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Un gigante in città

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Un gigante in città

Fra tutte le infinite invenzioni degli ultimi duecento anni credo che quella del grattacielo sia una delle più bizzarre e affascinanti.
Chissà perchè l’uomo ha sentito il bisogno di costruire abitazioni estese in altezza? Forse è stato spinto dal bisogno pratico di concentrarsi in poco spazio, dato che la rivoluzione industriale ha portato le città ad una estensione territoriale esagerata. Forse, invece, fu indotto da un bisogno impellente di spingersi sempre più in alto, fino a sfidare le altezze delle montagne e addirittura superarle, per poi contemplare il mondo dall’alto e sentirsi il padrone della terra e di tutto ciò che la popolava.
Lascio perdere queste mie elucubrazioni piuttosto inutili e un po’ troppo poetiche, che, tra l’altro, non vengono accettate da nessuno, perchè, si sa, tutto ciò che accade o viene scoperto o inventato deve essere sempre avvalorato da giustificazioni attendibili e scientificamente provate.
Mi permetto di scrivere poche righe sul tipo di costruzione attualmente più utilizzata ai giorni nostri soprattutto nelle grandi metropoli.
Tutto cominciò quando furono inventati il cemento armato e l’acciaio: per l’epoca (verso la fine del ‘700) si trattò di innovazioni molto importanti perchè permettevano di costruire ponti e viadotti in poco tempo e di gran lunga più robusti, ma nessuno si sognò minimamente di farne uso per gli edifici: erano materiali troppo volgari ed esteticamente inadatti. Fu nel ‘800 il vero boom dei nuovi materiali: la prima applicazione del cemento armato come espressione architettonica si deve a Auguste Perret che costruì a Parigi un palazzo di sette piani che sovvertiva le regole costruttive allora vigenti affidandosi alla sola robustezza del cemento e del ferro.
Ovviamente le banche gli rifiutarono il mutuo per la costruzione, sicure che il palazzo sarebbe crollato sicuramente. Invece sta ancora là, in rue Franklin.
Il grattacielo vero e proprio fu costruito in USA, da un certo
L.S.Buffinghton anche se almeno tre città si arrogano il merito di esserne la patria. New York, Minneapolis e Chicago. Comunque il primo vero costruttore di grattacieli fu W.Le Baron Jenney al quale fu affidata la costruzione del “Home Insurance Company Building” a
Chicago nel 1883 per accogliere gli uffici della compagnia omonima.
Questo palazzo non aveva nulla a che vedere con quelli che siamo abituati a vedere oggi; di soli dodici piani, appariva tozzo e per nulla interessante, ma fece scuola. A Chicago nacque infatti la famosa
“scuola di Chicago” che contribuì alla diffusione di edifici sempre più alti e slanciati tanto che anche i maggiori architetti come Wright e Mies van der Rohe si cimentarono in questa bizzarra arte; Wright addirittura fece un progetto di un grattacielo alto un miglio.
Oggi costruire grattacieli non è più un’impresa eccezionale. Edifici di questo tipo crescono come funghi in tutte le città. Spesso il grattacielo ha suscitato espressioni di disgusto e di disapprovazione e anche oggi prevalgono, specialmente in Europa, diversi pregiudizi a riguardo. Ciò che urta massimamente il senso comune è il materiale col quale sono costruiti: ferro e vetro sembrano materiali poco adatti per un edifici, sono brutti, antiestetici, poi una costruzione del genere dà l’idea di invasività (pur occupando meno spazio), alla maggior parte della gente il grattacielo si presenta come un enorme bestione che intimidisce e disturba chi lo vede, specie se si trova ai suoi piedi.
In effetti questi giganti maestosi fanno un po’ impressione. A guardarli dal basso non si vede la cima e generano una strana atmosfera di soggezione, ma trovo che siano magnifici.
Chi li vede in foto è facile che sia attratto dal loro strano fascino, ma la vera emozione la si prova quando li si vede dal vero: è in quel momento che si esprimono in tutta la loro grandezza, come se fossero divi maestosi eterni e immobili.
Da sempre la loro funzione è stata quella di esprimere la potenza e la solidità delle banche e delle compagnie che il più delle volte vi hanno sede e della società che essi rappresentano, ma al di là di questo simbolismi un po’ ovvi credo che abbiano anche un valore estetico. Sono capaci di creare con le loro moli e le loro diverse altezze spettacoli strepitosi. Le superfici lisce di materiali lucidi e di vetro si specchiano le une nelle altre e gli agenti atmosferici come il sole o la pioggia sono capaci di creare giochi di luce sempre diversi in modo che il paesaggio circostante ne rimane sempre modificato. A volte poi possono riservare delle sorprese: i ricconi come i grandi magnati della finanza amano costruirsi in cima o sui terrazzi prestigiosi attici e castelli in miniatura che in questo modo valorizzano il già notevole fascino dei grattacieli.

ROBBY

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