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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Buon anno! Sì, siamo arrivati “lunghi”… gennaio è quasi finito e dovremo correre per recuperare giorni se vogliamo uscire in qualche modo anche in febbraio… eh… le feste uccidono il giornalismo freestyle. Fortunatamente, se da un lato ritardano la raccolta di articoli e la composizione di giornali più o meno multimediali, danno anche la possibilità (che in parole povere si traduce “tempo”) a molti di scrivere e sperimentare.
E perciò, anche se in ritardo, eccoci a voi con un numero di SUSSURRI da grandi occasioni, che difficilmente riusciremo a “bissare” il mese prossimo: una decina di opere attendono infatti i lettori, e metà di queste sono racconti. Una decina di opere, e tre nuovi autori. Cosa volete di più per iniziare alla grande il nuovo anno? (il primo che suggerisce “un lucano” verrà gambizzato…)

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Pensavate che cominciassi subito a parlare delle poesie e dei racconti di questo inizio anno, eh? Ed invece no. Prima di lasciarmi alle mie
“recensioni” vi voglio segnalare il sito letterario gestito da (ta-da)
Raffaele Gambigliani Zoccoli!
All’indirizzo http://www.geocities.com/soho/cafè/2209 troverete un’ottima raccolta di racconti, di novità, di informazioni su concorsi ed altro ancora. E la cosa più importante è che questo cafè letterario sta cercando autori per pubblicare on-line le loro opere. Se siete ancora qui (oh, non facciamo scherzi: PRIMA leggete
SUSSURRI, poi vi collegate), vi suggerisco di prendere nota, e di pensarci su.

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La poesia “apripista” di questo mese è Sole mio, scritta da un autore nuovo alle pagine di SUSSURRI. Fabrizio Cerfogli si propone con un testo non banale, in cui la malinconia per un’assenza, per un’ombra che appesantisce l’anima, viene ritratta nell’immagine del sole che tramonta. L’alternanza sole-buio, giorno-notte è pacatamente dolorosa e ben calibrata dal presentarsi di dubbi e domande. Quando noi abbiamo il buio, quando a noi viene sottratta la luce, in qualche altro luogo questa continua a spledere, rendendo, a causa di questa consapevolezza, ancora più fredda la nostra notte. Interessanti e ben studiati molti dei passaggi proposti, resi ancora più avvincenti dal gusto per un ritmo lento e chiaro e da una forma sicura e precisa.
Per la cronaca: anche l’immagine di sfondo è stata realizzata dall’autore.

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Corta ma intensa è la poesia Pensami di Mia Preti. Carico di immagini dolci e concrete insieme, questo testo invita a mantenere dentro l’animo tutti i momenti di un amore, anche quando questo è parte solo del passato. Simile quasi ad una canzone riusciamo a trovare una volta ancora, in poche righe, la prova della varietà artistica e della capacità di coprire temi anche complessi di questa autrice.

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In linea con quanto presentato il mese scorso (e dissimile quindi a tutta la produzione precedente) proponiamo in questo gennaio A mia
Madre di Matteo Ranzi. Poesia basata su due sole immagini, il riso ed il pianto, che accompagnano, fondendoli insieme, la vita del figlio e quella della genitrice. Intelligente e conciso questo è sicuramente un piacevole tributo da “lullaby”, da filastrocca, con in più quel sapore adulto che difficilmente si riesce a sintetizzare in poche frasi.

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Ultima poesia di questo mese è the night di Untold Evening Tales.
Lento canto sull’amore, inteso come forza naturale: tutto intorno a noi si muove e cambia e noi il più delle volte neppure diamo peso alle singole cose; poi capita che ci si innamori, e qui l’uomo (inteso come essere umano) tende a cercare di controllare e inquadrare questo sentimento in schemi comprensibili.
Buona l’idea e la forza ritmica di un testo giustamente breve, che come in una poesia zen cerca di suggerire di più di quello che effettivamente dice.

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Apre la zona dedicata ai racconti di SUSSURRI la prima parte di Uno
Strano Pianeta di Claudio Caridi. Questo testo, diviso in una dozzina di capitoli (di cui gli ultimi sei verranno proposti in febbraio) attesta ancora una volta l’abilità di Claudio di far muovere i personaggi che tutti conoscono, in un universo di sua esclusiva creazione. La trama sembra quella di una puntata di Star Trek Serie
Classica, con esplorazione, combattimenti e colpi di scena, le battute sono ben calibrate e facili da immaginare in bocca agli eroi di uno dei telefilm di fantascienza più amati nel mondo, e le singole scene ben orchestrate e tali da ricordare non poco la regia propria delle storie originali… sicuramente l’unico cruccio di chi leggerà questo scritto sarà di non potere sapere subito come si concluderà quest’ennesima avventura dell’equipaggio dell’Enterprise.

