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Disco Inferno

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Disco Inferno

Da quando ti sei allontanata, quanti luoghi sono diventati inutili e senza senso. Come luci di giorno, pomeriggi che erano nicchie della tua immagine, musiche in cui sempre mi attendevi. Parole di quel tempo. E io dovrò spezzarle con le mie mani. In quale profondità nasconderò la mia anima perchè non veda la tua assenza che, come un sole terribile, senza tramonto, brilla definitiva e spietata? La tua assenza mi circonda come la corda il collo. Come il mare chi affoga.

“Assenza”, Jorge Luis Borges

E’ curioso come il tempo in questi giorni, rifletta splendidamente il mio stato d’animo. E’ giugno, dovrebbe esserci caldo, sole, allegria, spensieratezza, e invece… piove quasi tutti i giorni. Ogni giorno immancabilmente, il sole cede il dominio del cielo alle nuvole, che scaricano impietosamente le loro lacrime sul grigio asfalto di questo mondo. Mi piace sentire le gocce infrangersi su di me, sulla mia macchina, è come se la natura mi fosse vicina, partecipe delle mie emozioni, della mia condizione. Ma naturalmente non è altro che una coincidenza, in fondo l’effetto serra è una realtà ed io non ho ancora imparato a controllare il clima, almeno non consapevolmente.
Questa mattina, una mattina come tante altre, di un fine settimana come tanti altri, mi sono svegliato… solo. Ho aperto gli occhi, nella stanza il buio veniva violato dal suono stridente della sveglia.
Dopo avere interrotto quel rumore che instancabilmente da anni da il via alla mia giornata mi sono girato con un movimento, naturale, inconscio, per abbracciare… il nulla, semplicemente un’altra parte del letto, vuota, fredda, un’altra parte di me.
E così nonostante quella mancanza, mi sono alzato e mi sono lasciato travolgere dal quel turbine di impegni che caratterizza le mie giornate e nel quale riesco a trovare parecchie gratificazioni; in fondo diciamocelo, sono un piccolo toro della notte.
Ora mi trovo qui, sulla mia macchina, insieme ad altri quattro amici della company, sono io che ho organizzato la serata, sono io che ho procurato i biglietti per tutti, in fondo gli amici servono anche a questo. Fuori dall’auto, a pochi centimetri di distanza dalla mia pelle, la natura sta dando dimostrazione della sua potenza scatenando, su quella fetta di mondo che ci circonda, un fortunale caratterizzato da fulmini eccezionali che illuminano a giorno la campagna e che accecano i nostri occhi. Tutto questo scatenarsi degli elementi potrebbe compromettere l’esito della serata, ma io vado avanti, spingendo la mia macchina attraverso le intemperie, mentre la colonna sonora della serata ci propone “Love is blindness”, anche se un Ludwig
Van non ci starebbe affatto male. La prima tappa della serata sarà un locale qualsiasi, dove potremo spararci in corpo quel materiale infiammabile comunemente detto alcool. Alle ha le idee precise in proposito, conosce un pub che è sulla strada, anche se non sa nemmeno lui quale sia la strada, e così giriamo a vuoto, come il mio serbatoio, per parecchi chilometri prima di renderci conto di avere varcato il territorio nemico e tornare velocemente sui nostri passi.
Nel frattempo la natura sembra avere deciso di fare affogare tutto quanto sotto un profondo strato di acqua. Così dopo avere saggiato le qualità anfibie della mia automobile arriviamo finalmente al pub sulla strada, del quale non cito il nome perchè un qualsiasi altro posto chic o squallido che fosse, farebbe ugualmente al caso nostro. Questa volta è andata grassa il posto è discreto, arredato all’inglese, buona musica, un tot di gente, alcool di ogni genere e costo destinato a riempire gli stomaci di tutti i presenti, in fondo un pub a cosa serve se non a questo. Dopo avere completato il giretto turistico del locale, rito immancabile utilizzato per vedere se ci sono facce conosciute e per trovare un posto strategico in cui sedersi e consumare, notiamo un tavolo enorme occupato da sole tre ragazze o tre ragazze sole, decidiamo allora di chiedere gentilmente se ci lasciano sedere accanto a loro, vista la totale mancanza di posti liberi nel resto del locale. Così si fa sotto sempre Alle che visto che non ha cenato, non ci sta più dentro e se non gli danno qualcosa da mangiare in fretta, potrebbe compiere dei disdicevoli atti di cannibalismo in pubblico che rovinerebbero il tono della serata. Le parole da lui usate sono sicuramente gentili, anche se non giungono alle mie orecchie per colpa della colonna sonora del