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Voci che sussurrano (I)

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Voci che sussurrano (I)

Errata Corrige

Come annunciato lo scorso numero, ecco che in questo mese di giugno abbiamo il piacere di ospitare come “conduttrice” Stefania Gentile, che si unirà a me nell’introdurre le opere proposte, aggiungendo un diverso punto di vista ed un differente aspetto critico in questo spazio rivolto ai testi “letterari” di KULT Underground.
Mi auguro che la sua presenza sia un ulteriore incentivo alla collaborazione a SUSSURRI, e che possa risultare gradita al nostro pubblico. Il suo tempo è particolarmente ridotto, almeno in questo periodo, ma dubito che non sia disponibile a confronti o scambi d’opinioni, e di conseguenza qualche riga di incoraggiamento, magari mista a commenti e consigli, le verranno sicuramente inoltrate con piacere.
Ovviamente, se ispirati dal caldo che si presta tra le ultime giornate di pioggia a scatenare tornadi in chi, come me, è particolarmente meteoropatico, doveste poi buttare già qualche riga particolarmente interessante, o creare situazioni letterarie che pensate essere buone, non esitate ad inviarcele. La pausa estiva, tra l’altro prossima, non
è per noi un momento di assenza, ma di riflessione ed elaborazione, e quindi ben vengano eventuali collaborazioni o invio di materiale. A questo proposito vorrei evidenziare come il nostro recapito postale si sia in questi giorni trasferito dall’Informagiovani di Modena, alla
Biblioteca Rotonda, dove con maggiore frequenza possiamo controllare lettere o altro. Ricordatevi, comunque, di specificare che la vostra missiva è per KULT Underground.

Anche questo mese, oltre al materiale nuovo, giunto apposta per la normale vita di questa sezione della rivista, abbiamo aggiunto qualche cosa tratto dai concorsi che abbiamo portato avanti e che sono, con tempi differenti, giunti a conclusione.
Ma partiamo con ordine.

Concorso di SUSSURRI

Il quarto classificato, nel concorso indetto da questa rubrica è stato
Nonomes del conosciuto ed apprezzato VDS, che si è visto attribuire ben 31 punti, solamente mezzo in meno dell’autore arrivato terzo con il brano “Rituali”.
Di questo testo, che la giuria ha ritenuto meritevole di valutazioni contraddittorie tanto da ottenere singoli punteggi molto distanti tra di loro, è stato soprattutto apprezzato lo stile narrativo e la perizia tecnica. La storia, a mio parere di stampo squisitamente
“Lovecraftiano”, è stata ritenuta bella, ma leggermente caotica, ed il finale non chiarissimo. Anche per questo racconto vale il discorso fatto per “Rituali”: la giuria, che ricordiamo essere stata mista sia come cultura sia come età, ha forse mediato le proprie valutazione tra stile, contenuti e messaggio che l’opera proposta conteneva.

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SUSSURRI

Come consueto apre la parte dedicata alle poesie il bolognese Cesare
Mortera con un breve scritto, intitolato Non soli. Il testo, diviso in due strofe, ha forse meno impatto di forma di altre sue creazioni: il messaggio che traspare (l’amicizia, il contatto con gli altri, con i
“compagni di viaggio”) viene infatti espresso in modo quasi immediato, aggiungendo nel finale un cambio di ritmo, ed un livello di complessità maggiore di significato, che “spiazza” leggermente il lettore. Singolare come sempre la scelta delle singole immagini che compongono il quadro complessivo.

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Un’altra ottima opera in versi di questo mese è Oasis: Labirint Mind
(II) di Mia Preti, seconda parte di un più ampio lavoro propostoci qualche mese fa. Purtroppo, per problemi di organizzazione interna questo successivo “episodio” ha tardato a venire alla luce più del previsto. Ma sicuramente, cogliendo in questo secondo estratto l’intensità e lo stile di questa giovanissima ragazza, pochi esiteranno più di qualche minuto prima di mettersi alla ricerca dell’arretrato che ne contiene l’inizio.
L’opera (Oasis: Labirint Mind) è un insieme di piccoli brani, spesso poco più che riflessioni in versi, che cercando di creare un mosaico di emozioni, dedicate, almeno per quello che proponiamo questo mese, all’amore.
I due passaggi che compongono questa seconda parte hanno ritmo e stile differenti, ma una chiusura “ad effetto” simile: nel primo un timbro naif crea un effetto quasi “filastrocca”, mentre nel secondo, l’uso di un modello narrativo arricchisce di un gradevole spessore un onirico e romantico racconto.

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Here we are di Untold evening tales è un testo dal gusto profondamente malinconico; il messaggio, ovvero l’ineluttabilità della nostra morte, che giungerà ad interrompere il realizzarsi dei nostri più grandi progetti, non da adito a speranze. Tutto ciò che possiamo fare è stare insieme e parlare, in modo da non percepire questo scorrere delle cose verso l’annullamento.
Discreto il ritmo che fa da spina dorsale per questo brano in inglese con anche traduzione in italiano, ma la scelta dei vocaboli, e la metrica sono più poveri, in favore del significato del testo, di quelli presenti nelle creazioni pubblicate ultimamente.
Complessivamente interessante, soprattutto per il tema affrontato, più filosofico che romantico.

