KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Continuità

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Continuità

Ormai già da più di anno KULT Underground arriva nei vostri PC, e non per magia ma grazie al costante lavoro di noi della redazione e di voi stessi lettori. Come diretto interessato, come redattore, e per una strana forma di serietà professionale, vorrei raccontarvi come funziona la “macchina KULT Underground”. Questo per tutti coloro che non hanno con noi un contatto diretto, per svelarvi alcuni
K-misteries.
Molti di voi infatti si chiederanno come avviene la creazione di un numero della rivista, beh per ora è ancora troppo presto per svelarvelo, basti sapere che molti articoli vengono ricevuti e impaginati tramite meditazione joga e utilizzo di arcani sortilegi.
Scherzi a parte, non sò se vi siete mai chiesto come mai alcuni
“contenitori”, corsi, o articoli periodicamente presenti nella pagine di KULT Underground improvvisamente finiscono, o terminano in modo brusco.
Primo, ogni collaboratore di KULT Underground compie un grande sforzo nel dedicare di sua spontanea volontà tempo libero per dare vita al nostro progetto, ben cosciente che non riceverà altro che i più sentiti ringraziamenti della redazione (oltre alla pubblicazione nel mensile più “cool” del momento).
Questa fatica può, per i più svariati motivi, diventare insostenibile, portando quindi a fine, temporanea o permanente, un rapporto collaborativo con noi. Capita. Nessuno di noi ha mai supposto il contrario. Una possibilità che fin dall’inizio avevamo ponderato.
Secondo nessun collaboratore è obbligato, ne viene reso tale dalla redazione, di continuare a collaborare con noi. Vorrei che fosse più un piacere che uno sforzo. E poi vi è il problema della dipendenza, il primo articolo si fa per provare (“lo fanno tutti quelli della mia compagnia”), il secondo perchè il primo è piaciuto, il terzo perchè tanto smetto quando voglio e… zac!, di colpo si diventa
KULT-dipendenti.
Che tutto faccia brodo a noi non va’ bene; non vogliamo masse di scrittori che vomitano parole miste a cultura, ma solo persone che trasferiscano ad altri le proprie esperienze e conoscenze. E se qualche volta abbiamo trasgredito a questa regola ce ne facciamo carico e chiediamo scusa.
C’è chi ha detto che KULT Underground “è la rete senza la rete”, e
“che aliena le persone riducendo i rapporti”, io direi che KULT
Underground è un luogo immateriale d’incontro e di scambio culturale
(molti giornalisti lo definirebbero virtuale), dove immagini e suoni ne sono irreali pareti, e dove migliaia di lettori (come utenti di una rete fittizia) si incontrano scambiandosi messaggi, e opinioni.
Un luogo per dilettanti e professionisti, un forum aperto tutti.
E come molti lettori assidui sanno già, FREEWARE non significa “a basso livello” ma a basso costo, anzi nessun costo; in una società in cui la qualità è strettamente collegata al denaro nasce questa rivista, un progetto per la diffusione della editoria elettronica a basso costo ed ad alta densità di dati.
KULT Underground è nato con il nostro sudore
( soprattutto quello di Marco), e continua ad esistere grazie alle fatiche dei nostri collaboratori. (le nostre ormai non ci gravano più!)

KULT Underground diffonde cultura a tutti gli effetti, e non vi chiede nulla, solo di diffonderlo il più possibile; se poi credete, come noi
(redattori e collaboratori), che ne valga la pena, fatevi sentire.

Io, in prima persona, come posso pretendere altro dai collaboratori.
No, mi sento solo di ringraziarli tutti, da quello saltuario a quello più affezionato, speranzoso di riprendere/mantenere il rapporto collaborativo.
Anche se non siete sostenitori del progetto KULT Underground, constate con noi che esiste, inversamente a tanti progetti, professionali e dilettanteschi, che non sono mai divenuti realtà.
Eh, sì, KULT Underground c’è, ed è stato il primo nel genere, e continuerà ancora per molto tempo, finchè voi lettori lo vorrete.
Si può essere ricordati per molte cose nella vita io preferisco che si ricordino della rivista, dell’idea che l’ha generata e che continua a tenerla viva, della sua capacità di dare spazio a tutti (la migliore forma di democrazia), e non in ultimo della filosofia del no-profit che l’accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.

Gianluca

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