locale che in questo momento ci offre “Alive”. Le tre ragazze, la Nina, la Pinta, e la santa Maria, confabulano tra di loro per qualche secondo, durante i quali dalle loro espressioni, sembra che il mio amico gli abbia chiesto se gli regalano le mutandine per incrementare la sua invidiabile collezione. Alla fine, ci fanno cenno che ci concedono l’onore di usufruire della parte del tavolo che non è occupata da nessuno anche se, dal loro atteggiamento, capiamo che per loro è una seccatura e che avrebbero preferito avere il tavolo tutto per loro, magari per farci una partita a volley. Finalmente siamo seduti, Alle sazia la sua fame atavica che aveva ormai contagiato anche il resto del gruppo, e poi, a seconda dei gusti personali ci facciamo portare un’onesta dose di alcool, birra, vino, super alcolici, senza eccedere perchè il clue della serata deve ancora venire e in questo momento dobbiamo solo iniziare a carburare.
La conversazione con le tre ragazze non prende una buona piega anzi, non prende proprio, primo perchè sono talmente distanti che bisognerebbe urlare per farsi sentire, poi perchè diciamocelo, il nostro primo obiettivo lo abbiamo raggiunto e ce lo siamo ormai bevuto tutto. Dopo un po’ (il tempo grazie all’alcool inizia a fare strane evoluzioni), le tre femmine si alzano e se ne vanno, rivelando tre minigonne di tutto rispetto che favoriscono l’assimilazione delle nostre bevande. Quando i nostri drink sono ormai finiti, e il liquido sta iniziando ad entrare in circolazione, ci rendiamo conto che è già iniziato da un numero non ben precisato di minuti, un nuovo giorno e così ci alziamo per dirigersi verso la vera meta della serata.
Trangugio in un istante quello che è rimasto del mio drink, sarebbe un peccato lasciarlo nel bicchiere, mi fiondo nella macchina con gli amici, e via… verso il luogo di sicuro divertimento, dove tutti ballano felici, si divertono, sorridono, dove si conosce un sacco di gente trendy, di ragazze in tiro, dov’è impossibile non divertirsi: la discoteca di tendenza, naturalmente all’aperto (d’altronde siamo in giugno), dove un sacco di gente si ritrova il fine settimana, perfino dal territorio nemico.
Miracolosamente ha smesso di piovere, non c’è tanto freddo e sembra che la gente non sia stata scoraggiata dalla furia del temporale
(probabilmente la voglia di divertirsi supera ogni altra cosa).
Entriamo. I miei biglietti funzionano perfettamente e ci permettono di sentire meno il portafoglio che si alleggerisce.
TunZ TunZ… !! Oh Yeah…!! BaH BaH BoH… TunZ!!… Allegria!
Divertimento!
La musica inizia, con il mio primo passo all’interno della disco, a violentare le mie orecchie che, inevitabilmente, rassegnate si abitueranno ai megawatt che ci arrivano dalle casse. Ci muoviamo tutti e cinque all’unisono, come mossi dal canto di una sirena, verso uno dei bar del locale; Whisky and Cola ordino, sperando che non faccia troppo schifo. Alberto mi segue scegliendo però una marca diversa di whisky. Franz non convinto va sul sicuro con qualcosa di leggero ma buono. E così tutti e cinque con l’alcool nel bicchiere iniziamo a girare per il locale, mettendo in pratica il solito rito. Qualche faccia conosciuta, la solita troietta che ti saluta per cortesia, le solite ballerine semi nude che si dimenano sui cubi per attirare il branco, i soliti ballerini fichi che si dimenano anche loro per attirare l’altro branco.
Insomma non c’è nulla di divertente, almeno per me, forse gli altri si divertono veramente, forse a qualcuno basta vedersi la ballerina per divertirsi.
Fortunatamente però, l’alcool sta cominciando a farmi effetto, sto iniziando a dimenticare quell’assenza, i miei pensieri iniziano ad annebbiarsi; lo sento, avverto le onde sonore penetrare all’interno del mio corpo, avverto le molecole dell’alcool agitarsi nelle mie vene fino a raggiungere il cervello, il tempo ha perso completamente di significato. Lascio che il ritmo muova il mio corpo, confonda i miei sensi.
Libero!!… TunZ TunZ!! AHYEaH!! Whoooo… TunZ TunZ.. Allegria!
Divertimento!
Continuiamo a girare per il locale, facendo molta attenzione agli scalini che, sotto l’effetto delle bevande, diventano trappole micidiali, e dopo un’altra vasca di ricognizione, per vedere come butta, ci fiondiamo nella pista (quella dove c’è meno TunZ TunZ), per dimenare freneticamente i nostri corpi. Nel mentre, io finisco il drink prima che lui finisca sui miei vestiti, e lancio il bicchiere in mezzo alla folla che inizia a guardarmi inferocita ma che non muove un dito perchè il connubio musica alcool è formidabile; per la cronaca, la bibita di Alberto, simile alla mia ma senza ghiaccio e con un’altra marca di whisky, si è rivelata una vera schifezza ed è finita per metà ad innaffiare una pianta (non si era mai visto Alberto detto Fiato gettare dell’alcool). Ok… sono in mezzo alla pista, decine di persone intorno a me si scatenano ed io, per non essere da meno, lascio che il mio corpo e la mia mente entrino in risonanza con la musica, facendo emergere il ballerino che è in me e che da piccolo sognavo di diventare.