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Ultima poesia proposta questo giugno è Enough dell’inglese Anita
Gooda. Anita, già conosciuta lo scorso hanno con due racconti
“intimisti” dal sapore strano ed acre, ha inviato questo breve componimento senza note per la sua pubblicazione. Sperando di non aver commesso qualcosa contrario alla volontà dell’autrice ho pensato di proporlo ai lettori, in quanto, a mio parere, estremamente intenso ed evocativo. Sicuramente molto superiore ai più lunghi ed articolati testi già citati, sia per spessore d’immagini, sia per forza espressiva, quest’opera lascia intravedere tra le righe, una compostezza stilistica e una liricità tutta personale. L’autrice, che attualmente sta studiando musica a Londra, ha forse composto in pochi versi qualcosa di piacevolmente lento e dolce, che reputo non mancherà di essere ricordato.

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Escluso Nonumes, tre sono i racconti che questo mese leggerete sulle nostre pagine, e tutti e tre hanno un particolare comune: una sorta di circolarità, espressa, brano per brano in modi e tempi differenti.
Nella La staffetta di Marco Giorgini, surreale fotografia sovraesposta, la vicenda riprende appunto quando ormai la si ritiene finita, creando un “giro” narrativo, senza spiegazioni esplicite. Le singole immagini, poco più che “spot” di un mondo stridente, si fondono insieme in qualche modo, e tutto ricomincia la sua marcia.

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Conclude questa parte di SUSSURRI Luca Lanzoni, appartenente al circolo culturale Artemisia di Finale Emilia, con uno spettacolare e lungo De profundis. Questo testo, nel quale l’autore sfoggia un’ottima padronanza di linguaggio e una mano esperta nel dipingere situazioni cupe, angosciose, in cui Cthulhu o Gordon Pynn non si troverebbero fuori luogo, ci fa riprendere il discorso iniziato con “La staffetta”: il protagonista, presentato come un kafkiano “signor K.”, circondato da un passato misterioso che ha deciso di cancellare, si ritrova a vivere in un limbo circolare, senza capo nè coda.
Numerose le immagini proposte che hanno richiami letterari, e volendo sparare “a salve” nel mucchio, mi pare di riconoscere qualche nota di
“La macchina del Tempo” di Wells, e un paio di battute dell'”Orlando innamorato”… anche se l’autore potrebbe tranquillamente negare ogni addebito… sicuramente un ottimo racconto, onirico, a tratti allucinante, che presenta più di un punto oscuro, ben scritto e bilanciato.
Volendo proprio trovare il pelo nell’uovo mi chiedo solo come mai il nostromo Wilhelm K. da giovane raccogliesse pere con Francesca,
Milena, Linda, Chiara, la Federica e Alvaro… ma quasi sicuramente questa è una domanda impertinente.

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Nella rete del giovane Holden

Dietro giustissima richiesta dei lettori, da questo mese abbiamo deciso di proporre, oltre ad un racconto estratto dal concorso del
Giovane Holden, anche una delle varie e significative poesie pervenute per lo stesso tema.
Quella che abbiamo scelto come “apri pista” è e che qualcuno spenga di
Nora Jari. Questo autore, che ha partecipato al concorso con tre opere
(una poesia, un racconto ed un disegno) ha manifestato una maturità e complessità emotiva notevole. Il brano che presentiamo è crudo, senza fronzoli, immediato. Apparentemente neppure “lirico”. Ma non s’intravede forse un fondo di vuota disperazione, un male oscuro, un disgusto per la propria vita ed il mondo, tra le parole buttate lì, come in un dialogo con se stessi? Non si intravede forse quel malessere “leggero”, anti eroico, proprio di una certa adolescenza, che spesso lascia il segno anche in molti adulti?
A mio parere sì.

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Tra coloro che attratti dall’intrigante tema della rete del giovane
Holden (disagio e discriminazione giovanile) hanno deciso di presentare un loro testo, ho avuto il piacere di trovare anche
Raffaele Gambigliani Zoccoli con un singolare e piacevolissimo Porto
Sepolto. Come in “la staffetta” e “De profundis” anche in questo brano l’inizio e la fine sono il qualche modo legati come una cosa sola, e un cucciolo di Dalmata, quasi uscito dalla “carica dei centouno” fa da collante per un racconto immediato e adulto.
Potrei dirvi che il tema sono “le stragi del sabato sera”, ma questo elemento, presentato in modo surrealistico da Raffaele, non è che uno dei punti chiave. Il malessere proposto dal protagonista del racconto non è neppure comparabile con quello della poesia precedente, ma ugualmente è presente e tangibile. Solo, è il disagio di un giovane più grande, “borghese”, i cui problemi non sono più, se mai lo sono stati, quelli di un quindicenne che vorrebbe prendere a calci il mondo, o almeno evitare che il mondo prenda a calci lui.
Tecnicamente ben proporzionato, rapido e consuetamente provocante, questo testo è un altro segno della perizia letteraria di quest’autore.

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Prima di lasciare la parola a Stefania voglio solamente ricordarvi che lo stuff di KULT Underground (a turno) sarà presente dal martedì al venerdì (dalle 21 alle 23) alla biblioteca Delfini di Modena, come consulenti per l’utilizzo di Internet. Questa può quindi essere una buona occasione per fare due chiacchiere di persona, e magari per consegnare direttamente materiale per SUSSURRI o per la rivista in generale.
Ah, il “referendum” per la rubrica più seguita è ancora in corso… lo posso dire “votate SUSSURRI”?

Marco Giorgini

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