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Mary MCDoglew

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Mary MCDoglew

Aprì la bocca, la stanzina era buia e si avvertiva nell’aria un elefante ruggire.
Si levò dal frigo e spense la luce, tutto era come lo aveva lasciato l’anno prima a parte una sottilissima fetta di provolone che pendeva dal pavimento. Era giunto il momento di muoversi, di dare segno della propria morte al resto del fek; cercò le pantofole, erano disposte in fila su di uno strato di marmellata, tutte tranne una, la quarta, quella di marmo. Decise di farne senza, se la mise e indossò il suo indumento preferito, la tuta da migratore delle colline del Pakistan.
Si diresse verso il ponte che conduceva alle stanze della moglie e delle poiane, una volta varcata la soglia fu sconvolto nel vedere un libro appoggiato sulla scrivania dello studio. Ancora confuso da quella visione si mosse velocemente verso la cucina, prese il libro e lesse il titolo. ” “. Tutto ciò gli ricordava qualcosa ma pur sapendo cosa bruciò il libro e cominciò a sfogliarlo. I campi erano verdi, ma di quel verde che tende al ruvido. Decise di sdraiarsi su quella coltre di rumori e guardò in alto, là dove tutto è più chiaro, dove si può sempre pestare qualcosa. In quel momento tutto gli sembrò avere un senso, l’elefante, il frigo, il fek, la marmellata, il ponte, le poiane, il libro, il campo, i rumori, i capelli, il birk e lo squirk, la vita, la, il, hey. Improvvisamente si accorse di avere qualcosa in un occhio, se lo tolse e controllò dentro, tutto sembrava in ordine, non per niente era stato a fare il rodaggio lungo la pipa, ma ci doveva essere sicuramente qualcosa di profumato. Controllò meglio e notò con sudore che il fek non era dove non doveva essere. Il canto delle puntine nelle calde notti di novembre può grattare strane fantasie dai vasi di Piero. Appoggiò il libro sul tonno, mangiò l’occhio e si diresse indirettamente verso la rete che lo colpì violentemente con una mazza da serigrafia. Lui reagì dolcemente facendo esplodere una rosa di fek sul piolo di raso che era la chiave di tutto. Il cavo era stato steso da un rutilante ammasso di vetro del quale nessuno era mai stato a conoscenza, nemmeno Piero che di poiane se intende particolarmente. Ormai il dessert stava per concludersi bisognava tornare il più lentamente possibile in piscina affinchè la fetta di provolone potesse prendere il sopravvento sul vento riportare tutto com’era inizialmente. Sshhh
Aprì la bocca, la stanzina …

Fabrizio Guicciardi

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