Huoooo!!! Yeeepaaa!!! TunZ… Allegria! Divertimento!
Improvvisamente la musica ha un calo di tono, il frastuono che giunge alle mie orecchie non riesce a stimolarmi, una vera ciofeca! Così mi fermo, sono immobile con lo sguardo perso nel vuoto, encefalogramma piatto. Improvvisamente sento una mano che prende il mio braccio e inizia a scuotermi. Un babi, alto un metro e cinquanta cinque, grasso e sudato come non mai, mi dice: “Dai! Su! Cosa ti succede? Scatenati!
Allegria! Divertimento…”. Sconvolto dall’improvviso colpo di scena, faccio uno sforzo sovrumano per muovere il mio corpo a tempo con la musica; d’altronde non vorrei deludere quello strano essere che sembra davvero divertirsi, non vorrei sconvolgerlo facendogli notare che c’è anche qualcuno che non si diverte.
Fortunatamente la musica, dopo qualche istante, ritorna coinvolgente e riprendo a ballare in tutta tranquillità.
Cowboy!!! Du Du! TunZ… Allegria! Divertimento!
Improvvisamente ho un flash. I miei occhi hanno visto ciò che non si sarebbero mai aspettati di vedere. Pochi metri più in là, balla in mezzo alla folla… Lei, la negazione di quel vuoto nel mio letto, di quel vuoto in me.
E’ lì che si scatena con un’amica. Non avverto più la musica, la mia mente, i miei occhi, sono centrati su di lei. Sembra proprio che si stia divertendo. Divento verde, l’invidia prende il sopravvento, talmente verde che Hulk in confronto sembrerebbe bianco. Una valanga di pensieri si affollano nella mia mente, così mi impegno, con tutte le mie forze, per focalizzarli uno alla volta, per non lasciarmi travolgere dal loro improvviso turbinio.
La vado a salutare? Vado a dirle qualcosa? A fare lo splendido? Non mi sento in grado, sono già Oltre e poi non voglio rovinarle la serata, sicuramente non è venuta qui per vedermi.
Certamente mi avranno già visto, se non adesso, prima, durante il rito. Perchè non è venuta lei a salutarmi? A dirmi qualcosa? A fare la splendida? Che stronza! No, no, ho deciso non faccio la prima mossa, d’altronde l’ultima volta che ci siamo sentiti aveva detto che si sarebbe fatta viva lei, dopo qualche giorno… e invece niente. Basta!
Non ce la faccio più a smistare i miei ragionamenti; d’altronde sono fin troppo Oltre e l’alcool che ho in corpo è una certezza..
Nel mentre i miei amici si allontanano dalla pista e così li seguo senza però smettere di pensare. Ma perchè sono venuto in questo posto?
Scopriamo le carte in tavola! Non sono venuto qui per divertirmi, sono venuto per stordirmi, per dimenticarmi di quella felicità che non riesco più a trovare, è vero, le gratificazioni che ricevo durante il giorno sono tante, e sicuramente superiori alla media di qualsiasi altro ragazzo della mia età, ma non riescono nemmeno lontanamente a colmare la Sua assenza. Mi torna in mente che qualche giorno fa mi hanno proposto la felicità in una pillola, il massimo risultato con il minimo sforzo, a scapito naturalmente di qualche manciata di neuroni, ma non ritengo che quella sia la soluzione. Invece Lei… Lei è qui per divertirsi e sicuramente ci sta riuscendo. Come fa? Qualcuno me lo spieghi! Lei forse, saprebbe spiegarmelo e così decido che se riesco a rivederla in mezzo al carnaio che c’è in questo locale, andrò io da lei, non so a far cosa, ma andrò.
Intanto continuiamo a girare, sono stanco, guardo l’ora… è tardissimo. Dev’essere passato un sacco di tempo da quando l’ho vista ballare, e sicuramente Lei se ne sarà già andata a casa da ore, soddisfatta per essersi divertita, incazzata perchè non sono andato a salutarla. Ormai allo stremo delle forze raggruppo gli amici, usciamo dalla Disco e torniamo pian piano verso casa, un incidente a quest’ora della notte non sarebbe proprio gradito. Dopo esserci salutati, volo verso casa, in camera mia, con movimenti automatici mi levo i vestiti e cado nel letto. Sono soddisfatto, non felice ma soddisfatto; sono riuscito nell’intento di arrivare a coricarmi, talmente stordito e stanco, da non potere fare altro che dormire…ZZzzz.

Fabrizio Guicciardi

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