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La resa dei conti

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RESA DEI CONTI

Ho letto con grande interesse ed estrema attenzione l’articolo di
Antonello uscito contemporaneamente al mio sullo speciale estate di
KULT, e che ne rappresentava una sorta di replica. Innanzitutto sono felice che il mio intervento abbia da subito suscitato un immediata reazione nei lettori più attenti, ma come immagino,l’amico Antonello, e spero anche tutti voi amati lettori, aspettate un mio ulteriore intervento su questo argomento che ha così sconvolto le nostre coscienze.
Devo dire che in linea di principio sono d’accordo coi contenuti dell’articolo di cui sopra, ma è un articolo prematuro, sarà un ottimo articolo quando la vicenda balcanica troverà una conclusione; adesso è assolutalmente fuori luogo mettersi a fare sofismi sulle guerre, sulle responsabilità reali, su quello che è accaduto dietro alle quinte e che non è trapelato, insomma su tutto quello che non è mai apparso sui giornali, su tutto quello che a noi “gente comune non è stato dato sapere. Questo sarà il compito degli storici quando tutto sarà finito e potremo guardare agli avvenimenti d’oltre Adriatico con distacco e serenità d’animo; adesso è il momento dei Generali, è il momento delle artiglierie, è il momento dei supremi sacrifici è il momento della resa dei conti.”

Da quando ho scritto il primo pezzo la situazione in Bosnia è profondamente mutata, e devo ammettere che non poteva essere altrimenti.
L’arroganza criminale dei Serbo-bosniaci non poteva essere tollerata ulteriormente, non si poteva assistere ancora inermi alle indicibili sofferenze della popolazione di Serajevo e delle altre martoriate città bosniache.
Alla fine il gigante si è svegliato, gli U.S.A. hanno decisamente dato una svolta al loro atteggiamento,fino adesso troppo defilato. Di concerto con la Germania hanno dato l’imprimatur all’iniziativa Croata che ha completamente mutato lo scenario balcanico. Prima di proseguire con l’analisi della situazione odierna mi si permetta una piccola digressione; è sinceramente sconfortante notare per l’ennesima volta che nulla cambia, nulla succede al mondo senza che gli Stati Uniti non vogliano, è sconfortante notare come le nazioni d’Europa e gli organismi internazionali quali NATO, ONU, CEE siano completamente inefficienti se alle loro spalle non si muovono gli U.S.A..
Il nuovo atteggiamento dell’amministrazione Clinton, il defilamento della Serbia di Milosevic mirato al ritiro dell’embargo che sta strangolando l’economia della nazione hanno permesso che si creassero le premesse per l’intervento Croato. I Croati hanno dapprima riconquistato le zone della Krajina a suo tempo conquistate dai Serbi ma che appartengono storicamente da sempre al territorio Croato; stanno concludendo un importante iniziativa volta a conquistare la città di
Drvar, punto strategico di vitale importanza; hanno ammassato mezzi pesanti nelle immediate vicinanze di Dubrovnik per spezzare l’assedio della città dalmata ed infine l’HVO (esercito croato-bosniaco) ha stretto un alleanza coi regolari di Bosnia per rompere l’assedio di
Sarajevo.
Forse alla fine si è presa la decisione migliore, o quanto meno la meno peggio. Dato per scontato che l’unica cosa che si doveva fare era intervenire ma che nessuno voleva prendersi questa responsabilità si cerca di risolvere la crisi non più dall’esterno ma dall’interno con l’intervento Croato.
Molti articoli apparsi sui giornali hanno parlato di atrocità commesse anche dai croati nei confronti dei serbi, hanno mostrato le sofferenze delle popolazioni di etnia serba costrette a fuggire dalle loro case; l’intervento croato è stato causa di mille sofferenze e altrettante ne causerà nel prossimo futuro; forse i croati non si fermeranno e si faranno prendere da mire espansionistiche, forse si faranno prendere da un insopprimibile desiderio di rivincita e così anche i bosniaci imbracceranno i loro fucili mossi soltanto da un desiderio di vendetta, forse la situazione sfuggirà di mano e questo non è altro che il primo capitolo di una storia che porterà orrori e sofferenze inimmaginabili al momento attuale, ma ricordiamocelo bene tutti quanti non si poteva fare altrimenti.
Non esistono guerre giuste, esistono solo guerre necessarie; era necessario che gli alleati intervenissero nel ’39 per fermare la follia espansionistica di Hitler, è stato giusto permettere ai croati di risolvere la crisi dell’ex Jugoslavia e sarà giusto qualora gli accadimenti lo richiedessero inervenire massicciamente dall’esterno per riportare la pace nelle tormentate terre di Bosnia.
Tutto questo sarà cagione di sofferenze e lutti. Migliaia saranno ancora le vittime innocenti di questa guerra, migliaia ancora gli orrori di questo conflitto ma questo è l’unico modo per riappropriarsi della pace perduta.
Verranno i tempi in cui potremo prendere in mano i libri e rileggere in maniera diversa le vicende che ora ci tormentano, vedremo che le cose forse non erano esattamente come credevamo che fossero, vedremo quali errori furono commessi. Verranno i momenti in cui potremo dilungarci a discutere della bontà di alcune scelte e verranno anche i tempi in cui le vittime saranno tutte uguali, tempi in cui il sangue versato dal musulmano sarà dello stesso colore di quello versato dal serbo, ma questa non è ancora l’ora. Per me un bosniaco ucciso è un offesa alla pace, un serbo ucciso è un gradino, seppure doloroso, verso il componimento del conflitto.
Solo quando le nazioni che si sono poste come ultimo baluardo in difesa di valori comunemente riconosciuti come universali quali la pace e la libertà avranno conseguito una vittoria schiacciante ed umiliante nei confronti degli aggressori si potrà iniziare il processo di pace.
Noi popoli della terra siamo solo il mezzo attraverso il quale le nazioni costruiscono il loro futuro. I sacrifici che vengono imposti ad una generazione sono l’investimento affinchè le generazioni che la seguiranno possano vivere nella pace e nella concordia.

