KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Parliamone un attimo

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Parliamone un attimo.

Se avete dato un occhiata al dischetto di questo mese vi sarete accorti di due particolari anomali: l’eseguibile non è più lungo di un mega e trecento, e un altro file sconosciuto, dal nome vagamente arcaico di TALK.RES, occupa lo spazio restante.
Inoltre non sarà passato molto prima che vi siate accorti che anche altre cose sono state modificate: si è ridotta la richiesta minima di memoria, la gestione del salvataggio dei dati su disco è diventata più comoda, e qualcosa di strano “rimbalza” in copertina.
Beh, io vi assicuro una cosa: se tutto questo vi ha in qualche modo stupito ma non avete ancora premuto “spazio”, non avete ancora visto, o meglio sentito, nulla.
Per quelli di voi con almeno un paio di mega di memoria e una
SoundBlaster compatibile, questa azione così naturale, che di solito compite quando in realtà vorreste premere ALT per entrare in un articolo, vi introdurrà in una nuova dimensione, in un nuovo modo di vedere e concepire l’uso di un computer.
E se il primo vostro impulso è dire “oh, ma che voce metallica”, o con tono ancora più incoraggiante “non si capisce niente”, sorridete, perchè il balzo nel vuoto l’avete compiuto ugualmente, dando per scontato che il vostro fido PC possa, anche se male, parlare.
Al contrario, se il vostro stupore è tale da impedirvi di continuare a leggere questo articolo, allora è il caso che vi prepariate a tempi in cui le cose che non avete mai creduto seriamente possibili, stanno per diventare realtà.
I computer parlanti, frutto di una fantascienza concepita molto meno tempo fa di quello che vorremmo tutti credere, non sono che un punto lungo una linea infinita che si perde presto in una nebbia confusa.
Che cos’è che avete davanti, di preciso?
La risposta giusta è KULT Underground, ovviamente, ma questa non è l’unica corretta, nè tantomeno la migliore.
Una risposta più concreta è in effetti questa: avete davanti, un mese ancora, il prodotto di una manciata di programmatori e di un sacco di persone che stanno lavorando gratis per voi, portando avanti qualche ideale un po’ confuso e l’idea certa che il futuro siamo noi, e che chi crede che in Italia si stia a guardare è il caso che CI stia a guardare, iniziando però ad aprire tutti e due gli occhi.
Mese di Ottobre 1994. Otto mesi fa. Lo sappiamo noi e lo sapete voi che cosa sta succedendo nel campo dell’informatica. Lo sappiamo tutti cosa i computer rappresentano ora nella nostra vita quotidiana, e che cosa stanno per rappresentare quando, tra pochi anni, i sistemi di telecomunicazione si adegueranno ai progressi fatti nel campo dei computer.
Noi ve ne diamo un assaggio, mese dopo mese, da quando abbiamo deciso di metterci in viaggio per raggiungere quella terra promessa che sembra aspettare ognuno di noi dietro l’angolo, ma che nella realtà è ancora molto lontana.
Anche perchè questa terra promessa, questo Eldorado in cui tutto è più semplice, grazie all’uso cosciente e intelligente della tecnologia, ha il difetto di non essere ancora presente, e di rischiare di non esserlo mai.
Sono le persone che devono crearlo, ma molte preferiscono temporeggiare, attendere, non cambiare. Ma rallentare ora, negare che il futuro descritto nei romanzi sia ormai alle porte, non porterà nessun giovamento, anzi, creerà problemi, come già sta succedendo, alla generazione di mezzo, a quella, cioè, che per prima si troverà in mano tutto, senza saperlo capire.
E quando vedo un ragazzo della mia età che non concepisce l’utilizzo dei computer, e che non riesce ad entrare nell’ordine di idee per riuscire a sfruttarlo, mi chiedo chi sia a sbagliare, se chi crea il know-how per il domani, o chi insegna a disprezzarlo.
Non so. Noi intanto siamo qui, cercando di accellerare tutto, mostrando le cose possibili senza mezzi particolari, unendo persone con cultura e idee differenti in questo unico calderone che prende il nome di KULT.
E se queste mie parole a voi distanti nel tempo le state sentendo, invece che leggerle, provate a chiudere gli occhi, e pensate per un solo istante di non poterli più aprire.
Come dite? Sentite lo stesso la mia voce “virtuale”? Riuscite lo stesso quindi a “leggere”? Se anche fate un po’ fatica a capire tutte le parole, pensateci, perchè ci sono sempre i libri in Braille.
E senza volere marciarci troppo, perchè in fondo questa voce non è che un particolare in più su una torta già speciale, qualunque cosa possano dire quelli che pensano che stiamo solo perdendo tempo e non prendendo soldi, io, e tutti noi di KULT vi invitiamo una volta ancora a pensarci su. Quello che stiamo facendo noi, lo potreste stare facendo anche voi.
Siate esempio per altri, e manifestate la vostra creatività ed arte in modo libero e autonomo. Create nuove cose sfruttando i mezzi che soltanto ora si possono utilizzare.
Parliamone un attimo insieme, e vediamo che cosa possiamo fare di grande.
Ed un dialogo con noi, molti lo stanno giù portando avanti. Mi riferisco ovviamente a tutti coloro che anche questo mese hanno dato il loro grande contributo perchè voi tutti possiate leggere quello che state leggendo. In particolar modo mi ha fatto particolarmente piacere vedere che le “avversità” della vita quotidiana non abbiano fermato chi aveva deciso di fare le cose seriamente; come, ad esempio, hanno dimostrato Fabio Giovanardi (OPINIONI), partito all’inizio di Aprile per un molto coerente servizio civile, Teo 93 (grafica), partito invece per Naia, e tutti gli altri che esami o non esami, sono riusciti a esserci questo mese ancora anche per voi.
E dico “anche”, e non “solo”, perchè ricordatevi che chi collabora a
KULT lo fa pensando anche a se stesso, per una propria crescita che si può ottenere solo esponendosi in prima persona e mettendosi davanti a tutti dicendo “io sono qua”. E’ anche questa la forza delle idee della nostra-vostra rivista.
Parliamone. Fatevi sentire. Fate udire la vostra voce anche da tutti gli altri lettori, in modo che da un insieme disordinato di persone sia possibile creare quel minimo di unità dinamica attraverso la quale tutto diventa possibile.
Anche sapere usare, senza paura e al pieno, un computer.
Pensateci.

Marco Giorgini

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