KULT Underground

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Testi – Giovanissimi

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senza titolo

(“è facile sentirsi da buttare via”)

Bea è una quasi diciassettenne che passa da un eccesso ad un altro: da momenti di gioia “smisurata” a momenti di profonda tristezza.
“Soli non siam mai, soli veramente in mezzo a tanta gente…” in mezzo a tanta gente… quanto le piacerebbe! “Buonasera signore, io sono Bea e non voglio rubarle il portafoglio, voglio solo fare due chiacchiere con Lei… perchè non mi guarda nemmeno negli occhi? Ho la faccia da drogata.?! Non mi sembra. Pensano tutti male… perchè? “A volte avrebbe voglia di andare in giro e parlare un po’ con la gente, si, un po’ con degli sconosciuti” .
Presto sicuramente lo farà.
… quando abbiamo tante cose da dire, tante energie accatastate le une sopra le altre… Bea vorrebbe dirle, ma c’è sempre qualcuno a soffocarla, qualcuno che considera scomodo ciò che Bea ha da dire, perchè sanno che Bea sa pensare. E’ andata a giocare a pallavolo stamattina, ma le sue compagne non prendevano il pallone… Lei aveva voglia di spaccare il mondo, ma non bisogna reagire male, perchè altrimenti le sue compagne potrebbero giocare peggio, ma è impossibile che esista peggio di quello.
Bea voleva vincere, ma forse non vincerà mai Bea o forse ce la farà? A volte vorrebbe essere un uomo e vedere come andrebbe la vita. Forse cambierebbe qualcosa.
Ma a cosa serve scrivere tante parole se poi nessuno le leggerà? A volte se lo chiede.
Perchè Bea scrive? Bisogna dare uno scopo alla propria scrittura. Io credo che Bea voglia scrivere per far capire a qualcuno che lei non vuole rifugiarsi nell’anonimato, non vuole accettare passivamente il mondo intorno a lei, no, Bea vuole uscire dalla sua testa, ha voglia di volare in alto.
Bea ha voglia di staccarsi da tutto e da tutti e considerare la sua vita al di là di tutto, di vedere se stessa, il mondo come un pallino bianco in uno sfondo infinito. E lo scopo del suo scritto…?
A Bea piace scrivere. Vorrebbe riuscire ad esprimersi al massimo come
Grignani, si perchè lui è uno che ce l’ha col mondo e ha trovato le parole giuste per farlo capire alla gente.
Secondo me ha fatto un ottimo lavoro: ha riflesso la sua anima in un lago ed è riuscito a fermare l’immagine, poi a vederla e rivederla come un fotofinish. E’ difficile riuscire a fermare la propria immagine, e quelli che ce la fanno meritano molta stima, perchè sono i vincenti nella gara che non porta alla “disperazione”.
Bea non vorrebbe colorare tutto il modo di nero, vorrebbe colorarlo tutto di blu, come il mare.
La vita è grande, così grande da poter essere rinchiusa dentro un mare che esplode… è fantastico poter gridare davanti al mare, poter tirar fuori tutta la vita rinchiusa e farla finalmente vivere!
Questo è il sogno di questa strana Bea. Si chiede se c’è qualche spazio di espressione a scuola, con gli amici, nella vita, ma non riesce a trovarlo.
Il mare esprime tante cose, ma lo fa in silenzio, nella mente di chi ha la capacità di ascoltarlo senza annoiarsi. ” Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa tu sia, io continuerò il mio moto. Forse il mio colore non sarà sempre lo stesso, ma tu Bea, sei sempre la stessa?”
E’ questa la prima cosa che le dice il mare. E allora le dà una felicità immensa, una fiducia senza fine, perchè sa che forse qualcosa cambierà, che forse qualcuno l’ascolterà, un giorno, ma Bea deve avere il coraggio di parlare, altrimenti le sue parole finiranno affogate, e credo non nel mare.
Bea vorrebbe uscire dal gruppo come Jack Frusciante, non starci un piede dentro ed uno fuori; sta cercando la forza di saltare, ma forse
è lei che ha paura di farlo, ha paura di farsi male….
“… ma no Bea, forse ti romperai una gamba, ma, in fondo, tutto ha un rischio e a te piace rischiare. E allora, Bea, questo è il tuo momento”.
Voleva viaggiare per vivere l’avventura. Esplorai l’oceano indiano e giunsi alle isole. Arrivai all’isola delle malattie, dei moti profondi, degli amori non corrisposti, all’isola effimera. Infine, arrivai all’ isola del momento dopo: è un’isola proiettata nel futuro, ma è piena di gente che vorrebbe tornare indietro.
Io però andai avanti… e ancora avanti, avanti ancora al largo della corrente. Questo è il viaggio che farò a bordo di un camion o sopra le ali della mia fantasia, non importa, ma lo farò e sarà il mio volo a guidare la penna.
Bea sogna, e sogna la libertà. A volte pensa a come sarebbe la sua vita se andasse via, sì, se scappasse di casa, stile “voglio una vita che se ne frega di tutto… e poi ci troveremo come le stars a bere del whisky al roxy bar… voglio una vita spericolata, voglio una vita maleducata”.
Bea vorrebbe arrivare al mare, alzare le braccia e assorbire nell’ anima tutta quell’ acqua, tutto quel cielo, tutta quella sabbia… e poi si metterebbe a correre fino alla riva e poi a sedere dove le onde arrivano dall’ orizzonte. So in che stagione Bea preferisce il mare: l’inverno. Libertà. Per Bea è fatta così.