Nell’articolo di Antonello venivano poi riportate le parole del regista Kusturica, io avevo già avuto modo di leggerle tempo addietro quando apparvero sul giornale “L’Unità” , e devo ammettere che feci molta fatica a non prendere il giornale di Veltroni e cacciarlo nel cestino, mi feci violenza e lessi l’articolo del regista più di una volta, forse alla ricerca di un significato più recondito che non appariva ad una prima e sicuramente disattenta lettura ma purtroppo non ci sono riuscito.
Posso essere d’accordo che per uno che da sempre ha vissuto in quei luoghi deve essere estremamente doloroso vedere persone che fino al giorno prima erano gli amici di tutti giorni prendere il fucile contro te stesso perchè sei di una etnia diversa; deve essere disgustoso poter pensare che la stessa gente con la quale condividevi le tue giornate siano diventate da un giorno all’altro il nemico da combattere. Non posso però accettare l’atteggiamento di chi, come
Kusturica, non fa differenza fra le parte in causa indicandole tutte ugualmente responsabili.
L’ho detto la volta scorsa e lo ripeto ora, questa fino al momento dell’intervento Croato avvenuto fra la fine di Luglio e gli inizi di
Agosto non è stata una guerra.
E’ stato un massacro, è stata l’annientamento di un popolo, è stata la distruzione di città, è stato il reiterato e pervicace tentativo di mettere in ginocchio un’intera popolazione attraverso continui bombardamenti che avevano come obbiettivo luoghi che rappresentano la vita di tutti i giorni come mercati, ospedali, cortili e campi di gioco.
I Serbi hanno potuto incontrastati dal menefreghismo occidentale attuare una politica del terrore e dello sterminio.
Adesso è guerra e forse domani sarà ancora più guerra; non puoi pensare di tenere migliaia di persone, intere nazioni nella sofferenza, nella violenza e nell’indigenza senza che queste reagiscano.
Si arriva a un punto di non ritorno dove chi ha seminato solo terrore raccoglierà solo terrore; e chi parla adesso di eguali responsabilità, chi parla di atrocità commesse dai croati e dai regolari bosniaci, chi dice che tutte uguali sono le vittime della guerra si alzi e vada a prendere i giornali vada a leggersi le cronache di questi quattro anni di sterminio, vada a vedersi i reportage e le immagini di questa immane tragedia e guardi in faccia alla sofferenza inferta dai
Serbo-Bosniaci agli innocenti che compravano il pane nei mercati, ai bambini che imitavano le prodezze di Boban e Savicevic in un cortile abbandonato di una qualsiasi periferia di queste città martoriate, guardi le croci disseminate nello stadio di Serajevo; guardi in faccia le donne stuprate, pensi a quanto odio è stato disseminato in questa parte di mondo e si prenda la responsabilità di prendere una posizione, la sola posizione umanamente accettabile, non è più il tempo dell’ignavia, è il tempo della resa dei conti.

ULTIM’ORA: Purtroppo giungono in queste ultime ore dalla Bosnia le notizie di nuovi bombardamenti sulle città di Sarajevo e di Gorazde dichiarate dall’O.N.U. “zone protette”:
-“Non tollereremo da adesso in poi nuovi attacchi contro zone dichiarate protette!”-
Dichiarazione resa da alto funzionario O.N.U. all’indomani della conquista delle città di Srebenica e di Tuzla da parte dei
Serbo-Bosniaci. Inutile aggiungere che O.N.U. e NATO non hanno nemmeno questa volta dato seguito concreto alle dichiarazioni di cui sopra.
A questo punto sono autorizzato a pensare che il recondito desiderio di coloro che erano preposti alla risoluzione della crisi balcanica sia sempre stata la speranza che i Serbi riuscissero nel minor tempo possibile a piegare la resistenza dei Musulmani; in questo scenario si inserisce perfettamente il persistente rifiuto di levare l’embargo della vendita di armi ai regolari Bosniaci quando l’esercito Croato vienne illegalmente ma giustamente rifornito dalla Germania e i
Serbo-Bosniaci possono attingere agli armamenti di quello che una volta era l’esercito Jugoslavo, uno dei più attrezzati e riforniti del mondo.
Un’intero popolo è stato quindi venduto agli interessi della
Real-politik.

Matteo Ranzi

(Figlio di esule istriana

di origine ebraico-askenazita.)

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“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitelo nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”

Primo Levi

(Scrittore ebreo,

patì la persecuzione nazista,

fu rinchiuso in campo di concentramento,

morì suicida il 9/4/87

gettandosi nella tromba delle scale

della sua abitazione di Torino.

Primo Levi non uscì mai da Auschwitz.)

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“E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare. Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo!
I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancor fecondo.”

Bertolt Brecht

(Drammaturgo e poeta tedesco,

fu costretto all’esilio

dal governo nazista di Germania.)

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Dedicato a tutti coloro che hanno patito nella loro vita la persecuzione, la guerra, l’odio, l’infamia l’umiliazione per motivi razziali. Dedicato a tutti coloro che hanno perso la casa, la famiglia e tutto ciò che avevano di caro. Dedicato a tutti i profughi, a tutti gli esuli che mai ritorneranno a vivere nelle loro terre.

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