assuma anche carattere sociale.
Creativa, visiva, in pittura, scultura, grafica, architettura, design, fashion design, costume, scenografia, illustrazione, fumetto eccetera, ben vengano. Ma anche in scrittura, poesia, letteratura, saggistica, drammaturgia, sceneggiatura e altro.
Creative, se ci siete, battete un colpo e non abbiate timore di apparire e assumere un valore e un rolo, convertibili professionalmente.
Vedrei con favore una kermesse sulla creatività femminile, per puntualizzare tendenze, emergenze della costellazione donna, facendo anche un sondaggio.
Sarebbe auspicabile un coordinamento, con il corollario della creazione di diverse strutture, senza disdegnare quel mercato che sarebbe lo sbocco anche economico per tante artiste e creative.

Giuliana Galli

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