Qualcuno dice che la scrittura è l’ unico modo per essere eterni, per non morire del tutto.
Bea ha paura della morte. A pensarci, la cosa quasi la commuove: le piacerebbe che a distanza di tanti anni qualcuno possa rileggere ciò che Bea ha scritto oggi, 31 ottobre, sarebbe bello, ma sicuramente impossibile.
Comunque Bea pensa che bisogna puntare in alto: è giusto rendersi conto dei propri limiti, però lei vuole superarli… in fondo, cosa rischia ?
Bea non ha poi quella gran fiducia in se stessa: io credo che si senta un po’ inferiore agli altri: critica le sue compagne di classe, ma forse, in fondo ( molto in fondo ), le ammira anche.
Proprio Bea, quando gli insegnanti ” spiegano “, a volte non prova neanche a capire, tanto pensa: “io non ci capisco un cazzo”… e allora preferisce dormire. Però, poi, sa che se si sveglia ci salta sempre fuori. E allora….? Credo che Bea sia molto pigra: è una che deve sentirsi motivata, altrimenti… ciao.
Ma torniamo al discorso di prima: Bea ha sempre provato a scrivere qualcosa, ma non qualcosa in particolare… qualcosa che non ha mai saputo bene cosa fosse. Non è mai riuscita a scrivere niente di
“chiaro”. Ma poi un giorno ha preso in mano Jack Frusciante, e allora si è resa conto che per scrivere non bisogna cambiare penna, bisogna scrivere con la penna che usi a scuola nei compiti di “filo e peda”, con la stessa penna che usi per scrivere al tuo ragazzo, con la medesima penna che usi per prendere appunti…” Voglio continuare a scrivere il meglio e il più sinceramente che posso finchè morirò. E spero di non morire mai”.
Hemingway è stato molto bravo, e anche Bea vorrebbe scrivere il più sinceramente che può.
Un giorno forse ci proverà. In fondo, non è poi così difficile essere
“eterni”. Bea ha paura della morte, ma finchè ci sarà il mondo la morte non è poi così terribile. Anche se non si è dei grandi scrittori come Hemingway, anche se non finirò nei libri di letteratura come
Defoe, l’importante è aver lasciato delle tracce nel mare: Bea vorrebbe dire un giorno” quell’onda è la mia”, ne basta anche una sola, ma deve esserci… quando ero piccola, camminando lungo la riva, “facevo il tifo” per le onde. Ogni volta che arrivava stanca dall’ orizzonte sperava fosse sempre la più grande, sperava riuscisse a trovare la carica per infrangersi nella sabbia più vicina a lei. Teneva per tutte le onde allo stesso modo, quasi si dimenticasse di quella precedente.
Ognuno ha le proprie opportunità nella vita, come l’onda nel mare, credo che però la cosa più difficile sia trovarla: bisogna scegliere l’ onda giusta, quella che arriva carica dall’ orizzonte.
Spero che anche Bea trovi la sua onda e spero anche che riesca a realizzarla al massimo, quel massimo per lei.
Oggi pomeriggio Bea gioca a pallavolo contro l’Amendola e non deve sbagliare neanche una veloce e tantomeno un muro. Vuole vincere e fare i buchi per terra. Spaccherà il culo a quei “cavalli rampanti!” Voglio vedere come andrà a finire la partita… forza Bea!
19. 38 diretta del dopopartita. Devo dire che la nostra amica ha giocato proprio male. Perchè Eleonora e Sonia sono arrivate così in alto, metre lei ancora schiaccia timidamente, come alla sua prima partita di pallavolo…? Chissà come si sentiranno esaltate dopo aver vinto 3 a 0, sicuramente non come si sente Bea, che ha fatto totalmente schifo e che non ne ha combinata una giusta. Ci voleva proprio per tirarla su di morale… e io adesso come faccio a far sorridere un po’ questa depressa Bea?
Vorrebbe crescere all’improvviso, diventare “grande”, vorrebe sentire cosa si prova a vincere, cosa si prova a vedere realizzato un progetto, a sentirsi realizzati, almeno un po’. Vorrebbe sentirsi anche solo per pochi “fugaci istanti” una VINCENTE. Vorrebbe poter dire “Ho faticato tanto, ma alla fine ce l’ho fatta”. Ho un’ immagine di Bea! Una ragazza con lo zaino sulle spalle che cammina senza sapere dove va in una tiepida giornata d’autunno. E’ l’immagine che le si addice di più, ne sono sicura: una persona che non vince, ma che in fondo non perde neanche. Le piacerebbe essere fiera di se stessa, almeno per una volta. Vorrebbe pensare: “stasera non mi faccio schifo, sono stata brava… mi sono impegnata: brava Bea!” e allora forza: tira fuori il coraggio e fai vedere a te stessa che non ti arrendi, che cadi, e cadi di nuovo, ma hai la forza di rialzarti, sempre e comunque. Perchè oggi hai perso,
Bea? Non sai fare un muro decente con il tuo metro e settantaquattro d’altezza… e allora salta, comincia a saltare da adesso e non ti fermare finchè non avrai più il fiato per dire “sono stanca”.
E’ così che vincono Eleonora e Sonia… e così farai anche tu. E’ inutile camminare sempre, l’autunno è lungo e allora fermati e non scappare. Fidati Bea, è l’ onda giusta.
2 novembre 1996, ore 22. 35: comincia a saltare.
ciao! bea 7

P.S. “lo scritto arriva come il vento, è nudo, è inchiostro, è lo scritto. E passa come niente altro passa nella vita, niente di più, se non la vita stessa” (M.DURAS)

Nadine Pepe

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