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Il soggetto ecologico in Edgar Morin – Sergio Manghi

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Verso una società mondo
 
Morin è un interessante filosofo francese, che propone un nuovo tipo di approccio nello studio del soggetto umano, non più considerato nella prospettiva dualistica di soggetto pensante opposto a un mondo pensato di rappresentazioni, quanto nel suo profondo legame con l’ambiente circostante con cui si relaziona.
Se, infatti, Cartesio, e con lui tutta la filosofia moderna, costruisce la ragione occidentale su una prospettiva di opposizione tra uomo – mondo, ragione – natura, soggetto – oggetto, l’epoca contemporanea ripensa l’uomo non più in opposizione al mondo, ma inserito in modo particolare con quell’ambiente con cui la sua vita è profondamente intrecciata.
E’ l’idea, anche questa tipica di Morin, della complessità intesa come essere legati con (dal latino com-plexus) il mondo che ci circonda e in cui la presunta superiorità della “razza” umana(per usare appositamente un altro termine tipico della modernità), non è qualcosa di scontato, ma qualcosa che emerge progressivamente dal suo continuo rapportarsi con le altre specie vegetali e animali.
Da questa idea, il nostro filosofo francese ricava anche la necessità di impostare un nuovo tipo di logica, che superi la tradizionale razionalità cartesiana, per impostare un pensiero ecologico, inteso come un nuovo approccio al soggetto da una prospettiva multi- disciplinare, che tenga conto di tutte le discipline che si occupano dell’uomo, dell’animale e dell’ambiente, in dialogo con le teorie biologiche, sistemiche e cibernetiche.
Il libro di Sergio Manghi, Il soggetto ecologico vuole essere una presentazione, fatta da un autore che conosce personalmente Morin e se ne considera amico e discepolo, del pensiero di questo filosofo francese, la cui opera si presenta come frutto di un percorso auto-biografico piuttosto lungo ed è racchiusa  in sei volumi, scritti fra il 1977 e il 2004, sotto l’unico titolo di “Il Metodo”.
Il testo di Manghi è un volume abbastanza agile, di circa 150 pagine, rivolto non tanto a specialisti, che forse conoscono già Morin e hanno già avuto accesso alle sue opere, quanto a curiosi o studenti universitari.
Esso può essere utile anche a praticanti di relazioni educative o di cura, che intendono interrogarsi in modo più approfondito su come collocarsi e collocare le persone di cui ci si occupa all’interno di un quadro teorico in cui emerge un soggetto tutt’altro che autonomo e auto-sufficiente, come era la monade pensante di Leibniz, quanto piuttosto radicalmente incompiuto e bisognoso della relazione con gli altri.
E’ diviso in sette capitoli, che in effetti colgono diversi aspetti del pensiero moriniano, fornendo un quadro abbastanza esaustivo; alcuni dei capitoli sono forse indirizzati, comunque, a un pubblico più di specialisti, o almeno a persone che siano già all’interno di un panorama filosofico, almeno di tipo universitario.
L’introduzione è dello stesso Morin, segno di una certa autorevolezza di cui il libro può godere nel proporsi come sintesi del suo pensiero.
Può essere una lettura con interessanti spunti di riflessione per stimolare approfondimenti del rapporto tra l’uomo, la società e il mondo.

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