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I-War

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I-War

I patiti di combattimenti spaziali quest’anno avranno il pane per il loro denti. Dopo il buon X-Wing vs Tie Fighter, e in attesa dell’ennesimo episodio di Wing Commander, arriva quatto quatto I-War, dalla Particle Systems, che raccoglie la sfida di portare al successo e innovare questo genere di gioco. E con che gioco: sicuramente in molte case di software si staranno chiedendo ancora come hanno fatto.
I tre anni tre di sviluppo si vedono tutti. Basti pensare solo che il gioco contiene tre cd, il primo dei quali dedicato esclusivamente ad un filmato realizzato tutto in CG che dura la bellezza di 15 minuti.
Questo fatto già ci fa capire in che modo il tempo (e i soldi) hanno portato alla realizzazione di questo titolo: nessuna star cinematografica, ma olio di gomito e genialità che non potrà mai essere ottenuto dai gran soldi, che girano invece dietro produzioni come quella della Origin. Questo filmato ha il solito compito di ambientarci in quella che potrebbe essere l’inizio di una saga. In fatto di giocabilità dobbiamo dire che ci siamo: il giocatore prende possesso di una astronave lunga 150 metri e credete a me questa cosa la “sentirete” per tutto il gioco. Non siamo più al comando di navicelle, ma al comando di una nave che, grazie anche allo sforzo dei programmatori, richiederà un po’ di pratica prima di essere maneggiata con dovuta esperienza. I reattori permettono comunque una certa manovrabilità e, una volta imparati ad usare, garantiranno la sensazione di essere veramente nello spazio profondo. E i programmatori non hanno dimenticato di inserire un lato strategico all’interno del gioco: toccherà a noi coordinare anche il lato ingegneristico e di navigazione dell’astronave, fatto questo che accresce ancora di più l’esperienza in I-War, dovendo decidere all’istante, durante una battaglia contro i pirati, ad esempio, quale sistema è più conveniente rimettere in linea se lo scudo, il laser o i reattori laterali… Per aiutare il giocatore ci sono una serie di missioni di addestramento, che riguardano i concetti fondamentali per imparare a padroneggiare l’astronave (navigazione e guerriglia).
Inoltre il manuale ricco di consigli e suggerimenti è tutto in italiano. Quello che più mi è piaciuto, e che allo stesso tempo che mi ha sorpreso , è la totale imprevedibilità delle missioni stesse: si parte per riparare un satellite di comunicazioni e si finisce intricati in altri fatti che non ci si aspettava. E perché non parlare di quella meraviglia che è l’HUD di bordo, che ci riporta i danni subiti dalla nostra nave, lo stato delle armi, i documenti che dovremo conoscere prima di partire per la missione e mantiene traccia della distanza delle navicelle presenti nello spazio, arrivando perfino a tracciarci, grazie ad un sistema di vettori, la traiettoria delle astronavi dei missili o di qualunque altra cosa si muova nello spazio.
All’inizio verrete spaventati dalle quantità di cose e opzioni associate ai tasti che dovrete ricordare durante le missioni, ma grazie alle missioni di addestramento il tutto diventerà abbastanza naturale. E necessario allo svolgimento delle missioni, sarà anche un buon joystick. Ci sono 40 missioni da portare a termine e, credetemi, non sono poche visto che la lunghezza varia dai 10 ai 20 minuti. Qua e là poi saranno presenti dei filmati (sempre in CG) per aumentare la sensazione cinematografica della missione che si sta compiendo, oppure ci saranno degli stacchi a “telecamere” esterne, per fare vedere una particolare situazione o manovra che stiamo compiendo. Come in ogni simulazione spaziale che si rispetti avremo a che fare anche con salti iperspaziali. A bordo dell’astronave è presente il pilota automatico che permette di fare tutte quelle manovre odiose che, in caso contrario, toccherebbero a noi (tra le quali cito l’attracco ad altre navi o stazioni spaziali). A bordo è inoltre presente un sistema di comunicazione con le astronavi gregarie che si rivelerà utile con il procedere della storia. Ed eccoci arrivati a due punti che caratterizzano questo videogioco nel bene o nel male:
1) la versione in vedita non supporta alcuna scheda grafica accelerata e quindi tutte quelle meraviglie che vedrete girare sui vostri monitor sarà frutto del vostro chip a XXX Mhz (più sono meglio è, anche se dovrebbe bastare una macchina sui 133); si mormora di un prossimo supporto per 3Dfx che stabilirà il benchmark a cui gli altri sviluppatori di videogiochi dovranno ispirarsi… potrebbero comunque già farlo anche con questa versione “normale”, vista la qualità delle texture utilizzate dalla Particle Systems… staremo a vedere;
2) la totale mancanza di supporto per più giocatori tramite seriale, internet o LAN.
Gioco, dunque, raccomandato a tutti gli appassionati di saghe spaziali
– era dai tempi del primo Wing Commander che non mi divertivo così, ma allora era il 1990 e sette anni sono passati… se ne sono accorti alla Origin? Questo è uno di quei giochi che segnano una svolta nei videogiochi, ed è raccomandatissimo a chiunque abbia un joystick, un computer di fascia media e un buon lettore di cd-rom.

Giovanni Strammiello

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