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Forte, incisivo e diretto. Questo e altro è il racconto Asfalto d’acciaio di Gianluca Missiroli. Testo dallo stile giovane e immediato, pieno di figure crude, dinamiche, televisive. Qualcuno racconta se stesso. Qualcuno racconta di uno spaccato di vita, a metà tra un film di James Dean ed una serata nel paradiso-inferno della
Riviera, in cui gli unici valori riconosciuti sono sottili e taglienti come lame. Soldi, sesso, velocità. Ma quando a queste cose si aggiunge il sangue, tutto vira in un modo che il protagonista non poteva prevedere. Interessante inizio per un autore sconosciuto alle pagine di SUSSURRI: la sua capacità espressiva è sicuramente coinvolgente e la forza descrittiva manifesta una certa dimestichezza con temi propri di molta letteratura contemporanea.

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A metà tra la poesia e la narrativa, abbiamo il piacere di presentare questo mese un racconto dal titolo semplice: Milano. L’autrice,
Francesca Ricci, riesce in qualche breve passaggio a ricreare un’atmosfera complessa e particolare di una città caotica e imprevedibile. Gli stereotipi vengono pian piano acquisiti e smantellati da uno stile semplice e lento, che fa venire in mente il mondo visto dai finestrini di una metropolitana: tutto di illumina e si riduce in fretta, senza dare mai al lettore l’impressione di cogliere, di capire realmente le singole immagini. Piacevole nella forma, questo testo stordisce con le sue dissonanze sobrie e con quel suo velo di malinconia.

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Fantascienza in stile anni sessanta: questa corta frase forse può dare un’idea sommaria di cosa dovete aspettarvi da La fine della guerra di
Marco Giorgini. Racconto quasi completamente costituito da dialogo che tratteggia un mondo futuro in eterno conflitto, nel quale la tecnologia a scopo bellico ha un ruolo inutile e fondamentale insieme: inutile, perchè equilibrata tra le due fazioni, e fondamentale perchè
è lo strumento con cui comunque si combatte. Ma in questo equilibrio qualcosa si insinua, e, in qualche modo, per qualcuno, le cose arriveranno ad una fine…

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Molto inconsueto e complesso l’ultimo lavoro che Raffaele Gambigliani
Zoccoli presenta quasi in simultanea su KULT Underground e sul suo sito letterario: Backup.
In questo testo si sovrappongono, ricamandosi l’un l’altro, due vicende, due flussi di pensieri: due persone (un uomo e una donna) si muovono, vivono, cercano qualcosa. Ed entrambi, ma in maniera differente, qualcosa trovano: chi un momento di estasi, una sorta di nuova consapevolezza, e chi, un rendez vous con se stesso, un ritorno ai propri pensieri, dopo una fuga lunga come una passeggiata sotto la neve.
Ma come si legano le due storie? Cosa le ha fuse insieme? Forse una mostra la ricerca della pace dopo il caos, e la seconda mostra la ricerca dell’euforia dopo la stasi: il moto e l’assenza di moto, alternati, sfasati. Chissà.
Testo comunque stilisticamente intrigante ed efficace, che aspetta solo una giusta chiave di lettura.

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Ultimo dei moltissimi racconti presentati questo mese è Feedback di
Massimo Borri, presente anche il numero scorso con un testo emozionante e gradevole. L’opera di questo gennaio rientra nella filone della fantascienza, e riprende uno dei temi più interessanti e complessi che siano mai stati trattati: i viaggi nel tempo. Con uno stile rapido e preciso la breve vicenda parte e finisce in un colpo di scena da telefilm, dimostrando ancora una volta la duttilità tecnica di questo autore, fortunatamente sempre più presente in queste pagine.

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Uff… è stata dura, ma abbiamo finito anche questa immane opera introduttiva… adesso non vi resta che leggere con attenzione tutto ciò che vi è stato appena presentato.
E se per sbaglio volete fare qualche commento e, magari, anche collaborare, non mancate di contattarci ai soliti indirizzi della rivista.
Buona lettura.

Marco Giorgini

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